L’italia agli italiani?
L’ITALIA AGLI ITALIANI?
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L’ITALIA AGLI ITALIANI?
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L’altro giorno ho casualmente ascoltato uno scambio di battute radiofoniche nelle quali si chiedeva quanto gli italiani meritassero davvero un gioiello come l’Italia. Il giudizio di merito risultava pesantemente negativo: abbiamo ereditato un territorio meraviglioso e, lungi dal custodirlo, l’abbiamo scempiato in nome di un progresso di breve respiro: cementificazione delle coste, disseminazione di plastica e rifiuti tossici in ogni lembo della penisola, periferie urbane cresciute in maniera selvaggia, abbandono e dissesto dei territori montani. Se tanto non bastasse, abbiamo fatto un pessimo uso della democrazia per mandare al governo una classe politica miope ed autoreferenziale, anzi spesso collusa col malaffare, tanto da associare il nome Italia non solo e non tanto a pizza, spaghetti e mandolino, ma a mafia, in tutte le sue declinazioni regionali.
Le rare volte che un Comune mostra coraggio e demolisce un mostro, arriva la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (?) a sanzionarlo, dopo quasi ventanni, per € 50 milioni.
Dunque, l’Italia si meritava davvero degli abitanti così incivili, o peggio così stupidi da accanirsi su un territorio meraviglioso per seguire le sirene industriali-edili senza avere il criterio necessario per calmierare l’industrializzazione e la “febbre del cemento”? La risposta della radio, tra il serio e il faceto, era che il popolo italiano andrebbe messo sotto tutela. Da chi? Si citavano Paesi più civili e ordinati, dalla Svezia all’Olanda all’Austria alla Svizzera. Battute a parte, la grande occasione per rimettere in sesto un’Italia preda dei ladroni territoriali era l’Europa. Sì, proprio quell’Europa che oggi abbiamo finito con l’odiare. Infatti, quali sono state le istanze che l’Europa ci ha ossessivamente imposto? Rigide regole monetarie e apertura dei confini ad una libera circolazione di uomini, merci e capitali. Ossia, proprio quelle di cui non avevamo alcun bisogno, anzi: la moneta unica a cambio fisso ha depresso la qualità e quindi la retribuzione del lavoro; l’abolizione dei dazi non ha più protetto le nostre imprese, spingendole a delocalizzare; la libera circolazione delle persone ha finito con l’estendersi a popoli extra-europei, perlopiù disadattati e necessari di sostegno economico, a detrimento degli italiani danneggiati dallo tsunami finanziario, col risultato di oltre 5 milioni di poveri.
L’UE, anziché concorrere al vero progresso dell’Italia, l’ha trafitta con regole assurde e assenza là dove servirebbe
Di più, il fiume di africani che il governo Renzi ci ha appioppato in esclusiva non è precisamente della qualità atta a risollevare l’Italia dai diffusi maltrattamenti cui gli italiani l’hanno sottoposta, essendo privi di quella cultura del territorio che invece caratterizza le nazioni più a Nord. Quanto al nostro Centro Sud, sono sempre più convinto che l’unità d’Italia, imposta da truppe straniere, sia stata per i suoi abitanti una vera sciagura, in particolare con la camicia di forza industriale su popoli e territori a vocazione agraria e turistica. Sempre più meridionali sono convinti che starebbero di gran lunga meglio se al governo ci fossero ancora i Borboni.
