LE INTERVISTE IMMAGINARIE
LE INTERVISTE IMMAGINARIE DI FRANCO IVALDO
TAVOLA ROTONDA TRA I FILOSOFI Libro dedicato alla memoria di Camillo Sbarbaro, autore tra le altre opere storiche di “trucioli” dispersi, nella quale, riferendosi a Giacomo Leopardi, lo defini’ “la voce dell’innocenza davanti all’esistenza”
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LE INTERVISTE IMMAGINARIE DI FRANCO IVALDO
TAVOLA ROTONDA TRA I FILOSOFI Libro dedicato alla memoria di Camillo Sbarbaro, autore tra le altre opere storiche di “trucioli” dispersi, nella quale, riferendosi a Giacomo Leopardi, lo defini’ “la voce dell’innocenza davanti all’esistenza”
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EPILOGO
CONCLUSIONI DELL’AUTORE
Il carattere scherzoso e faceto di questo libretto non deve indurre in errore. Esso contiene, infatti, una tesi seria che è la seguente : l’impossibilità di conoscere il reale per creature limitate quali noi siamo, sia attraverso la religione, sia attraverso la filosofia o , più in generale, attraverso le scienze moderne.
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Ciò non vuol dire che occorre interrompere il lungo, secolare cammino , verso quella che riteniamo essere la Conoscenza. Eppoi, chi siamo noi per fermare la marcia del progresso ? Ci mancherebbe altro! Ma non è arbitrario affermare che questo cammino – per lungo che esso ancora sia – ci porterà da una illusione all’altra, da una tesi all’altra, da una teoria all’altra . Per poi scoprire che il Velo di Maya ci aveva offuscato la visione e che tutto il nostro sapere era, in definitiva, nient’altro che ignoranza .L’autore, come ogni monade senza finestre per dirla con Leibniz, ha , logicamente, alcune tesi proprie, che guarda caso, essendo egli un filosofo dilettante, sono molto vicine a quelle del logico indiano Nagarjuna (II secolo d.c) .
Cercherò di esporre queste idee, come epilogo a questo libretto cui verrà riconosciuto, se non altro il merito di possedere una certa originalità. Almeno lo spero. Sii indulgente, amico lettore ! Allora, esporre le proprie idee, dopo tanti autorevolissimi interventi, potrà apparire davvero presuntuoso. E davvero lo è. Ma se l’autorevolezza degli avi avesse bloccato i nipoti, dopo Adamo , nessuno avrebbe più osato profferire parola. Dobbiamo solo essere consapevoli che oggigiorno, noi nani, vediamo forse più lontano di ciò che vedevano questi giganti del pensiero, ma è solo perché – per usare la felice espressione di Guglielmo da Bath – siamo seduti, noi nani, sulle spalle dei giganti del pensiero e ciò migliora (non è sempre il caso) la nostra visuale. Bene. Una delle costanti dei filosofi cosiddetti posteriori è quella di confutare le tesi dei cosiddetti anteriori. Oppure, come nel caso di Schopenhauer e di Hegel, di litigare tra contemporanei e di trovarsi decisamente antipatici. Mi guarderò bene dal confutare qualcosa, poiché è mia ferma opinione che – nel descrivere “a naso” la realtà – qualche filosofo c’ è andato vicino oppure ci ha azzeccato in pieno: per cui è possibile che mettendo assieme le idee di tutti, alla fine, si riesca ad intravvedere qualcosa. Ciò è in contraddizione con l’affermazione precedente che la realtà è inconoscibile. Infatti, non intendo dire che potremo, un giorno, scoprire tutta la verità (ammesso che ci sia una verità da scoprire) ma che, con uno sforzo collettivo, riusciremo forse a farci un’idea abbastanza precisa non solo dell’universo o degli universi (in questo, gli astrofisici stanno riuscendo piuttosto bene) ma dell’essere in sè, a darci conto del pensiero, dell’evoluzione, del codice genetico, della scienza ultima delle particelle, del funzionamento della mente, del tempo, dell’assoluto, della relatività, della fede e della ragione, delle possibili salvezze spirituali e materiali.
