L’Italia tra politica virtuale e vera opposizione
Mentre il mondo salta in aria, l’Italia si occupa di poltrone, martiri de noialtri e politica virtuale. Nei palazzi si disquisisce di alleanze, simboli e liste in vista della prossima sagra della poltrona. Poi una volta accomodati, sonnecchiano appagati. È la storia degli ultimi anni. Sembrava fossimo alla vigilia della marcia su Roma un secolo dopo ed invece la Meloni sembra Andreotti con le meches. Quando poi cadrà per colpa dei rigurgiti ideologici che la circondano, la Schlein prenderà il suo posto e in Italia non cambierà una mazza tranne le fregnacce dei giornali.
Quelli amici cominceranno a vedere rosa, quelli nemici nero e le rispettive curve aggiorneranno i loro cori. Poi c’è in giro ancora gente che si sorprende se metà degli aventi diritto esercitano solo quello di starsene sul divano. Sono stanchi e disgustati. Hanno capito che destra e sinistra sono due identiche cordate poltronistiche e il vero potere lo detiene l’economia.
Già, “L’Italia è una Repubblica pseudo-democratica fondata sul lavoro precario e malpagato. La sovranità appartiene a lobby e fondi d’investimento che la esercitano nelle forme e nei limiti dei mercati finanziari.” Il capitalismo è dilagato fagocitandosi tutto, ideali e politica compresi. E se un paese osa alzare la testa finisce nel mirino degli sciacalli finanziari. Un ricatto permanete in nome di un unico Dio, il profitto. Si fanno solo le cose che convengono come la macelleria sociale e la guerra. Sistema globale neoliberista che si regge grazie alla complicità della politica. Fa carriera solo chi si omologa anche a costo di rimangiarsi tutto e che rispetta le direttive. Questo mentre al di fuori dei palazzi i cittadini superstiti si illudono ancora che se vincono i blu oppure i rossi cambi il mondo. Non si rendono conto che sono tutti in balia dello stesso pensiero unico. Tifosi che si innamorano di qualche messia o che brandiscono spoglie ideologiche autoconvincendosi di contare qualcosa e che se sconfiggeranno il nemico tutto cambierà. Già, come no. Sono anni che se lo prendono in quel posto ma mai nessuno che si guarda allo specchio e si assume le sue responsabilità. Come se il cambiamento non partisse da noi ma sempre dagli altri. Viviamo tempi davvero ipocriti. Eppure quella che abbiamo davanti non è una sfida politica, ma democratica e ci riguarda tutti. Serve urgentemente un nuovo equilibrio tra politica ed economia, tra società e mercato, tra interesse individuale e collettivo. In una vera democrazia governano i cittadini e si persegue il bene pubblico, non quello privato. E non è accettabile che una società sia comandata da chi ha più soldi. È ingiusto ma anche pericoloso. Il profitto non ha cuore ma neanche cervello. Urge un paradigma più saggio e sensibile in cui l’essere umano e non la convenienza torni ad essere la stella polare. Con la politica che si occupi della qualità della vita e non dei conti e degli indici. Nessuna rivoluzione copernicana, giusto un nuovo equilibrio col potere democratico che torni fermamente nelle mani dei suoi legittimi proprietari e con l’economia che torni ad essere al nostro servizio e non viceversa.
La storia ci insegna che è inutile illudersi in qualche gentile concessione o delegare a cortigiani che non hanno nessun interesse a cambiare, se rivogliamo sovranità, dobbiamo riconquistarcela. Consola non esseri soli. Quello del pensiero unico neoliberista che ci sta portando all’autodistruzione sia interiore che planetaria è un problema di tutto l’Occidente e ovunque si registrano tentavi di reazione in forme diverse. Il mondo brucia eppure in paesi come l’Italia ci si occupa di poltrone, martiri de noialtri e grottesca politica virtuale. Con Renzi e Calenda che al centro hanno trovato il vuoto cosmico e ritornano nel centrosinistra perdendo pezzi che non vogliono finire al campo santo. Alleanze, strategie e simboli nella speranza che gli elettori superstiti accorrano alla prossima sagra della poltrona. Nel frattempo siamo senza una vera opposizione e nel fu Movimento divampa un acido divorzio. Davvero triste anche umanamente e con un’unica certezza. Il futuro politico del paese passerà altrove. Per nuovi movimenti credibili che dal basso abbiano l’ambizione di creare una democrazia genuina e intelligente. E la storia recente ha dimostrato che oggi tutto è possibile, perfino in Italia.