L’Italia degli Asini? Quando la scuola non vuole fare il suo dovere
L’Italia degli Asini? Quando la scuola non vuole fare il suo dovere
La crisi demografica riduce gli studenti di quasi un milione, ma il numero degli insegnanti aumenta. Un paradosso che non risolve i problemi, ma li alimenta, creando una scuola più debole e meno meritocratica.

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Il 2025 segna un nuovo anno scolastico, ma il quadro che si presenta è tutt’altro che rassicurante. I dati sono impietosi: quasi un milione di studenti in meno in dieci anni, un calo che colpisce tutti i gradi, dall’infanzia alle scuole superiori. La crisi demografica è la causa, ma la risposta del sistema scolastico è un gigantesco paradosso: più insegnanti, meno alunni.
Mentre il numero di studenti crolla, i docenti delle scuole statali sono aumentati del 23% in un decennio. Se guardiamo ai numeri, nel 2014 c’erano 0,94 insegnanti ogni 10 studenti, oggi siamo a 1,26. È vero, l’incremento è dovuto soprattutto ai docenti di sostegno (+86%), un segnale che potrebbe far pensare a un maggiore impegno per l’inclusione. Ma è davvero così?
Questa apparente ricchezza di risorse non si traduce in un miglioramento della qualità dell’istruzione. Al contrario, il sistema sembra incapace di adattarsi. Se la crisi demografica è in atto da anni, perché non si è pianificato un riassetto del personale e delle risorse in modo strategico? Invece di investire in una didattica più efficace, si è preferito mantenere un modello obsoleto, dove il numero dei docenti non garantisce un aumento del livello di apprendimento.
Il risultato è un sistema scolastico che non forma, ma accoglie. Che non punta all’eccellenza, ma alla mediocrità. Che non premia il merito, ma premia l’assenza di conflitto. Con sempre meno professionali e sempre più asini, la scuola non sta preparando i cittadini di domani. Sta solo creando una nazione di ignoranti, destinata a un futuro senza ambizione e senza innovazione. E questa non è una crisi demografica, ma una crisi di volontà politica.
