Lo squilibrio socio sanitario in Liguria

IL VOLTO DELLA MEMORIA
Sessantaduesima parte
LO SQUILIBRIO SOCIO SANITARIO IN LIGURIA

IL VOLTO DELLA MEMORIA
Sessantaduesima parte

Negli ultimi giorni del Mese di Febbraio 2016 sono comparsi, sui Quotidiani Locali, LE SEGUENTI, ALLARMANTI NOTIZIE:

 IL SECOLO XIX  (17 febbraio):  LA SANITÀ SAVONESE E LA PIÙ COSTOSA IN LIGURIA

 LA STAMPA (18 febbraio): TROPPI RICOVERI E VISITE SPECIALISTICHE

 IL SECOLO XIX (24 febbraio): RICOVERI ALLE STELLE, OSPEDALI SOTTO ESAME

SAVONA PROVINCIA ANZIANA: RUOLO SOCIALE PER GLI OSPEDALI, LA ASL STUDIA POSSIBILI CORRETTIVI

Le Tabelle Sottostanti dimostrano chiaramente la veridicità delle notizie, riportate dai Quotidiani:

 Ma, di fronte a questa ANOMALA E PREOCCUPANTE SITUAZIONE, abbiamo sentito il DOVERE di rivolgerci AL VOLTO DELLA MEMORIA di ALDO PASTORE, per conoscere il suo attuale parere sui problemi sollevati dai Quotidiani Locali e, soprattutto, per individuare una possibile via di uscita dal dramma che, come cittadini liguri, stiamo vivendo.

 Aldo ci ha così risposto:

 I RIMEDI SONO SOLTANTO DUE:

1) Coniugare la Sanità con l’Assistenza Sociale e, di conseguenza, creare le Unità Sociosanitarie Locali.

2)  Riportare una parte dei trattamenti socio-sanitari dagli ospedali al territorio, perché è soltanto a livello periferico, che si possono realizzare, in concreto i presupposti fondamentali di una corretta e moderna assistenza sanitaria e cioè:

 LA PREVENZIONE

 LA CURA

LA RIABILITAZIONE

 La Liguria, fino ad oggi, ha seguito la strada opposta e Savona (in questo contesto) ha fornito il più significativo e negativo esempio.

In parole povere: si sono concentrati quasi tutti i trattamenti terapeutici all’interno degli ospedali ed, in particolare, dei pronto soccorso.

 I Risultati attuali sono sotto gli occhi di tutti i cittadini e sono documentati dalle cifre sopra riportate (anche sotto il profilo economico).

 Per quanto mi riguarda, mi limito, ancora una volta, a riproporre quanto già scritto in data 15 giugno 2006 (vedi trucioli savonesi pagina 29)

LO SQUILIBRIO SOCIO SANITARIO IN LIGURIA

La Regione Liguria, nei prossimi giorni, dovrà concordare con il Governo nazionale il piano finanziario per riequilibrare i conti della Sanità, al fine di renderli compatibili con gli indirizzi economici complessivi dello Stato.

E’ un compito difficile, ma non vi sono dubbi che, attraverso un serio e sereno rapporto con il Governo, gli attuali amministratori della Regione Liguria sapranno trovare la via d’uscita per riequilibrare i conti, almeno sul piano contabile e, quindi, ragionieristico.

Ma, questa scelta, oggi obbligatoria, non farà altro che rinviare ad un prossimo avvenire la soluzione di un problema che non è puramente contabile, bensì strutturale: riguarda, cioè, l’assetto definitivo del sistema socio – sanitario ligure.

Occorre ricordare, infatti, che la nostra Regione presenta, sotto questo profilo, una sua specifica particolarità, che la rende diversa non soltanto rispetto alle Regioni Meridionali, ma anche rispetto a tutte le regioni del Nord d’Italia.

Sinteticamente, possiamo così riassumere questa specificità:

1) la nostra Regione possiede la più alta quota di anziani di tutto il Paese: il 26,5 % dell’intera popolazione.

Contemporaneamente è la Regione con la più bassa percentuale di giovani fino al 14° anno di età: il 10,9% del complessivo;

2) non aumenta soltanto il numero degli anziani; sta, infatti, progressivamente aumentando il numero degli anni di vita di ogni singolo anziano; infatti, è alta la “speranza di vita”; l’indice attuale dell’ età media corrisponde a 77,3 anni per i maschi ed a 82,9 anni per le donne;

3) in Liguria, la “famiglia media” è composta da 2.1 individui, ma occorre considerare che, in una percentuale consistente, difficilmente calcolabile, la famiglia è costituita soltanto da due anziani (marito e moglie); infine, va segnalato il fatto che è significativa la percentuale di anziani (generalmente donne) che vivono in condizioni di assoluta solitudine;

4) sono in notevole crescita le patologie croniche, collegate all’aumento del numero degli anni di vita dei singoli anziani.

