Lettura di un’mmagine: San Giovanni B. nel deserto

LETTURA DI UN’IMMAGINE 57
San Giovanni Battista nel deserto
Tempera su tavola (1445 circa)
di Domenico di Bartolomeo detto Veneziano
National Gallery of Art- Washington

LETTURA DI UN’ IMMAGINE 57

San Giovanni Battista nel deserto

Tempera su tavola (1445 circa)

di Domenico di Bartolomeo detto Veneziano
National Gallery of Art- Washington

 Proviene dalla predella della Pala di Santa Lucia dei Magnoli a Firenze, conservata agli Uffizi. In questo pannello  di Domenico Veneziano (Venezia, inizi del sec. XV – Firenze,  1461) è rappresentato un episodio della vita del Battista, precisamente quello in cui si spoglia delle sue ricche vesti civili per vestirsi da eremita, con un mantello tessuto con peli di cammello e una cintura di pelle per iniziare la sua  vita di penitenza e di ascesi. Questa tavola, conservata presso la National Gallery of Art di Washington, costituisce una novità assoluta nella ricca iconografia su San Giovanni Battista: anzitutto per quella che, prendendo in prestito  il gergo cinematografico, possiamo chiamare la “location”: Domenico Veneziano colloca il profeta in alta montagna invece che nel deserto della Galilea, inoltre lo coglie nel momento in cui si è spogliato spogliando dell’abito vecchio ma non si è ancora rivestito con il nuovo, quindi lo rappresenta completamente nudo. Fino ad allora si era visto il Battista nudo solo da infante quando giocherellava con Gesù Bambino anch’esso nudo; per rivederlo completamente nudo bisogna aspettare, salvo errore, il san Giovannino del Caravaggio del 1602.  Questo san Giovanni dal corpo modellato come quello di un semidio greco, una specie di Ercole al bivio – in ossequio alla moda di cristianizzare i miti greci e romani – si trova in un paesaggio surreale di rocce inaccessibili e scabre, scavate da lunghe ombre, dagli spigoli taglienti come enormi prismi di ghiaccio: sul margine roccioso che costeggia un burrone e dove il Battista si sta cambiando d’abito in piena luce alcune macchie di arbusti crescono spontanee nonostante tutto. Il paesaggio  è completamente inventato, è un non luogo in cui il profeta è anche privo di ombra. Altra novità rispetto alla tradizione bizantina e gotica è la profondità dello spazio aperto verso i monti lontani velati dalla foschia e quel cielo azzurro su cui passano le strisce chiare delle nubi.

 FULVIO SGUERSO

 

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