Leader politici come frisceu: spariscono prima di arrivare in tavola
Leader politici come frisceu: spariscono prima di arrivare in tavola
La legge elettorale italiana è un po’ come la prescinsêua: tutti la vogliono, nessuno la digerisce. Ogni stagione politica se ne inventa una nuova, ma alla fine resta sempre acidula, molle e pronta a separarsi, proprio come certi governi che non arrivano neppure al tempo di un pranzo domenicale.
Guardiamo Oltralpe: in Francia cambiano premier come noi cambiamo le teglie di farinata alla fiera di San Giuseppe. In Inghilterra i primi ministri durano meno di un piatto di frisceu lasciati su un tavolo di sagre: in un attimo non c’è più nulla. E in Germania, la stabilità teutonica oggi somiglia a una focaccia dimenticata nel sacchetto: secca, dura, e buona solo per farci i crostini.

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Anche all’estero è insomma ormai un disastro. Tuttavia, da noi i politici si affannano ancora a voler copiare ricette straniere, come turisti che ordinano pesto “alla genovese” a Roma e poi si lamentano che sa d’aglio. Proporzionale, maggioritario, uninominale, plurinominale: tutti si atteggiano a chef stellati, ma alla fine sfornano sempre lo stesso minestrone riscaldato, che sa di acqua e sale.
E, in particolare, i nostri leader di partito? Uno tira meno di un cappon magro a ferragosto, l’altro si smonta come pansoti senza prescinsêua, e il terzo resiste solo il tempo di una fugassa rubata ancora calda dal forno. Intanto, il popolo sovrano guarda la scena come davanti a un vassoio di acciughe ripiene: spera di trovarne una buona, ma spesso morde solo spine.
Forse la lezione è semplice: smettiamola di rincorrere leggi elettorali esotiche e facciamone una “alla ligure”. Pochi ingredienti, robusti, che tengano come un pesto fatto col mortaio e non con il frullatore. Perché la vera stabilità, in politica come in cucina, non la danno i modelli importati: la dà chi sa impastare con pazienza, senza bruciare tutto alla prima infornata.
