Lettura di un’immagine: I martiri di Piazzale Loreto

LETTURA DI UN’IMMAGINE 22
I martiri di Piazzale Loreto
Olio su tela – 1944 di Aligi Sassu
Galleria Nazionale d’ Arte Moderna e Contemporanea – Roma

LETTURA DI UN’IMMAGINE 22

I martiri di Piazzale Loreto

Olio su tela – 1944 di Aligi Sassu

Galleria Nazionale d’ Arte Moderna e Contemporanea – Roma

Questa tela di Aligi Sassu (Milano, 1912 – Pollença, 2000) fu esposta per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1952, quella che viene ricordata per la riscoperta del Divisionismo di Gaetano Previati e Giovanni Segantini, dove venne acquistata  da Giulio Carlo Argan per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Il dipinto, caratterizzato da un crudo realismo che nulla concede alla retorica, ha una valenza anche storica, etica e biografica: Sassu, partigiano combattente insieme a De Grada, Grosso e Guttuso, ci ha lasciato la sua testimonianza che possiamo leggere nel libro autobiograficoUn grido di colore (Todaro editore, Lugano, 1998): “Ho dipinto I martiri di Piazzale Loreto nell’agosto 1944, subito dopo aver visto il ludibrio che la canaglia repubblichina faceva dei corpi dei nostri fratelli.

Eppure vi era in me, nel fuoco e nell’ansia che mi agitava, nel cercare di esprimere quello che avevo visto, una grande pace e non odio, ma una tristezza immensa per la lotta fratricida. Da quei corpi sanguinanti e inerti sorgeva un monito: pace, pace”. La memoria del pittore si riferisce alla fucilazione dei quindici partigiani prelevati all’alba del 10 agosto 1944 dal carcere di San Vittore e portati a Piazzale Loreto, il luogo dell’esecuzione, dove furono fucilati per rappresaglia da un plotone composto da militi del gruppo Oberdan della legione “Ettore Muti” al comando del capitano Pasquale Cardella, che eseguiva gli ordini del capitano delle SS Theodor Saevecke.

Ad esecuzione avvenuta, i corpi degli uccisi furono lasciati esposti sotto il sole cocente di quel torrido agosto per tutto il giorno. I cadaveri, sorvegliati dai militi della Muti, furono pubblicamente vilipesi e oltraggiati in tutti i modi dai legionari e dalle ausiliarie della RSI; inoltre, per intimidire la popolazione, i militi fascisti obbligarono, armi alla mano, i cittadini che si trovavano passare  da quelle parti a piedi, in bicicletta o sui tram, a fermarsi e a guardare il macabro spettacolo. Nel quadro di Sassu i quindici corpi dei martiri formano un mucchio colorato in cui spicca il colore rosso del sangue versato, e in cui la morte ha fissato per sempre il profilo di ciascuno in un’ultima espressione, ponendo il suo sigillo a quelle giovani vite che avevano tante cose da dire, da raccontare, da insegnare e da trasmettere alle  generazioni future. Tuttavia il messaggio che il pittore coglie da quei poveri corpi scomposti e ammucchiati come stracci da portare al macero è un messaggio d’amore e di pace: mai più fratelli contro fratelli, mai più guerre civili, mai più guerre…

       FULVIO SGUERSO 

 

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