Le relazioni sindacali avanzate….

LE RELAZIONI INDUSTRIALI AVANZATE: LE ESPERIENZE DI UN CAPO DEL PERSONALE E DI UN SINDACALISTA ERETICO NELLA STORIA RECENTE DELLA CHIMICA SAVONESE!

LE RELAZIONI INDUSTRIALI AVANZATE: LE ESPERIENZE DI UN CAPO DEL PERSONALE E DI UN SINDACALISTA ERETICO NELLA STORIA RECENTE DELLA CHIMICA SAVONESE!

Caro Bruno,

Ho letto la prima parte del tuo racconto autobiografico e ne ho percepito il senso di malinconia che ci assale quando ripensiamo al nostro percorso di vita: distinguere quello personale da quello professionale è difficile per chi ha svolto una professione che dovrebbe essere anche una missione.

Tu hai messo te stesso al servizio di una visione del mondo che ha bisogno di disinteressate energie e non di persone che vanno a caccia d’incarichi intesi come posizioni di rendita. 

Dunque, vorresti almeno poter raccogliere il frutto politico di questo impegno, che invece stenti a identificare. 

    

Il tuo racconto non tiene presente – ne siamo stati troppo coinvolti in prima persona . che la nostra generazione ha vissuto in un periodo dominato da due partiti che ormai non esistono più: la DC e il PCI/PD.

Il primo è caduto subito dopo il 1989, con il muro di Berlino e il secondo – paradossalmente – ha avuto una evoluzione travagliata se non una agonia nonostante successi elettorali recenti; questo è il guaio che viviamo dentro e fuori il PD.

Se la Destra piange, la Sinistra non ride per nulla. Vale quindi la pena ragionare di Destra e Sinistra ripartendo dalle categorie generali e non da schemi politici, facendo grazia al PD del lungo travaglio impiegato per trasformarsi in qualcosa di nuovo.

Penso che la maggior parte convenga sul fatto che Destra e Sinistra non possano scomparire nello scenario politico.

Ma insistere a ragionare su un partito come il PD sarebbe altrettanto sbagliato quanto attardarsi a ragionare sulla DC.

Il patrimonio genetico della DC si è scomposto nei filoni che lo  avevano generato: quello conservatore confluito nel berlusconismo e quello progressista confluito nelle diverse componenti dell’Ulivo.

Il patrimonio del PCI fa più fatica a scomporsi per ricomporsi in qualcosa di nuovo. Questo non deve scoraggiare. Credo che stiamo arrivando al dunque e importanti scelte potranno manifestarsi.

Se nel mondo occidentale rimarranno sistemi bipolari (non bipartitici), alla fine, la domanda che molti dovranno porsi non sarà sul votare a Destra o a Sinistra, ma sul mirare a stare al Governo o all’Opposizione.

Nei partiti di destra vediamo che ci son pulsioni radical-populiste/nazionaliste che meglio si addicono all’opposizione, così come nella sinistra sono chiari i profili di componenti idealiste orientate all’opposizione: ambedue questi casi faranno sempre e comunque fatica a stare al governo, nonostante ambiscano ad arrivarci. E’ una contraddizione inevitabile.

Per uscirne, questi soggetti (individui) dovranno interrogarsi per capire se e per quanto tempo vogliano stare all’opposizione.

Credo che tutti, nel nostro ciclo di vita adulta, siamo portati ad alternare sentimenti di opposizione e di

“feeling” di governo. 

Nessuna di queste fasi ci può soddisfare per sempre. Da qui l’orientamento a cambiare politiche o – in assenza di questo – l’insorgenza di una l’insoddisfazione frustrante.

Questo vale soprattutto per quanti sono guidati da una scelta marcatamente ideologica: sono bloccati all’opposizione, tranne momenti eccezionali di governi di loro gradimento, destinati a durare poco.

Salvo si arrivi a rigenerare grandi partiti di Centro (ciò che non auspico) il futuro dell’Italia, sembra destinato ad avere dei blocchi di coalizione che si alterneranno al Governo e all’Opposizione.  

Vedremo, dove Renzi e il popolo del PD sapranno andare a parare, ma non credo si possa sfuggire a questo destino.

I singoli individui dovranno scegliere tra essere governativi o antigovernativi sapendo che questo ha un prezzo, in qualunque dei due schieramenti ci si voglia collocare, in termine di compromessi.

E allora ai giovani cosa può significare la nostra esperienza? Credo poco o nulla, a parte il trasferimento di valori.


Ma questo non significa che ciò li porti ad apprezzare il nostro vissuto se non in senso storico.

Recentemente ho incontrato un attore molto impegnato nel teatro a Milano, dove dirige un’accademia teatrale molto importante nonostante abbia meno di 40 anni.

Gli ho chiesto quale teatro i giovani siano in grado di apprezzare ed ho citato Aspettando Godot di Beckett.

             

Lui mi ha detto che i giovani non lo apprezzano per niente; giacché vivono in una situazione che è oltre quanto Beckett ci propone con quel testo.

I giovani si formano prendendo elementi formativi qua e là, oggi diffusi e da loro ricomposti in un collage grazie a diverse tecnologie.

Ma alla fine riusciranno a comporre un loro quadro comunque, bypassando Beckett.

Forse anche la Sinistra e la Destra si dovranno rassegnare a questa nuova realtà, con una piccola differenza: che i giovani impegnati e capaci di elaborare una strategia politica saranno sempre meno, una sorta di élite che dovrà imparare a governare le masse (sempre meno eterogenee) e il territorio con nuovi strumenti e metodi di lavoro articolati tra rete e territorio.

Ma su questo bisognerà lasciare a loro la parola, una volta che si saranno fatti avanti. L’importante è non tenerli fuori dalla porta….. dopo aver chiarito cosa si debba intendere per “porta”. 


Spero di non avere frainteso il tuo articolo e di aver contribuito a darne una lettura meno melanconica. 

Rimane il piacere di conoscere un bel pezzo della tua storia coinvolgente per la nostra generazione e – credo – senz’altro apprezzabile in senso storico per le generazioni più recenti. 

GIOVANNI FERRERO

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