Libertà e responsabilità (Terza parte)

LIBERTA’ E RESPONSABILITA’ III

LIBERTA’ E RESPONSABILITA’ III
 

 Quando si parla di libertà sarebbe opportuno specificare di quale tipo di libertà si intende trattare. Per questo sarebbe utile (uso questo termine non a caso) seguire la traccia fornita dal filosofo liberale e utilitarista britannico John Stuart Mill nel suo fondamentale saggio Sulla libertà (On Liberty) del 1859. Mill intende salvaguardare la libertà di ciascun individuo nell’ambito della società alla quale appartiene riferendosi al principio enunciato dal filosofo e linguista tedesco Wilhelm von Humboldt dell’assoluta ed essenziale importanza per lo sviluppo umano della sua più ricca diversità che è il motivo conduttore di Sulla libertà. 


John Stuart Mill

Il criterio generale è quello di garantire l’esercizio della libertà di ciascuno finché questa libertà non leda quella di un altro individuo o non danneggi la società nel suo insieme. Questo criterio è enunciato alla fine del suo excursus sulle forme di governo nell’antichità e nell’età moderna: “Il solo aspetto della propria condotta di cui ciascuno deve rendere conto alla società è quello riguardante gli altri, per l’aspetto che riguarda soltanto l’individuo la sua indipendenza è assoluta. Su se stesso, sulla sua mente e sul suo corpo, l’individuo è sovrano”. Nel concludere la sua Introduzione al saggio, il filosofo di Pentonville (Londra), enumera quelle che lui ritiene le libertà fondamentali del cittadino: 1) Libertà di pensiero e di sentimento, che implica la libertà di agire secondo le proprie idee. Nella libertà di pensiero comprende quella di espressione e di parola. 2) La libertà di perseguire le proprie inclinazioni e i propri gusti, a patto che non ledano i diritti di altre persone, anche se considerati immorali dall’opinione corrente.3) Libertà degli individui di associarsi, ammesso che siano maggiorenni e che i membri di tale associazione non siano costretti ad associarsi e che nessun danno venga ad altri.


Mill, sulle orme di Alexis de Tocqueville, ci mette anche in guardia sulla tirannia del numero e dell’opinione pubblica che diviene una specie di religione professata dalla maggioranza. Il campo proprio della libertà umana è la coscienza interiore, ciascuno di noi è responsabile anche della propria salute, così fisica come morale e spirituale. Anche per Mill, come per Wilhelm von Humboldt, la natura umana non è assimilabile a una macchina da costruire secondo un modello da regolare perché compia esattamente il lavoro assegnatole, ma è come un albero che ha bisogno di crescere e svilupparsi in ogni direzione, secondo le tendenze delle forze interiori che lo rendono una creatura vivente. Il genio può respirare solo in un’atmosfera di libertà. Nel capitolo sui limiti dell’autorità della società nei confronti degli individui, Mill sostiene l’obbligo di ciascuno e l’osservanza delle leggi per non danneggiare il prossimo. Oltre questo limiti, nessuno è autorizzato a dire a un adulto (e vaccinato) che cosa dovrebbe fare della sua vita.


Si possono, certo, disapprovare certi comportamenti, ma non mai costringere qualcuno ad agire per quello che secondo noi è il suo proprio bene. Riguardo alle applicazioni di questo principi, ciascuno può fare ciò che vuole, anche danneggiare se stesso, per esempio fumando, ubriacarsi e giocare d’azzardo. L’unica cosa che non può fare è rinunciare alla propria libertà vendendo se stesso (o, al limite, suicidandosi). A questo proposito Mill scrive: “In questo e nella maggior parte dei parsi civilizzati, un impegno per cui una persona si vende come schiavo sarebbe privo di valore legale, né la legge né l’opinione pubblica consentirebbero che fosse rispettato. La ragione per limitare così il potere dell’individuo di disporre volontariamente della propria vita è evidente, e questo caso estremo lo dimostra con chiarezza. Il motivo per non interferire, salvo quando altri siano coinvolti, negli atti volontari di un individuo è il rispetto della sua libertà: la sua scelta volontaria prova che ciò che sceglie è per lui desiderabile, o perlomeno sopportabile, e nel complesso è più opportuno per il suo bene permettergli di trovare da solo i mezzi per conseguirlo. Ma vendendosi come schiavo, abdica alla sua libertà: rinuncia a ogni suo uso successivo all’atto di vendersi. Quindi contraddice, con la sua stessa azione, proprio lo scopo che giustifica il permesso che ha di disporre di se stesso.


Wilhelm von Humboldt

A questo punto non è più libero, e per questo si trova in una posizione che vanifica la presunzione che egli vi possa rimanere volontariamente. Il principio della libertà non può ammettere che si sia liberi di non essere liberi: non può essere la libertà a privarsi della libertà”. Riguardo al matrimonio Mill è più prudente di von Humboldt, per il quale basta che i due contraenti siano d’accordo per essere sciolto, inoltre si schiera dalla parte delle mogli contro il dispotismo dei mariti. Mill è sensibile alla questione femminile, non per niente ha dedicato Sulla libertà all’amatissima moglie Harriet Taylor, e ha scritto in seguito un pamphlet intitolato The Subjection of Women (Sull’asservimento delle donne) (1869) in difesa delle donne e in favore dei loro diritti. Riguardo all’istruzione, l’educazione dei bambini non può essere lasciata in balia dell’arbitrio dei genitori, per questo lo Stato deve garantire l’obbligatorietà dell’istruzione ma assicurando però la libertà di insegnamento e il pluralismo delle opinioni. Alla base del pensiero pedagogico di Mill c’è  il criterio utilitaristico del massimo benessere per il maggior numero di persone, che deve essere il fine delle norme che regolano la vita sociale. Entro questo limite, ciascun individuo è libero di cercare a modo suo la via per realizzare se stesso e per raggiungere la propria felicità. (Continua)

  FULVIO SGUERSO 

 14 marzo 2021 

 

 

Wilhelm von Humboldt

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