L’evoluzione, negli anni, della popolazione mondiale

L’avvenire che ci attende 6ª parte

L’evoluzione, negli anni,

della popolazione mondiale

L’AVVENIRE CHE CI ATTENDE
6ª parte

L’evoluzione, negli anni, della popolazione mondiale

 Mi permetto, ancora una volta, di porre, all’attenzione dei nostri amici lettori, le due seguenti tabelle, che dimostrano, in modo esemplare, l’incremento demografico mondiale, avvenuto negli ultimi due millenni (dalla nascita di Cristo sino all’epoca attuale), sull’intero “Pianeta terra” e tendono a prevedere l’ulteriore evoluzione della popolazione mondiale sino al compimento dell’anno 2050.

 Desidero precisare che i dati esposti sono tratti dagli studi di numerosi autori; desidero citare, in particolare la pubblicazione “La popolazione del pianeta (edizione IL MULINO) di Antonio Golino, docente di demografia nella Facoltà di Scienze statistiche dell’università di Roma “La Sapienza”.

 


 

 

I dati numerici, sopra riportati, dovrebbero essere ampiamente indicativi sulle prospettive dell’avvenire; essi meritano, tuttavia, un ulteriore approfondimento interpretativo, al fine di prendere compiutamente l’entità e la natura dell’andamento demografico planetario.

In sintesi, è possibile affermare che: 

 

 • Alla nascita di Cristo, la popolazione stimata era di circa 300 milioni di persone

 

• Nel 1650, essa era pari a circa 545 milioni: una crescita lentissima, dure per la maggior parte della storia dell’umanità. 

Ora: poiché alla base dell’evoluzione demografica, vi sono, da sempre, il nascere ed il morire, possiamo ragionevolmente dedurre che la sostanziale stagnazione di questo lungo periodo storico è stata causata non tanto da un blocco delle nascite, quanto, invece, dalla facilità a morire; non a caso la popolazione mondiale di questo periodo è stata, per secoli, sottoposta ad una drammatica falcidia a causa della malnutrizione, delle malattie (spesse volte, ad andamento epidemico), dell’insufficiente rispetto delle regole igieniche ed, infine, in conseguenza delle guerre e delle carestie. 

 

• Tra il 1650 ed il 1850 (anno in cui si presume che la popolazione mondiale abbia raggiunto la cifra di 1 miliardo e 260 milioni di persone) si è avuto, a conti fatti, il primo raddoppio.

 

• Successivamente, sono stati sufficienti meno di cento anni per raggiungere il secondo raddoppio; infatti, nel 1950, la popolazione del globo ammontava a circa 2 miliardi e 520 milioni di individui

 

• Ancora: dopo soli 40 anni (1990) è stata raggiunta la soglia di un ulteriore raddoppio: 5 miliardi e 270 milioni di essere umani. 

 

• Infine, nel 1999 è stata superata la soglia di 6 miliardi di individui

 

Le cause di questo esplosivo incremento demografico sono molteplici; vi è da rilevare, in primo luogo, che esso ha interessato, sia pure in misura differenziata, tutti i continenti; in particolare, la popolazione europea ha avuto, soprattutto nella seconda metà del 1800 e nella prima metà del 1900, un aumento assolutamente straordinario; come ha opportunamente evidenziato Antonio Golini, si è verificato, addirittura, un surplus di crescita demografica rispetto alla crescita economica ed, in particolare, rispetto alla crescita dell’occupazione (problema che è stato risolto o imposto attraverso le emigrazioni o la colonizzazione, con relativo sfruttamento di altri continenti e di altri popoli). 

 

Ma, anche in altre zone del mondo, la crescita demografica è stata esplosiva, soprattutto se riferita al secolo ventesimo; ad esempio: l’India, che nel 1901 contava meno di 240 milioni di abitanti, è pervenuta, nel 1950, ad una popolazione di 358 milioni, per raggiungere la cifra di 982 milioni di individui nel 1998; la popolazione del Messico si è moltiplicata, in soli novant’ anni, per un fattore di 6,5; la Cina è passata da 555 milioni del 1950 al miliardo e 256 milioni del 1998; ed ancora: la Nigeria, nello stesso arco di tempo, è passata da 33 milioni (1950) a 106 milioni (1998). 

 

Gli esempi potrebbero moltiplicarsi, se venissimo a prendere in considerazione Paesi come gli Stati Uniti, il Brasile, il Pakistan, l’Indonesiaed altri ancora. 

