L’opposizione non fa niente
Tempo di elezioni, tempo di Soloni
Di questi tempi sono propensa a chiarirmi le idee prima di parlare ancora di politica locale, se non su temi specifici e concreti.
O meglio, io personalmente le idee le ho chiare, le ho anche espresse e non le ho mai cambiate, attendo solo di sapere quel che sarà.
Però a forza di leggere sui siti articoli e articolesse (per dirla con Travaglio) spesso anonimi, spesso redatti da indefesse e imperterrite figure del sottobosco partitico, qualcosina mi sento di dirla.
Innanzitutto, è da rilevare come costoro siano squisitamente interessati più agli equilibri, interni ed esterni, a partiti e coalizioni, alle strategie, alle alleanze, ai posizionamenti a tavolino, che non alla politica vera e propria.
Ossia quel governo della polis che, maggiormente in una realtà locale, dovrebbe prevalere su tutto, con i tanti temi concreti e importanti e non troppo connotati ideologicamente, a cui mettere mano con urgenza.
È vero che è con strategie, alleanze, candidati scelti, pacchetti di voti e consensi che si vince, ma di recente si era anche rilevato sempre più un interesse specifico dei cittadini, e consenso relativo, anche per chi esulava da questi contesti, dedicandosi più alla politica spicciola e alla comunicazione efficace, ossia per outsider e per movimenti e liste civiche a sorpresa. Primo fra tutti, non temporalmente ma per entità del fenomeno, il M5*.
Ed è altrettanto vero che, se si volesse vincere per convincere e governare, e non per occupare poltrone, far partire carriere e sistemare amici, sarebbe proprio così che si dovrebbe agire.
Ma dappertutto, ahimè, c’è aria di restaurazione, olezzo di ancient regime di nuovo tranquillo dopo il putiferio, e anche se non sono del tutto convinta che sia così, il clima tuttavia si percepisce.
Così questi Soloni nominano solo e soltanto personaggi sempiterni che meriterebbero di dedicarsi ad attività diverse dalla politica, possibilmente faticose e manuali, tanto per cambiare un po’. Ricicciano sempre gli stessi nomi, improponibili compresi, progettano a tavolino, ormai alla luce del sole, alleanze trasversali e cambi di casacca fra chi, dopotutto, si è alternato a gestire sempre gli stessi schemi di potere e ordini e affari di dei potentati economici.
Il tutto con una certa supponente arroganza. Giulivi e imperterriti e granitici nelle muffite certezze.
In un contesto, però, se si dovesse dar retta a social e reazioni varie (minime), squisitamente autoreferenziale.
Senza accorgersi che di queste visioni apodittiche, tranchant nelle loro certezze, alle persone comuni, agli elettori, importa meno di zero.
Tutto il resto che esula dagli schemi consolidati è ignorato o liquidato in una riga, con la soddisfazione di rientrare nei propri consueti e tranquilli binari. Ma a dispetto loro non è affatto sepolto, e per quanto non si percepisca, certi fermenti sono tutt’altro che tramontati, certi cambiamenti, anche impercettibili, sono ormai assodati, certe braci che covano ignorate sotto la cenere, potrebbero avere esiti fulminei e sorprendenti, nel bene e nel male.
Insomma, può anche darsi che, come pensano e sperano queste persone, il tutto si risolva nella solita elezioncina moscia coi soliti nomi, la solita fuffa, il tran tran formale, le candidature di supporto a tavolino, i soliti accordi e personaggi, e l’astensionismo alle stelle.
Come potrebbe arrivare l’elemento sorpresa a cambiare tutto.
Grave e presuntuoso non tenerne conto, trascurare per esempio esigenze sociali, ambientali, giovanili e culturali che nessuno sembra rappresentare, ma che in certi settori della società stanno crescendo e iniziano a farsi sentire, e prima o poi emergeranno. Il mondo, là fuori, si muove, anche per chi è rimasto rinchiuso in compagnia del proprio ego.
Del resto, la nostra città è sprofondata da tempo in una arretratezza plumbea, e questi che sentenziano ne sono perfetti rappresentanti, presunzione immotivata compresa, avulsa da ogni spirito autocritico.
