Lega-M5S: Pogrammi diversi, nemici comuni

LEGA-5STELLE: PROGRAMMI DIVERSI, NEMICI COMUNI

 LEGA-5STELLE: PROGRAMMI DIVERSI, NEMICI COMUNI

La campagna elettorale tra Lega e Stelle è cominciata come se fosse il gioco “trova le differenze”. E non è nemmeno difficile trovarle visto che dopo mesi passati a “coprire” le rispettive posizioni, da qualche settimana la strategia è quella di accentuare la diversità, non dissimularle ma anzi ricostruirci sopra il profilo identitario di ciascuno. È la logica della corsa alle urne ma dura fino a un certo punto. Nel senso che entrambi gli alleati di Governo dovranno invece rispondere a problemi comuni e non di poco peso.

 

Le banche, la recessione/stagnazione – definizione che varia a seconda dell’interlocutore – l’occupazione, sono gli scogli della primavera e anche le prove su cui si misurerà l’Esecutivo, proprio come fu per i governi di prima.

Ieri si è visto come nella campagna elettorale si marcia divisi per poi ritrovarsi a “colpire” gli stessi nemici perché i problemi sono condivisi. «Salvini torna in te, che vai a fare a una cena con Boschi, Lotti, Amato e Tronchetti Provera e vai a brindare con chi ha distrutto il Paese?», chiedeva Di Battista al ministro dell’Interno per la partecipazione a una cena organizzata dall’associazione “Fino a prova contraria”. 

 


 

È chiaro che al leader leghista serve per smarcarsi dai toni giustizialisti dei grillini, a Di Battista serve ricordare la distanza con quei mondi. Ma poi quasi nelle stesse ore Salvini e Di Maio si sono ritrovati a puntare il dito contro l’Europa, da Francoforte a Bruxelles. Con il ministro dell’Interno che ha attaccato la Bce di Mario Draghi sulle banche che restano una mina vagante.

 

Prima di lui, era stato Giancarlo Giorgetti, parlando qualche giorno fa a Milano, a dire: «Abbiamo un problema Carige e tra qualche settimana lo avremo su Monte dei Paschi». Il sottosegretario leghista aveva messo sul tavolo il problema, il suo leader e vicepremier ieri ha trovato la traduzione popolare-elettorale: quella di individuare il responsabile, il possibile nemico dell’Italia mettendo all’indice «l’atteggiamento prevaricatore della Bce».

E probabilmente molto simile sarà lo schema se davvero nei prossimi mesi ci sarà la conferma della frenata del Pil che ci porterà lontani da quell’1% di crescita scritto nell’ultima legge di bilancio. 

 

In quella direzione andava la dichiarazione di Luigi Di Maio di ieri contro Juncker che ha fatto un mea culpa sulla «austerità avventata» degli anni passati. Il vicepremier grillino ha parlato di «lacrime di coccodrillo che non mi commuovono. Juncker e tutti i suoi accoliti hanno devastato la vita di migliaia di famiglie con tagli folli mentre buttavano ‑ miliardo di euro l’anno in sprechi come il doppio Parlamento di Strasburgo».

 È vero che Juncker ha servito un assist al vicepremier ma quelle parole di ieri potrebbero tornare utili per spiegare la stagnazione italiana visto che la trattativa con Bruxelles ha costretto il Governo a ridurre il deficit e la spesa su reddito e quota 100. 

Il fatto è che oltre i nemici comuni serviranno poi soluzioni da condividere e già quella trovata su Carige ha creato non pochi contraccolpi all’immagine dei due partiti.

 

LINA PALMERINI Il sole 24 ore

 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.