LIBERARSI DAL POPULISMO

LIBERARSI DAL POPULISMO:
LO SPETTACOLO IN ONDA DAL TRIBUNALE DI MILANO

LIBERARSI DAL POPULISMO:
LO SPETTACOLO IN ONDA DAL TRIBUNALE DI MILANO
 

In un paese come l’Italia, ormai al collasso morale, civile, economico, culturale e sociale, relegato in secondo o terzo piano anche davanti all’ennesima tragedia della guerra questa volta alle porte di casa con una emergenza umanitaria che ha dimostrato ancora una volta l’assoluta inefficacia dell’organizzazione governativa; con un Parlamento ormai impegnato in maratone oratorie su argomenti lontani anni-luce dalla realtà e che interessano pressoché esclusivamente una persona e la sua ristretta cerchia di tenutari del potere, spiccano soltanto le esternazioni del Presidente del Consiglio.

Spettacoli andati in onda lunedì al Tribunale di Milano ed oggi nella martoriata Lampedusa dove( al di là dell’emergere evidente di quel conflitto di interessi che mai si è voluto affrontare: l’acquisto online di una villa nell’isola ne è dimostrazione lampante) i toni hanno assunto livelli tali da ricordare il “Satyricon” di Petronio Arbitro ( e la sua felliniana versione cinematografica, almeno dal punto di vista del grottesco).

Ci troviamo, ancora una volta, nella necessità di denunciare il violento populismo che in queste occasioni viene esercitato, un populismo che da anni inquina la vita politica, sociale, culturale del Paese e che è stato troppo a lungo, e ancora adesso, sottovalutato.

Chiariamoci un momento su ciò che intendiamo per populismo: attraverso il populismo si svolge una funzione adulatoria, di tipo strumentale rivolta semplicemente alla conservazione del potere di chi già lo detiene, avanzando proposte in “nome del popolo”, assunto come mito atavico ed indeterminato.

Con il populismo si individua un livello di azione quasi irrazionale ed emotiva, vicina al fascismo , in quanto in quest’ultimo coesistono stabilmente e organicamente l’appello alla Nazione e l’appello al popolo.

E’ questo, molto francamente, di una china verso un fascismo più o meno mascherato,il pericolo che fin qui le opposizioni, divise ed incapaci di offrire una alternativa, hanno fortemente sottovalutato.

Liberarci dal populismo deve rappresentare un obiettivo assolutamente prioritario, proponendo prima di tutto un modello profondamente diverso e del tutto alternativo sul piano dell’”agire politico”.

L’aver ridotto i partiti a luoghi di promozione per improbabili carriere politiche o di vaghe “narrazioni”, l’aver ceduto ai meccanismi della governabilità in luogo della rappresentanza come stabilito dalla Costituzione, aver concesso tutto lo spazio possibile alla personalizzazione della politica “classico” luogo d’azione dell’avversario, essersi posti in una condizione di subalternità sostanziale a movimenti che, invece, avrebbero avuto necessità di una sponda politica complessiva mirata all’ “interesse generale” ( e non, semplicisticamente a non meglio identificati “beni comuni”) sono tutti punti sui quali le responsabilità delle sinistre, moderate, riformiste o ancora presuntamente anticapitaliste, sono state grandi nel cedimento sul piano delle teoria, dell’identità politica, della capacità d’azione.

Il momento, però, non deve lasciare il passo ad una logica recriminatoria: serve subito liberarsi del populismo e, per fare, questo serve l’unità delle opposizioni, l’elaborazione di un progetto comune di transizione, una idea di governo dell’emergenza (senza dimenticare, come è stato fatto in questi mesi, il tema fondamentale della legge elettorale).

Ritorna l’antico e discusso tema del CLN? Crediamo proprio sia il caso di rifletterci con attenzione.

Savona, 30 Marzo 2011                                                             Franco Astengo

 

 

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