Tutto questo discorso per arrivare alla considerazione del titolo, che mi ha mosso a scrivere.
Molti di questi personaggi, nel narrare lo schema precostituito che hanno in mente, liquidano sprezzanti tutto ciò che non rientra nella loro tesi. Pronunciano sentenze da giudici imparruccati, che non si curano neppure di motivare.
Una, classica, è appunto dire che l’opposizione di una amministrazione, regione o comune che sia, non fa niente, è inesistente. Una considerazione altamente scorretta, in quanto a costo zero da affermare, difficile da smontare.
Ora, da persona che ha vissuto una frustrante opposizione decennale, sgobbando puntigliosamente su ogni pratica, che i classici personaggi che spuntano a sentenziare e a impartire la loro visione del mondo in prossimità elettorale, per poi risparire nell’ombra, che fino a prova contraria in vita loro non hanno concluso politicamente un bel nulla, se non sfornare una marea di opinioni non richieste, si permettano sic et simpliciter di criticare chi invece sgobba in trincea, dall’alto di non si sa bene quale superiorità, mi produce ira e frustrazione.
Cerchiamo di contestualizzare. Cosa può fare, l’opposizione? Se una coalizione vince si ritrova un premio di maggioranza che, a meno di defezioni, dispetti e liti interni o sorprese clamorose, la mette al riparo dai rischi. D’altro canto la minoranza è spesso composita, con forze anche in antagonismo fra loro o con visioni differenti a volte difficili da conciliare.
A meno di vicende da titoloni, enormi speculazioni, pratiche scottanti, guai giudiziari o simili, ci si può anche arrabattare a presentare maree di atti consiliari di ogni genere: il risultato è, quando va bene, due righe nei resoconti del giorno dopo, sui media, qualche post sui propri blog e social, mipiacizzato da chi è già simpatizzante, e bon.
Anzi: se i media sono un pelino di parte, a volte neppure quello.
Non denunce strumentali ma proposte? Andiamo, su, siamo seri: quando mai le proposte della minoranza sono accolte, se non raramente per fagocitarle e prendersene i meriti? Ma più spesso, molto più spesso, neanche quello.
Questa non è, sia ben chiaro, una giustificazione dell’opposizione a rimanere passiva e inerte, che tanto non serve. Serietà e rispetto di chi ti ha votato impongono di studiare le carte e lottare sempre e comunque, denunciare e proporre alternative serie.
È solo insofferenza per queste sentenze lapidarie e offensive, superficiali o in malafede che siano.
Il fatto è, semplicemente, che visto che nessuno si preoccupa di seguire la vita consiliare, visto che dai media emergono poche briciole, amplificandone alcune e ignorandone altre, anche solo per esigenze di cronaca, è facile usare strumentalmente questa impressione contro chi è antipatico.
Incidentalmente, nonostante cinque anni di totale inoffensività e irrilevanza, quella sì, una opposizione inesistente, il centrodestra savonese ha vinto lo stesso le comunali, del tutto immeritatamente, beffando chi invece si era impegnato strenuamente.
Come mai nessuno lo aveva mai fatto notare, o era andato anche solo a fare le pulci a qualche loro votazione ambigua di velato supporto alla maggioranza?
Facile: perché loro lo sono, organici al sistema. Certe accuse si riservano solo agli outsider o a chi è scomodo.
Il fatto che ora la stessa accusa sia spuntata inopinatamente per Sansa e i suoi in regione, mi fa pensare che non lo siano neppure loro, organici al sistema. Potrebbe essere un segnale positivo per un principio di cambiamento, se i Soloni si preoccupano di sminuire perché non si perseguano ulteriormente alleanze o schemi diversi da quelli previsti.
Per fortuna i Soloni, come dicevo, nonostante il loro grande attivismo in fase perielettorale, ricevono poco seguito e parlano per lo più al vento. Sarà un bellissimo giorno quando non ne riceveranno affatto, e il vento si porterà via pure questa persistente traccia di stantio.
Milena Debenedetti Consigliera del Movimento 5 stelle