Leone XIV e le pecorelle governative

Leone XIV
“Che la pace sia con voi”, un bel modo di rompere il ghiaccio in tempi di genocidio e con la terza guerra mondiale alle porte. L’epopea papale si riapre come si era conclusa, con la pace protagonista. Bene, la messa è finita, andate in guerra. A partire dalle pecorelle governative che cinguettano col copia e incolla e tra l’acquisto di un cacciabombardiere e l’altro si apprestano ad accorrere a baciare l’anello al nuovo pastore per un selfie dai like assicurati. Tra loro molti ponzi pilati che per lo sterminio di Gaza non si degnano di dire nemmeno mezza parola e “guide cieche” che invece delle sacre scritture seguono la Nato e ai posti in paradiso preferiscono quelli nei palazzi del potere. Sono queste pecorelle governative smarrite che Leone XIV dovrà convertire per aiutarci a prevenire l’autodistruzione nucleare. Francesco lo hanno ignorato e denigrato, vedremo se questo Papa avrà più fortuna e se davvero omen nomen. Francesco era semplice e di strada, Leone XIV sembra più sofisticato e di biblioteca e il suo primo discorso fa presagire il rischio s’impappini in un linguaggio teologico da addetti ai lavori. Ma beati comunque gli operatori di pace. La sfida è quella di rompere il muro di omertà ed ipocrisia delle pecorelle governative, in modo che la pace non resti una bella parola ma si tramuti in fatti. In Medioriente sono secoli che si augurano la pace salutandosi con “salama” e “shalom” e poi si scannano mentre da noi la pace è diventata roba da ingenui idealisti.

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Come Francesco che telefonava spesso alla parrocchia di Gaza, la speranza è che Leone XIV ci faccia visita il prima possibile. In modo da mettere davanti agli occhi delle pecorelle governative il risultato concreto della loro cristianità da campagna elettorale.
Se Francesco era il Papa dei piccoli gesti, si spera che Leone XIV sia il pontefice dei gesti politici come fanno presagire le sue prese di posizione contro Trump e il suo gradasso vice. Robert Francis Prevost è nato a Chicago ma nel suo primo discorso ha detto due parole giusto in spagnolo per salutare la sua diocesi peruviana. Si vede che l’Inglese lo vuole risparmiare per quando dovrà tentare di convincere i suoi connazionali che le preghierine a favore di telecamere di quella banda di fanatici che hanno invaso la Casa Bianca, col cristianesimo non hanno nulla a che fare. Bella la similitudine tra il colonnato del Bernini e due braccia aperte verso chiunque, altro che arresti sommari e deportazioni razziste. Un Papa dal passato missionario che in questo mondo sempre più integrato non guasta e dal piglio cristianamente umanitario. Attendersi rivoluzioni è forse troppo, ma si spera almeno che questo mite pontefice ristabilisca la normalità, con la religione e la politica che tornino a fare il loro rispettivo mestiere. Se Trump fa finta di pregare prima di perseguitare i più deboli e in Europa si riarmano fino ai denti tra un segno della croce e l’altro, in Medioriente siamo fermi allo stato ebraico da una parte e alle repubbliche islamiche dall’altra mentre di Dio non se ne vede neanche l’ombra. Adesso ci si mettono pure gli induisti che sguinzagliano i cacciabombardieri tra le montagne dell’Himalaya. Siamo a Shiva contro Maometto potenzialmente a suon di atomiche mentre quegli atei dei cinesi sono a Mosca per celebrare il massacro della seconda guerra mondiale e mettersi d’accordo per la terza contro di noi. I Russi sarebbero in realtà cristiani pure loro, ma di un’altra parrocchia ed hanno pure un loro Papa putiniano fino all’osso sacro.
Che la guerra sia con tutti noi e col nostro ego. Una guerra inculcata fin dalla giovane età, fino nel profondo, fino a diventare agghiacciante normalità in ogni angolo del pianeta. Deliri umani che si impongono su ogni divinità e credo. Guerra tra persone che diventa guerra tra paesi per illusioni materiali giusto più grandi ma altrettanto folli. Guerra come automatismo mentale che diventa automatismo politico. Leone XIV arriva in momento davvero complesso, con una chiesa cattolica in declino e un mondo in fiamme, ma le prime parole sono incoraggianti. Che la pace sia con noi, una pace “disarmata” nel pieno di un miliardario riamo continentale e una pace davvero “disarmante” in tempi di delirante conformismo bellico anche tra i cristiani della domenica. Non resta che augurarsi che il Papa dotto e missionario riesca a farsi ascoltare più di Francesco rompendo il muro di omertà ed ipocrisia delle pecorelle governative. In modo da tornare al dialogo e alla riconciliazione prevenendo l’autodistruzione nucleare. E comunque proceda l’epopea, beati gli operatori di pace.