Le nostalgie di Calderoli

A pochi giorni dalla ripresa dei lavori del Parlamento, si torna a parlare di riforme e Autonomia. A riaprire il tema è uno degli esponenti di spicco della Lega, il ministro per gli Affari Regionali, Roberto Calderoli, che è intervenuto alla tradizionale festa del Carroccio, sul Monviso. “La Padania è stato un bel sogno e un obiettivo che ha lasciato in dote la grande riforma dell’autonomia che stiamo portando a casa adesso”.
Parleremo più avanti sulla cosiddetta autonomia differenziata.
Come prima cosa,e non possiamo fare a meno di dirlo il ministro Calderoli ha una bella faccia tosta, oppure è convinto che il Popolo del Nord sia un insieme di allocchi che continuano a farsi prendere per fondelli.
Certo per fare carriera in quel movimento è neccessario tra le caratteristiche essere ipocriti pronti a tradire tutti e tutto,ma un limite dovrebbero porselo chi ha la stessa tessera in tasca di Vannacci,e la Mussolini non può essere annoverato tra i federalisti.
Analizziamo la sua legge chiamata l’autonomia differenziata.
Il rapporto e la divisione dei poteri tra lo Stato e le regioni sono piuttosto complessi. L’articolo 117 della Costituzione stabilisce che lo Stato, e quindi il governo centrale, ha il potere esclusivo di legiferare – ossia di fare le leggi – su 16 materie, dalla politica estera all’immigrazione. Il potere di fare leggi su altre 20 materie è invece definito “concorrente” dalla Costituzione: come suggerisce il nome, questo significa che sia le regioni sia lo Stato possono legiferare sullo stesso ambito. Tra le materie di competenza “concorrente” ci sono la tutela della salute, la valorizzazione dei beni culturali e la protezione civile. L’articolo 117 aggiunge poi che alle regioni spetta il potere di fare le leggi su tutte quelle materie che non sono di competenza «espressamente riservata» allo Stato.

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Cosa manca dunque nel disegno di legge Calderoli? Manca, innanzitutto, una inequivoca regolazione delle modalità di revisione nel tempo delle risorse da attribuire a ciascuna regione differenziata dopo il primo anno di applicazione. Andrebbe specificato a chiare lettere che l’ammontare delle risorse riconosciute per le funzioni devolute – che interessano diritti civili e sociali (per le quali saranno fissati livelli essenziali delle prestazioni-Lep) – dovrà essere rideterminato periodicamente in relazione alla revisione dei Lep medesimi e agli interventi di correzione dei conti pubblici da calcolare per tutti i territori regionali, sia quelli che restano sotto la competenza statale sia quelli che passano sotto la competenza regionale.
Se non si attua prima il federalismo fiscale per tutte le regioni, e se quindi non si costruisce un meccanismo di perequazione dei tributi regionali (non impiegati nella sanità), alcuni territori (quelli ricchi) avranno risorse fiscali proprie non giustificate, che potranno usare per integrare il finanziamento standard delle funzioni aggiuntive (per coprire inefficienze o garantire prestazioni in più senza affidarsi allo sforzo fiscale); mentre le regioni più povere, con tributi propri non perequati, avranno maggiori difficoltà ad accedere alle funzioni aggiuntive.
Questa legge non risponde sicuramente ai tanti cittadini della Lombardia e Veneto che votarono un referendum con risultati definitivi Bulgari.
Con i referendum del 2017, Lombardia e Veneto chiedevano al Governo centrale di negoziare l’ottenimento di maggiori forme e condizioni particolari di autonomia, così come previsto dall’articolo 116 della Costituzione, focalizzandosi su materie chiave come il coordinamento della finanza pubblica, l’istruzione, il lavoro, la tutela della salute e l’ambiente. Il voto conferiva ai Presidenti di Regione il mandato politico per avviare queste trattative, che prevedevano una fase di negoziato tra le Regioni e il Governo.Tanti anni sono passati da quello splendido risultato,si sa autonomia e federalismo provocano l’orticaria a i centralisti veri e a quelli che pensano di avere il diritto di prendere in giro il Nord con una legge che più che una riforma autonomista ricorda la vecchia casa del Mezzogiorno.
Per cui Calderoli hai sposato il centralismo e statalismo tieni per te le tue nostalgie, abbiamo sgamato le tue bugie, per cui ti riteniamo non più credibile.

Roberto Paolino

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