Lettura di un’immagine: La Velata

LETTURA DI UN’IMMAGINE 17
La Velata
Olio su tavola (1516 circa) di Raffaello Sanzio
Galleria Palatina (Museo Pitti) – Firenze

LETTURA DI UN’ IMMAGINE 17

La Velata

Olio su tavola (1516 circa) di Raffaello Sanzio
Galleria Palatina (Museo Pitti) – Firenze

 

 Il ritratto conosciuto come La Velata è un dipinto a olio su fondo scuro che raffigura una giovane donna a mezza figura, così detta per il velo chiaro che le copre la testa,  le spalle e il braccio destro. L’identità della donna non è nota, ma la tradizione la indica come la Fornarina, un’amante del pittore. Il busto e il volto sono orientati di tre quarti verso sinistra, ma lo sguardo è diretto verso chi guarda il quadro, tanto che, come avviene anche di fronte alla Gioconda , si ha l’ impressione  di essere guardati mentre la si guarda. Gli occhi sono  di uno scuro profondo. Al collo ha una preziosa collana di perle ambrate.

L’elevato rango sociale della giovane lo si deduce, oltre che dal collier, dalla sontuosità della veste e dal diadema che le brilla sui neri capelli: un gioiello composto da un rubino quadrato, uno zaffiro e una perla. Il braccio sinistro è appoggiato sulla base del triangolo ideale formato dal velo che, dalla testa scende lungo le maniche della ricca veste, mentre la mano destra è portata sul petto a significare grande devozione religiosa. Le spalle spioventi hanno la funzione di  unire la loro linea a quella del velo e delle maniche senza soluzione di continuità. In questo mirabile ritratto ogni particolare concorre all’unità dell’insieme. Per esempio, le linee tortuose del broccato bianco della manica sinistra in primo piano, di cui sono dipinte con prodigiosa precisione le varie pieghe e contropieghe,  assecondano la curvatura del velo, in assonanza con la fitta pieghettatura della camicia e con la semplice acconciatura dei capelli.

Questo ritmo marcatamente fluido e lineare, tuttavia, non appiattisce la figura sullo sfondo, ma anzi mette in risalto la plasticità dei volumi: la testa ovoidale, il collo cilindrico, l’impianto piramidale dell’ insieme. La struttura geometrica del ritratto però è come immersa nello sfumato leonardesco, nella luce che fa risplendere i preziosi tessuti e l’incarnato della giovane donna “velata”. La quale ci guarda con quei suoi occhi scuri, dolci  e profondi e con quel suo sorriso appena accennato, quasi fosse sul punto di dirci qualcosa. Che cosa? Forse che siamo ombre fugaci di fronte allo splendore di tanta bellezza?

  FULVIO SGUERSO 

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