Trasbordo di migranti da gommoni a ONG, che poi restituiscono il gommone agli scafisti. Una prassi consolidata
DIO SALVI SALVINI ! Il regista Gabriele Muccino, tornato in Italia dopo un’esperienza dodecennale negli USA, l’ha trovata “rancorosa e amorale”. Guarda caso, proprio dopo gli anni della crisi economica, col “peperoncino”finale di orde di sbarchi africani sulle nostre coste, per poi ritrovarceli in giro per le strade a chiedere l’elemosina o, peggio, a delinquere. In effetti, quando ogni giorno accendevo il TG3 (l’ho scelto quando era “di sinistra” e l’ho mantenuto per forza d’inerzia) e assistevo al “salvataggio” di barconi gremiti di neri (se oso scrivere negri mi linciano), col condimento di pietosi e umanitari commenti, sentivo uno scatto interno che mi spingeva a spegnere il televisore. Ora, io mi chiedo: perché ci mostravano quotidianamente queste immagini? E perché negli anni precedenti ci hanno torturato parimenti con lo spread, senza commenti se non quelli che si usano per gli eventi meteorologici, ossia senza colpevoli? Perché tanta insistenza nel darci cattive notizie? Forse per farci accettare, come eventi ineluttabili, spread e barconi? Se alcuni lucravano su entrambi, milioni di italiani assistevano, dapprima impietriti, poi inferociti, e comunque impotenti, a eventi che volevano farci subire con rassegnato fatalismo. La reazione, invece, è stata proprio quella analizzata da Muccino: a furia di mostrarci soprusi, ci siamo sentiti presi in giro e siamo diventati davvero “rancorosi e amorali”, al punto di fottercene altamente dei moniti di Bruxelles sui conti in ordine e di plaudere all’ultimo Salvini quando dice di “non rispondere agli SOS dal mar libico”. Amorale? Se l’uso di SOS diventa abuso, così come il ricorso alle regole marittime sui soccorsi, quando l’eventualità del pericolo è addirittura pianificata, spingendo in mare natanti precari e stracarichi, l’amoralità sta da una parte sola; e l’unico modo per far cessare questo sfruttamento del senso umanitario, che pure è all’origine delle leggi del mare, è quello di fare orecchie da mercante alle sirene di scafisti e ONG.
Attraversare il Mediterraneo così non può che finir male: sono naufraghi già in partenza. Ma sanno che arriverà il “taxi”: una ONG per ogni gommone. D’altronde, se all’inizio i barconi partivano avendo per meta le coste europee e affrontavano davvero una pericolosa traversata, con l’ingresso di sovvenzionate ONG, le loro navi si avvicinano talmente alle coste africane che il tragitto precario diventa minimo e l’invio di SOS è praticamente automatico, anche con mare calmo. In tal modo il “soccorso” si tramuta in un servizio di “taxi”, come giustamente è stato osservato. Le urne non hanno fatto che confermare come la gente sia stanca degli zerbini pseudo-umanitari al governo e persino al Quirinale, colpevole di aver ammutolito il prof. Savona, preferendogli il suo ex allievo Tria; che a quanto pare non ha tratto profitto dalle sue lezioni, tanto da non farci capire, quando parla, se sia lui o ancora Padoan, prestando ascolto più ai mercati che ai bisogni degli italiani… LEGGI
Padoan e Tria: due bocche, la stessa voce
Parlando con la gente, sento sempre più di frequente una preoccupazione diffusa per l’incolumità di Matteo Salvini, per le posizioni coraggiose e davvero “di cambiamento”. In giro per il mondo non si fa che assistere all’affermarsi di “uomini forti” al potere e le ultime tornate elettorali italiane non fanno che confermare questa tendenza, espressa attraverso il plauso a Salvini. Forse includendo, quasi automaticamente, la parola democrazia in quella di progresso, a sua volta sottesa a quella di crescita senza fine, stiamo per buttare via il proverbiale bambino con l’acqua sporca. Ma ormai è tardi per distinguere democrazia da disordine, impotenza, inconcludenza, per cui la reazione popolare vira verso il suo contrario, con la limitazione delle libertà, che si sa dove iniziano, ma non dove andranno a parare. Le dittature, da illuminate a tiranniche, partono sempre da un abuso delle libertà, dai sofismi, dall’incapacità di decidere, anche di fronte a gravi minacce, come una nave senza timoniere in un mare tempestoso.
Marco Giacinto Pellifroni 1° luglio 2018 |