Le ordinanze fasciste della sindachessa di Albenga
SCRUTARE IL PASSANTE – RADICI
Le ordinanze fasciste della sindachessa di Albenga e il senso della “persecutio criminis” in alcune vie e piazze frequentate da…
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SCRUTARE IL PASSANTE – RADICI Le ordinanze fasciste della sindachessa di Albenga e il senso della “persecutio criminis” in alcune vie e piazze frequentate da… |
Nella nostra qualità di caporale del 131° Reggimento di Artiglieria Corazzata – Divisione Centauro – di stanza in Vercelli, nel 1960, ebbimo la ventura di trovare, sparsi nei cassetti dell’Ufficio di Maggiorità del Comando, ove prestavamo servizio (per via della laurea), alcune copie di un aureo libretto del poeta vercellese Alcibiade Volpi: “Cuori e Bambole”. |
Non dimenticheremo mai la gioiosa commozione con la quale, iniziata ad alta voce la lettura del poemetto, i nostri commilitoni dell’ufficio e l’inobliato amico Maresciallo Maggiore Monzani che lo dirigeva (modenese, reduce della seconda guerra mondiale, prigioniero in India dopo la disfatta di El Alamein), accolsero l’aulica dizione da noi profusa nella recitazione, comprimendo la commozione fino alle lacrime. Ricordiamo benissimo l’attacco, par coeur: “Nella vita di ognuno v’è qualcosa di toccante, intendo, senza screziar veruno né scrutare il passante.
Ampia libertà io lascio, come cerco la mia, né soppeso l’altrui fascio nella mia diretta via.” Ci sovvenne di tali mirabili versi nel trascorrere, con animo peraltro esacerbato, il testo delle ordinanze albingaune in materia di pubblica sicurezza, emanate e sottoscritte dalla Sindachessa Rosalia Guarnieri, della Lega Nord. Perché, ci siamo detti, queste disposizioni liberticide e discriminatorie avranno ben delle radici, ci sarà un momento culturale dal quale traggono la penosa semantica, un dato donde poter procedere al freddo linguaggio pseudo-giuridico in cui si involvono. Per esempio , quali sono i comportamenti che “possono arrecare disturbo e senso di insicurezza o creare limitazioni o intralci alla circolazione stradale, oltre che limitare la normale fruibilità degli spazi pubblici e privati (sic !) da parte dei cittadini e dei residenti”? L’ordinanza in oggetto esemplifica, per la verità (tono di voce, comportamento aggressivo tra di loro e verso gli altri, impedimento alla libera fruizione degli spazi pubblici- i privati, nella esemplificazione, scompaiono: infatti è un po’ dura per i Vigili Urbani entrare nel privato), ma non esaurientemente, come sempre avviene nelle esemplificazioni. Ora, è evidente che tra i comportamenti denegati v’è, per diretta consequenzialità dal poemetto nordico piemontese del Volpi, lo“scrutare il passante”. Non può essere diversamente: il disturbo e il senso di insicurezza che un simile atteggiamento provoca nel “cittadino o nel residente”è di sovrana rilevanza e conduce, senza ombra di dubbio, al dettato letterario dal quale prende le mosse. Insomma, passare in mezzo a tre o quattro senegalesi che stanno lì a chiacchierare o a vendere borse e che ci guardano, costituisce una negazione del “né scrutare il passante” del poemetto nordico. Essi ci scrutano, ahinoi! Ma è nella seconda strofa che l’articolato delle poetiche nordiche proposizioni incide, con esplicita espressività, nell’odierna conclamata realtà delle “grida” albingaune delle quali è artefice la preclara Sindachessa. “…né soppeso l’altrui fascio nella mia diretta via.” Ecco il senso profondo della persecutio criminis limitata ad alcune vie e piazze della città, quelle frequentate dagli immigrati, per gli altri non c’è nulla da dire, essi portino con sé, tranquillamente, il loro “fascio”, per questo “fascismo” nessuno li perseguiterà. Ora che abbiamo reperito la nordica fonte storico-letteraria delle ordinanze rosaliane, siamo più tranquilli. Passeranno come sono passati i versi del buon Volpi, solo un vecchio caporale se ne può ricordare. Arriverà, pensiamo, anche per il berleghismo, il momento dell’oblio; “senza screziar veruno”, “senza nulla a pretendere”; resterà solo, per alcuni cultori, una grottesca ricordanza. BELLAMIGO |