 

Possiamo dire in sintesi, che l’aumento della popolazione complessiva è collegato a questo duplice decisivo fattore:

 Aumento delle nascite associato ad una significativa diminuzione della mortalità neonatale; ma, l’incremento demografico, solo evidenziato, è collegato, anche, ad un secondo fattore di eccezionale rilevanza, vale a dire:

Aumento del numero degli anziani

 e soprattutto

aumento degli anni di vita di ogni singolo anziano

 

 Ed, allora è necessario conoscere ed approfondire il tema relativo al limite temporale dell’invecchiamento umano.

 

Alcuni studiosi (Fries, Olshansky, Carnes) valutano in circa 85 anni la durata media della vita, affermando che, nel nostro patrimonio genetico, sono programmati limiti intrinseci alla durata della vita; gli Autori citati ritengono, inoltre, che non vi sarebbe alcun vantaggio, in termini evoluzionistici, da parte della specie umana ad estendere oltre questo limite la durata della vita stessa. 

Altri scienziati (Myers, Manton, Walford) ritengono che la durata media della vita umana possa arrivare anche a 150 anni ed oltre, a condizione che si riducano tutti i fattori di rischio e che la biologia cellulare e l’ingegneria genetica riescano a rallentare o, addirittura bloccare i processi di invecchiamento. 

 

Addirittura, lo scienziato futurologo Raymond Kurzweil, lasciandosi coinvolgere nell’entusiastico vortice delle nuove scoperte scientifiche, porta alle estreme conseguenze le logiche di questo ragionamento e giunge ad ipotizzare che, tra un centinaio di anni, gli esseri umani diventeranno virtualmente immortali, nel senso che, in avvenire, l’ingegneria genetica sarà in condizione di correggere o ricostruire dalla nascita i corpi degli uomini del futuro, per cui essi avranno ben poche ragioni di morire e, forse, saranno soltanto sopraffatti dalla noia e dal decadimento spirituale.

 

Non è il caso, per il momento, di soffermarci ulteriormente su queste futuribili e dirompenti ipotesi, relative all’avvenire ed al destino dell’umanità; rimane, tuttavia, certo il fatto che, attraverso le varie tecniche dell’ingegneria genetica ed attraverso l’avvento di nuove e più sofisticate terapie aumenterà il numero degli anni di vita degli esseri umani. 

Ma giunti a questo punto, carissimi amici lettori, ritengo che la scienza del futuro devo imporre a se stessa, nuovi doveri e nuove responsabilità.

 

Dobbiamo essere tutti consapevoli che l’espansione incondizionata della scienza e delle tecnologie,  Ad essa collegate, rischia di far aumentare le disuguaglianze sociali ed il consumo di risorse rendendo il mondo più fragile rispetto all’attuale.

In termini concreti, già nell’anno 2050,  l’umanità si troverà di fronte a molti inediti problemi, e, ad essi, dovrà fornire idonee soluzioni non soltanto sotto il profilo tecnico-scientifico ma, soprattutto, sul piano sociologico. Verosimilmente questo sarà la situazione:

 La popolazione planetaria raggiungerà e, verosimilmente, supererà 9 miliardi di individui; 

 

 Su 100 individui che popoleranno il pianeta, avremo le seguenti percentuali:

 – 19,8 africani 

 – 59,1 asiatici

 –  7,0 europei 

 –  9,1 caraibici ed abitanti dell’America latina 

 –  4,4 nord-americani

 –  0,6 australiani ed oceanici

 

La popolazione giovanile si collocherà ad un livello inferiore rispetto a quella anziana di circa 17 punti.

Ricordo, in proposito, che già nel novembre 2002, in Italia, il rapporto over 65 ed under 15 è salito al 127,1 % (contro il 124,5% dell’anno 2000)

Sorge spontanea una domanda:

Ammesso che l’anziano sia in condizione di arrivare in età ultracentenaria, in ottime condizioni psicofisiche e, quindi sia ancora in condizione di lavorare, quale attività occupazionale diverrà assegnata ed, in ogni caso, vi sarà lavoro per tutti (anziani giovani)?

La popolazione che, nelle aree urbane del mondo (megalopoli) supererà di molti punti (difficilmente quantificabili) la  popolazione residente nelle zone agricole rurali.

 

L’ Essere umano del futuro dovrà quindi rispondere a queste ulteriori domande

 – Vi saranno risorse alimentari per tutti?

 

 – Che produrrà queste risorse?

 

 – Il crescente squilibrio numerico anziani-giovani potrà essere compatibile con una razionale ed efficiente welfare, in grado di sostenere i futuri e numerosissimi anziani, con un significato reddito pensionistico con un dignitoso reddito pensionistico?

 

 – Le migrazioni internazionali aumenteranno in numero e quantità, per cui la società mondiale diventerà sempre più multietnica e multiculturale.

Potremo accettare questa inedita situazione?

 

Attendo una meditata risposta dei miei amici lettori

 

ALDO PASTORE

 

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