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Prendiamo, per l’appunto, la parabola buddhista dell’elefante e dei ciechi. E’ vero che, tastando una parte o l’altra dell’elefante, i ciechi (i nostri scienziati e pensatori?) non sono riusciti a dare un’idea precisa di che cos’è l’elefante nel suo insieme. Ma mettendo a posto il puzzle (uno sostiene che l’elefante è la proboscide, l’altro le orecchie, un altro ancora le zanne) ecco che l’immagine dell’elefante pur scomposta prende corpo. Può accadere ciò per la filosofia, di cui questo libriccino, in fondo, tratta? |
L’autore ritiene di sì ed ecco perché vuole tentare quella che osa definire la sintesi, la teoria filosofica della sintesi. Non è assolutamente una scoperta, poiché con la tesi, l’antitesi e la sintesi è nata non solo la filosofia hegeliana, ma tutta la dialettica successiva, l’idealismo, il positivismo, l’esistenzialismo. Tutte le scuole di pensiero alla ricerca di una sintesi, fino perlomeno ad Husserl che ha preconizzato una sospensione delle ostilità, cioé di fare epoché e mettere tra parentesi il pensiero, sperando che questa sorta di temporaneo agnosticismo possa trasformarsi in gnosi. Anche il pragmatismo di Peirce e di James mi sembra una buona base di decollo per la nostra piccola impresa. Va bene, non vi faccio aspettare oltre. Vi dico come la penso e come la vedo. Non sono decisamente un sostenitore del creazionismo. Non ritengo cioé che questo mondo sia stato creato da un Essere Supremo al di fuori di esso, intenzionalmente, in base ad un determinismo preciso che avrebbe lasciato tracce nella creatura (ad esempio, il Dna, il codice genetico). Sono più propenso a credere all’emanazionismo, vale a dire ad una Realtà Suprema che, involontariamente ed inconsapevolmente, emana da sè tante realtà minori, rispetto a quella primordiale. Ma a ben vedere, tutta questa disputa è solo una questione semantica. Infatti, sostenere che la Realtà suprema ha emanato da sè il mondo equivale a dire che lo ha creato. Quindi, emanazionismo e creativismo possono essere, in fondo,sinonimi. Tuttavia, si ritiene – almeno noi uomini, col nostro linguaggio riteniamo – che quando si parla di Creatore gli si attribuisce volere, potere ed intenzionalità, mentre per l’Emanatore basta il potere inconsapevole e non cosciente. Dunque, la mia convinzione è: mondi scaturiti dal caso da una X più che sconosciuta, diciamo pure con Leibniz, la Monade Primordiale , mondi poi evoluti per necessità. Chi non ha letto il bel libro di Jacques Monod il “Caso e la necessità” ? Questo giustifica l’evoluzionismo darwiniano, processo automatico che dalla cellula primordiale,ai primati, all’uomo, vede le “creature” modificarsi lungo una scala evolutiva. Ma questo evoluzionismo è reale o solo apparente? Tutto muta o a noi sembra che tutto muti, mentre in realtà solo cambiano le forme ma non la sostanza ? Tutta questa fantasmagoria è – come afferma Nagarjuna- simile ad un miraggio, ad una città di geni celesti ? Oppure è “reale”e che cosa è il “reale” ? Cominciamo a dire che viviamo nel mondo della relatività ed ogni affermazione relativa è una semplice convenzione. Non regge all’analisi dell’assoluto. Se si supera il dualismo di essere e non essere si entra nel campo dell’Assoluto, ma esiste poi qualcosa di assoluto ? Ed ecco come la penso sulla Teologia e sulla Filosofia: sono entrambe unicamente Letteratura. Eresia! Esclameranno tutti in coro: pura eresia, peggio blasfemo. Eppure, cari signori, la penso così e ho il coraggio di dirlo perché non esiste più la Santa Inquisizione, pur sussistendo il fondamentalismo islamico, per fortuna, non ancora interamente padrone di Eurabia. |
