LETTURA DI UN’IMMAGINE: Un’architettura per migliorare il mondo Abitare poeticamente la terra. La casa , lo studio e il giardino di Calcala Un progetto di Paolo Portoghesi

Un’architettura per migliorare il mondo
Abitare poeticamente la terra. La casa , lo studio e il giardino di Calcala  
Un progetto di Paolo Portoghesi

Questa settimana la “lettura” non riguarda un’opera particolare, un quadro, una statua o un singolo edificio ma un insieme di opere e di edifici nelle valle del fiume Treja, nel viterbese. Per ricordare il grande architetto abbiamo scelto il piccolo mondo di Calcata, il borgo antico sulla rupe tufacea in provincia di Viterbo, dove il maestro, nato a Roma nel 1931,  è morto il 30 maggio 2023, a novantadue anni.

Giochi d’acqua da La Repubblica (foto di Paolo Ribichini)

Paul Valéry, autore molto amato e studiato  da Portoghesi, nel dialogo platonizzante Eupalinos o l’architetto immaginato tra Socrate e Fedro ancora discettanti nell’aldilà sulle idee e sul loro rapporto con la realtà quotidiana e, in particolare, sull’immaginare e sul costruire,  fa citare da Fedro, grande ammiratore di Eupalinos,  del quale viene ricordato il tempio di Artemide Cacciatrice, l’affermazione: “Il mio tempio deve muovere gli uomini come li muove l’oggetto amato”; questa concezione deriva dalla dicotomia tra conoscere e costruire  in generale e, in questo caso, tra filosofia e architettura. Di specifico interesse estetico e tecnico è il passaggio sulla ricerca della perfezione e dell’armonia degli edifici, che Eupalinos suddivide in tre categorie: muti, che parlano e che cantano.

A modo suo anche Portoghesi, sull’esempio dei grandi architetti classici e barocchi, progettava edifici che cantassero come il Pantheon o Sant’Ivo alla Sapienza o San Carlino alle Quattro Fontane…(si vedano i suoi numerosi edifici per il culto cattolico e islamico). Verso la fine della sua vita Portoghesi, per realizzare il suo progetto di abitare poeticamente la terra, lascia Roma e si trasferisce definitivamente a Calcata.

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“La scelta di lasciare Roma – dichiara in una intervista del 1 aprile 2022 all’agenzia Adnkronos –  è stato, paradossalmente, un atto d’amore verso la città, per denunciare la perdita , speriamo provvisoria, del valore accogliente in cui le mura e gli uomini si confrontano e vivono in simbiosi. A parte il significato personale, per me e per mia moglie, la scelta di vivere in un piccolo centro è stata anche quella di vivere meglio, in modo più sano. Nel nostro tempo i contatti con la città e le manifestazioni culturali sono facilitati  dai mezzi di comunicazione e non c’è più l’isolamento di un tempo. Alla crisi della città si deve reagire anzitutto curandola…”.

Nel microcosmo di Calcata c’è tutto il macrocosmo teorizzato da Portoghesi nel coso della sua lunga attività accademica…Proprio nella casa e nel giardino della   sua dimora di Calcata sono confluite tutte le forme tipiche della sua architettura , che qui ospitava anche il suo studio e la biblioteca personale e dove infine ha realizzato il suo “giardino delle meraviglie”, curato devotamente dalla moglie Giovanna Massobrio. Ed è il suo abitare a Calcata che, archiviata la postmodernità, ha nutrito le sue più recenti teorizzazioni, come quelle sulla geoarchitettura o architettura umanistica basata su alcuni criteri o regole fondamentali: 1) imparare dalla natura; 2) confrontarsi con il luogo; 3) imparare dalla storia; 4) impegnarsi nell’innovazione; 5) attingere alla coralità; 6) tutelare qli equilibri naturali; 7) contribuire al risparmio dei consumi…L’uomo deve smetterla di costruire  secondo una logica puramente di profitto e di sfruttamento del suolo e recuperare, invece, il patrimonio degli antichi borghi. Sono utopie di un visionario o visioni razionali di un architetto filosofo  che intendeva migliorare il mondo in cui viviamo?

Fulvio Sguerso

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