In questo panorama, la Liguria è al primo posto, in Italia, per numero di persone che soffrono, contemporaneamente, di più malattie croniche.


Tra queste, desidero segnalare in particolare:

a)  le neoplasie; Romeo Bassoli ha recentemente fatto notare che “il 60% di chi si scopre una malattia di questo tipo ha più di 65 anni, il 40% ha più di 70 anni “ed egli così conclude: “il cancro è, dunque, un problema degli anziani”;

b) le malattie osteo-articolari: 22,6% (dato nazionale: 18,9%);

c) le cardiopatie ipertensive: 16,9% (dato nazionale: 12,9%);

d)  le malattie degenerative cerebrali (alzheimer; demenza senile)

e)  le patologie dismetaboliche (obesità e diabete mellito); Marco  Comaschi (Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi) ha evidenziato che, in Liguria, il Diabete di tipo 2 interessa circa 100.000 persone.

La specificità, a grandi linee sopra illustrata, rende necessario un salto di qualità sul piano culturale e di costume e, successivamente, sul piano politico – amministrativo; premetto che dico e scrivo questi concetti (e relative, concrete soluzioni) da oltre vent’ anni, senza essere mai stato minimamente ascoltato; ma ci provo ancora una volta.

In termini molto semplici, OCCORRE TRASFERIRE IL BARICENTRO DELLA SANITA’ DALL’OSPEDALE AL TERRITORIO; è, infatti, a livello territoriale che occorre fare prevenzione, cura e riabilitazione; l’ospedale, in avvenire, dovrà diventare una struttura, altamente specializzata, dove verrà curata e riabilitata soltanto quella parte di cittadini che non potrà essere razionalmente trattata a livello territoriale.

Spostare il baricentro dall’ospedale al territorio significa, di conseguenza, trasferire competenze, risorse finanziarie, strutture e personale dall’ospedale al territorio; d’altra parte, questa tendenza è diventata patrimonio culturale ed operativo della grande maggioranza degli altri Stati Europei e non si vede perché il nostro Paese, ad onta delle sue lungimiranti ipotesi legislative, non si debba mettere al passo del progresso scientifico e civile, avvenuto a livello continentale.

 In secondo luogo OCCORRE CONIUGARE FUNZIONALMENTE, A LIVELLO TERRITORIALE, I SERVIZI SANITARI CON I SERVIZI SOCIALI.

In concreto:

– occorre creare I DISTRETTI SOCIO – SANITARI DI BASE;

– è necessario collocare nei Distretti tutte le ATTIVITA’ DEI SERVIZI TERRITORIALI SANITARI E SOCIALI, sia specifiche che fra loro integrate;

– è urgente costituire le EQUIPES SOCIO – SANITARIE DISTRETTUALI;

– nel contesto, è necessario valorizzare ed utilizzare al massimo ogni forma di VOLONTARIATO (individuale o associativo); parimenti, si rende necessario l’utilizzo dei giovani che hanno optato per il servizio civile (in alternativa a quello militare) al fine di poter utilizzare, all’interno delle equipes territoriali, giovani altamente motivati sul piano etico e sociale;

– è urgente creare o potenziare ulteriormente i POLIAMBULATORI  DI QUARTIERE e recuperare, alla loro primaria ed indispensabile funzione i CONSULTORI  FAMILIARI;

– si rende necessario trasferire alle competenze dei distretti e delle loro equipes l’assistenza socio – sanitaria agli anziani non autosufficienti e dei cronici in senso lato; a tal fine, va privilegiata l’ASSISTENZA DOMICILIARE rispetto al ricovero in Residenze Protette.

Questa è, a mio modo di vedere, la strada dell’avvenire; attraverso questa metodologia sarà possibile ottenere tre risultati:

– migliorare la qualità dell’intervento socio – sanitario;

– ridurre la quantità complessiva della spesa, attraverso la drastica diminuzione dei ricoveri ospedalieri impropri;

– umanizzare la Sanità, trasformando il cittadino abbisognevole di cure da oggetto a persona.

8 giugno 2006                      

       Aldo Pastore

 

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