La Bibbia, il Vangelo, il Corano? Opere letterarie, cari signori, del genere più elevato e sublime possibile, ma non un briciolo di divino.Pura letteratura, grande letteratura. In alcuni casi, favolistica di altissimo livello, ma mi avete capito bene: letteratura. Come la prima grande opera scoperta dai ricercatori scientifici in India: l’antichissimo Inno della creazione, il Rgveda, chi è l’autore degli inni del Rgveda, nessuno lo sa e forse non lo sapeva neppure lui, perché potevano essere diversi autori come nel presunto caso-beninteso, successivo- di Omero, autore (unico?) dell’Iliade e dell’Odissea. |
Letteratura. Cinquecento anni prima di Cristo, nasce Buddha. Non lascia nulla di scritto, ma la tradizione orale ci tramanda le quattro sante verità ariane, la storia dell’illuminazione, la teoria del nirvana. E la letteratura buddhista (che, badate, diventerà subito filosofia e religione, attraverso vari concili e grazie all’imperatore, Ashoka, il Costantino buddhista) esplode in una serie impressionante di scritti che diventeranno di carattere religioso, cioé sacro. Il passaggio dalla letteratura – intesa come resoconto storico nel caso della Bibbia – alla religione è evidente. Meravigliosi scritti poetico-letterari come il Corano sono diventati sacri. E’ diventata letteraria e , quindi religione, la grande tragedia umana del Vangelo. Ma, allora, tutto questo parlare , per secoli di Dio e del Diavolo come entità reali ? Della Trinità, del Verbo fatto carne. Sì, grandi opere di letteratura, senza la scrittura non vi sarebbe stato nulla di tutto ciò, è perché la tradizione orale, probabilmente, si sarebbe – alla lunga – perduta. Dobbiamo, quindi, alla scrittura cuneiforme, ai geroglifici, agli inventori dell’alfabeto e poi all’inventore della stampa, Gutenberg, se il dibattito mitologico su dio, sugli dei, sul diavolo e i suoi accoliti è ancora attuale. Perché guardate che è attuale. I greci hanno rinunciato a Giove e a Giunone, ma il dibattito religioso è vivo e vegeto. I popoli nordici hanno rinunciato alla saga di Odino, ma le grandi leggende letterarie sono negli scaffali di tutte le librerie mondiali. Le grandi religioni monoteiste sono basate su opere letterarie immense, ma pur sempre opere letterarie. E’ evidente che vi è reciprocità in questo processo di osmosi. Se le grandi opere letterarie sono state alla base della nascita delle grandi religioni monoteiste, è anche vero che mitologie e religioni hanno influenzato a loro volta l’arte : pittura e scultura, in primis (Michelangelo, Leonardo, Giotto, Raffaello), la musica (il Nabucco, per citarne uno o la Norma dei Druidi). Persino il diavolo ha ispirato gli artisti, eccome , guardate le raffigurazioni pittoriche di Jeronimus Bosch. Qui, è tutto un pensiero circolare. L’influenza è multilaterale, reciproca, come in un sistema di vasi comunicanti: ma tutto, proprio tutto, è solo umanesimo, antropocentrismo, scelte umane, troppo umane per non essere chiaramente individuabili in qualsiasi ramo dell’attività dell’uomo. |
Che c’entra il divino, che c’entra il diabolico, in tutto ciò? Il processo alle streghe di Salem era frutto di superstizione pura, poi uno scrittore ne ha tratto l’ispirazione per “La lettera scarlatta”. Questo significa forse che la stregoneria ha una base reale? Che, nel caso delle streghe occorreva chiamare gli esorcisti. Purtroppo, nel Medioevo europeo di inquisitori in azione ne abbiamo avuti anche troppi. |
E’ chiaro il significato di tutto ciò per l’argomento che ci riguarda ? Feuerbach, non a caso aveva trovato la soluzione,svelando il processo di formazione dell’idea di Dio (e, quindi, dell’alter ego, il Diavolo) nel pensiero umano e aveva scoperto quello che tutti noi sappiamo ma non osiamo confessare: non è stato Dio a creare l’uomo, ma l’uomo che continua a creare, ogni giorno, Dio e i nemici di Dio. Semplice ateismo ? No, riconoscimento al talento artistico di tutti coloro che ci hanno preceduto. In alcuni filosofi, come Rousseau e Schopenauer, lo stile prevale addirittura sui contenuti. Se non fosse stato per la manìa umana di mettere etichette a tutto, i succitati sarebbero stati catalogati come scrittori e non come filosofi, anche