Lettura di un’immagine: Le due bambine

LETTURA DI UN’IMMAGINE 7
LE DUE BAMBINE”  
1912, Tempera su cartone di Felice Casorati, 
Musei Civici, Padova

LETTURA DI UN’ IMMAGINE 7

LE DUE BAMBINE”  
1912, Tempera su cartone di Felice Casorati, 
Musei Civici, Padova

 La semplicità, l’essenzialità e il “non finito” possono costituire la cifra stilistica di opere d’arte di una sconfinata bellezza; si pensi alla Pietà Rondanini e ai Prigioni di Michelangelo, o all’ Ecce puer di Medardo Rosso, o allo Studio per il ritratto di Innocenzo X di Francis Bacon, o a certe “composizioni” concettuali di un artista geniale come il torinese Giulio Paolini. Anche questa tempera su cartone del giovane Felice Casorati (Novara, 1883 – Torino, 1963), in cui su un fondo nero si stagliano i busti affiancati di due bambine bionde dall’aria triste, può considerarsi un’opera non finita, se non altro per l’assenza di uno spazio virtuale definito e preciso, chiuso o aperto che sia.

La mancanza di uno  scenario che contenga le due sorelline non toglie nulla al fascino di queste figure infantili, graziose e tenere ma come consapevoli di un destino infelice che le attende: una, la più grande, che vediamo solo di profilo, biancovestita, guarda rassegnata verso qualcosa fuori dal quadro e quindi precluso alla nostra vista;  l’altra, più piccola,  con un vestitino azzurro cosparso di brevi pennellate di blu, ha la bella testolina ovoidale rivolta verso di noi e ci guarda con i suoi nitidi occhioni celesti, quasi a chiederci chi siamo, che cosa vogliamo, quali pensieri ci attraversano e quali sentimenti proviamo di fronte al suo limpido sguardo innocente e profondo. 

 Questa tempera, sospesa tra realismo e simbolismo, risente dell’ammirazione per la pittura di Gustav Klimt, presente alla biennale veneziana del 1910, alla quale partecipò lo stesso Casorati, ma è anche un preannuncio del cosiddetto “realismo magico”, la corrente a cui aderirà nel dopoguerra e nella quale realizzerà pienamente il suo sogno artistico: “Vorrei saper proclamare la dolcezza di fissare sulla tela le anime estatiche e ferme, le cose immobili e mute, gli sguardi lunghi, i pensieri profondi e limpidi, la vita di gioia e non di vertigine, la vita di dolore e non di affanno”. Le due bambine è un esempio di come un’opera d’arte possa rappresentare stati d’animo e sentimenti profondi tramite figure immobili e mute o che “parlano con gli occhi” quando l’esterno visibile diventa, come in questo caso, una via verso l’invisibile. Sono le opere che non ci lasciano indifferenti, quelle che ci aprono mondi nuovi e che, se comprese, rivelandosi ci rivelano a noi stessi.

 FULVIO SGUERSO 

 

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