L’ennesima transumanza: il grande classico della politica italiana
Ah, la politica italiana! Quel magnifico spettacolo dove tutto cambia per restare immutato. L’ultima notizia sul fronte grillino conferma che siamo di fronte a uno dei copioni più cari alla nostra classe dirigente: la transumanza parlamentare, quell’arte sopraffina del saltare sul carro (o meglio, sull’ovile) più promettente.
Questa volta, sotto i riflettori c’è il Movimento 5 Stelle. Giuseppe Conte, forte del suo fresco mandato rafforzato dall’assemblea costituente, deve ora confrontarsi con il “dossier interno più caldo”: tenere insieme un partito che sembra un branco di pecore pronte a scalpitare verso un pascolo più verde. Non si parla, per ora, di una scissione vera e propria – ché il termine è troppo elegante per descrivere certi movimenti. No, qui siamo di fronte a uno “smottamento” verso il Pd, il partito che, solo ieri, era il bersaglio preferito dello stesso Conte. Un po’ come criticare la mensa scolastica e poi infilarsi in fila per il secondo giro.
Ma da dove nasce questo fenomeno? È il caro, vecchio problema del limite dei mandati, quella regola tanto sbandierata dai 5 Stelle per combattere il “carrierismo politico”. Eppure, a ben vedere, il carrierismo è più vivo che mai, solo che ora si presenta sotto forma di pressing per un terzo mandato “omnibus” o di candidature di prestigio a livello locale. Roberto Fico, ex presidente della Camera e oggi grande frequentatore di Montecitorio, sembra già sognare la Regione Campania con l’appoggio del Pd. Un esempio lampante di come la coerenza politica sia una virtù sempre più rara, a meno che non la si intenda come coerenza nel perseguire obiettivi personali.
Gli attuali parlamentari, invece, guardano con apprensione al loro futuro. Al primo o al secondo mandato, sanno che il rischio di ritrovarsi senza poltrona è reale. E cosa c’è di meglio, per dormire sonni tranquilli, che sondare il terreno in casa d’altri? Il Pd sembra l’approdo naturale, nonostante le recenti schermaglie verbali tra Conte ed Elly Schlein. Insomma, è l’eterna legge della politica: critico oggi, ti chiedo ospitalità domani.
E al Nazareno, cosa ne pensano? Toccherà vedere se i dem avranno voglia di spalancare le porte a questi transfughi con la valigia sempre pronta. Perché, diciamocelo, la transumanza è un’arte delicata: richiede un certo tatto, soprattutto quando si tratta di giustificare il salto al proprio elettorato. Ma non temete, la narrativa è pronta. Si parlerà di “nuovi progetti politici”, di “valori condivisi” e, ovviamente, di “unità progressista”. In fondo, l’italiano medio digerisce tutto, purché la salsa sia ben condita.
Alla fine, resta una sola domanda: chi beneficerà davvero di questo esodo? Forse i diretti interessati, che riusciranno a garantirsi un’altra legislatura. Di certo non i cittadini, che guardano ormai disillusi a una politica che sembra aver smarrito il senso del servizio. Ma tranquilli, lo spettacolo continua. E, come sempre, la transumanza non delude mai.