se con il suo “Contratto sociale”, Rousseau deve aver influenzato parecchio i protagonisti della Rivoluzione francese. Si sostiene che ogni opera letteraria contenga una propria filosofia , ma non si sostiene che ogni filosofia è, in realtà, un’opera letteraria. Eppure, in un certo qual modo lo è, buona o cattiva che sia, scritta in bello stile o praticamente illeggibile, come pare fossero le opere del criticismo kantiano, in cui la forma veniva trascurata a profitto dei contenuti. Questo vale per un’altra scienza: la psicologia. Anch’essa è principalmente letteratura, come dimostrano le ingegnose spiegazioni psico-erotiche di Freud e di Jung. Insomma, ci resteranno solo caratteri tipografici, messi in bella fila. C’è un’obiezione, lo riconosco, ed è l’esistenza del computer: l’uomo ha creato il computer e ciò potrebbe indurre i creazionisti a pensare che forse Dio ha creato un uomo-robot, applicando una sorta di scienza informatica per cui l’Eden si troverebbe a Silicon Valley. Scienza, fantascienza. Certo, ma anche questi , in fondo, sono generi…letterari! Va bene, lo confesso, sono più giornalista che “filosofo” e così, corporativisticamente, ho esaltato quello che considero il campo della mia professione: la letteratura, in tutti i suoi generi ( epica, drammatica, tragica, umoristica, scientifica, fantascientifica, teatrale, favolistica ecc.). Una sorta di panteismo letterario, se volete passarmi l ‘espressione,ed io concluderei qui questa delirante esposizione del mio pensiero, se non rimanessero da rilevare i caratteri socio-finanziari-economici di tutte le religioni: da quella dei sacerdoti egizi all’Olimpo dei greci dai druidi dei celti ai bramani dell’India. Basti dire che , nella storia dell’umanità, il carattere religioso – nato dalle mitologie – si è spesso accompagnato con un reale potere economico e politico (i principi vescovi, i Papi medioevali, gli imam dell’Islam). La casta sacerdotale si è sempre appoggiata su un reale potere politico- finanziario. E’ un bene , è un male ? Il potere spirituale cos’è in fondo se non potere politico? La capacità di rivolgersi alle masse e di farsi conoscere ed ascoltare. Senza audience non vi è potere come ben sanno i detentori dei mass-media televisivi o della carta stampata. Senza un costante proselitismo nessuna religione può sopravvivere e diffondersi. Senza mezzi, vi è solo l’oblìo. Sono realmente terminate le “guerre” di influenza (per non dire di religione) tra Chiesa e Impero ? Chissà! Per fortuna, non spetta a me dare una risposta su questi interrogativi…Ma è anche vero che il dialogo interreligioso che si sviluppa a livello mondiale, di per sé positivo e foriero di sviluppi di pace e di comprensione tra i popoli, è anche – in certo qual modo – la manifesta presa di coscienza dei religiosi di tutti i credo mistici dell’enorme minaccia rappresentata dalla diffusione del materialismo e del consumismo. L’Impero, rappresentato eloquentemente dal capitalismo affaristico-commerciale statunitense non può -sul fondo dei problemi – non entrare in rotta di collisione con il misticismo orientale, con la religiosità tout court. Eppure, negli Stati Uniti sorgono come i funghi le sette religiose che affiancano le grandi Religioni storiche e tradizionali (Cristianesimo, Islamismo, Induismo, Buddhismo etc.). E’ il segno della vitalità della Chiesa Universale, di tutte le chiese. Ciò significa anche che l’Impero, malgrado le apparenze non ha per nulla vinto la propria battaglia e , volente o nolente, è costretto a scendere a patti (oggi come duemila anni fa) con la religiosità dell’Uomo. Queste considerazioni generiche e, senza dubbio, discutibili pongono termine alle mie argomentazioni-
MA POICHE’ L’ULTIMA PAROLA NON SPETTA MAI ALL’UOMO, BENSI’ A DIO, DO’ SUBITO L’ULTIMA PAROLA ALL’ ALTISSIMO- Dio: ” Figliolo, non ho molto da dire. Sei scomunicato! E, beninteso, questo libello è messo all’Indice!”
Franco Ivaldo |