Lettura di un’immagine: I quattro mori

LETTURA DI UN’IMMAGINE 83
 I Quattro Mori
Monumento Marmo e bronzo (1595 – 1626)
di Giovanni Bandini e Pietro Tacca. Piazza Micheli – Livorno

LETTURA DI UN’IMMAGINE 82
 I Quattro Mori

Monumento Marmo e bronzo (1595 – 1626)

di Giovanni Bandini e Pietro Tacca

Piazza Micheli – Livorno

 Livorno, per me, è anzitutto la città di Giovanni Fattori e di Amedeo Modigliani; del famoso Congresso del Partito Socialista del 1921; dell’austera Villa Mimbelli, sede del Museo Fattori; del lungomare con la splendida Terrazza Mascagni; ovviamente dell’Accademia Navale e, infine, del monumento al Granduca Ferdinando I de’ Medici chiamato dei Quattro Mori. Questo monumento fu commissionato dal Granduca medesimo allo scultore Giovanni Bandini (Firenze, 1540 circa – Firenze, 1599) per autocelebrarsi quale propulsore e realizzatore delle nuove fortificazioni della città labronica disegnate dall’architetto Buontalenti e quale vincitore dei pirati barbareschi nel Mediterraneo. Il giovane scultore fiorentino pose mano alla statua nel 1595 a Carrara e la completò nel 1599. La statua venne trasportata via mare a Livorno, dopo la morte dell’artista, nel 1601 e posta sull’alto piedistallo nel 1617. Lo scultore Pietro Tacca (Carrara, 1577 – Firenze, 1640). ebbe l’incarico di rifinire l’opera aggiungendo quattro mori in bronzo incatenati al piedistallo. Il Granduca indossa la divisa dell’Ordine dei cavalieri di Santo Stefano, l’arma ideata da Cosimo I de’ Medici in funzione antiottomana e per combattere i corsari nel Mar Mediterraneo. I quattro mori incatenati rientrano nella tradizione romana dei trionfi ripresa, per esempio, da Michelangelo nei Prigioni che avrebbero dovuto  adornare la tomba di Papa Giulio II. Quanto allo stile è evidente il modello manieristico di scultori come il Giambologna: quei corpi in tensione e in quelle pose innaturali esprimono con efficacia la loro condizione di schiavitù. Per questi suoi mori Pietro Tacca prese come modelli alcuni veri detenuti di età diversa e di diversa etnia del Bagno dei forzati, che si trovava vicino alla Fortezza Vecchia che avrebbero dovuto rappresentare le quattro età della vita. Notevole, in queste sculture, la fusione tra realismo e deformazione manieristica. Certo è che i Quattro Mori, scampati per miracolo al furore ideologico dei rivoluzionari francesi e ai bombardamenti degli Alleati nella seconda guerra mondiale, si fanno ammirare, oggi come ieri, dai viaggiatori colti  che passano da Livorno, a dispetto dell’intenzione dominatrice  e dell’atteggiamento tronfio del Granduca Ferdinando.  

FULVIO SGUERSO

 

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