Le inefficienze del pubblico e le sofferenze del privato

LE INEFFICIENZE DEL PUBBLICO
E LE SOFFERENZE DEL PRIVATO

LE INEFFICIENZE DEL PUBBLICO
E LE SOFFERENZE DEL PRIVATO

La prima volta che ho messo piede in terra Americana risale al lontano 1969.

Ricordo lo stupore nel vedere i giganteschi grattacieli di Manhattan e i grandi magazzini che vendevano ogni ben di Dio, cose che noi in Italia, ma credo anche in Europa, neanche ci potevamo sognare.

Nel 1969 in Italia non vi erano gli yogurt, le lenzuola colorate o le calcolatrici elettroniche della Texas Instruments (da noi vi erano le Olivetti a manovella!) per non dire di tutto il tecnologico che a quei tempi era avanti rispetto a noi  almeno di due anni.

Con l’andare del tempo piano piano questo gap, di anno in anno, si è assottigliato sino ai giorni d’oggi, quando sia  per il successivo grande sviluppo industriale europeo del dopo guerra, sia per il recente fenomeno del mercato globale, in pratica le novità sono ad un livello ormai paritario.


Oggi quello che vedi in America lo vedi contemporaneamente in Europa, o forse in ritardo di uno o due mesi e non più di due anni come prima.

Una cosa che mi aveva anche colpito era il Sistema dei trasporti pubblici terrestri, che era alquanto efficiente e capillare anche in una metropoli come New York dove, come ben si sa, esiste una metropolitana gigantesca.

La cosa che avevo immediatamente notato era che per accedere al bus si entrava nella parte anteriore attraverso un tornello e vi era una cassetta di plexiglass trasparente dove si depositava il dollaro per pagare la corsa.

L’autista, che naturalmente era fermo per permettere la salita dei passeggeri, poteva tranquillamente controllare che ogni passeggero deponesse il dollaro dentro la cassetta e conseguentemente avesse pagato regolarmente il suo biglietto.

E’ passato quasi mezzo secolo e da tempo la cassetta di plexiglass trasparente è stata sostituita da più moderni sistemi di incasso, tuttavia chi accede al bus, deve sempre passare davanti all’autista, per cui non vi può essere persona che non paghi il biglietto.


In Italia nel 1969 sull’autobus vi erano sia l’autista sia il bigliettaio e sia gli ispettori/controllori che salivano di tanto in tanto a controllare che i passeggeri avessero i biglietti; poi con gli anni i bigliettai sono stati eliminati; oggi continua ad esserci l’autista naturalmente ma, al contrario degli altri paesi, i passeggeri devono procurarsi i biglietti da edicole e tabacchini, che suppongo avranno un aggio, e  continuano a salire dalla parte posteriore, così che l’autista non può controllare chi ha il biglietto e chi no, mentre vi sono sempre gli ispettori  che ora vanno di coppia. (verrebbe da dire uno sa scrivere l’altro sa leggere!)

Io non uso quasi mai il bus, tuttavia quelle poche volte che lo uso noto che molti extracomunitari (e non solo loro) viaggiano spesso gratis e ho anche notato che raggirano i controllori che fanno le imboscate, scendendo sempre la fermata prima, per poi prendere il bus che segue; evidentemente conoscono perfettamente le loro abitudini di controllo, ovvero vi è un tam tam telefonico, una sorta di “avviso ai naviganti”.

Il risultato è che l’ACTS è sempre in deficit e il contribuente savonese paga il conto e lo paga anche la vecchietta che vive di una misera pensione e magari sul bus non ci mette mai piede.


Ho letto su Uomini Liberi che l’amico Arecco aveva chiesto e ottenuto con una certa difficoltà la lista dei compensi ai dirigenti e ai consiglieri delle ACTS e Tpl e sono  rimasto sbalordito che in tempo di crisi vi siano dei comuni mortali che ottengono degli stipendi e dei compensi di tale portata in considerazione che i 124.523 euro del Sig. Gommellini e i 152.915 euro del suo predecessore Agazzi Filippo siano, suppongo, al netto della loro futura liquidazione e dei contributi pensionistici, che, naturalmente, anch’essi sono a carico del Comune, anzi non del Comune ma del contribuente savonese, inclusa la povera vecchietta.

Gli amanti dello statalismo, che sono sempre pronti a giustificare ogni situazione anomala della burocrazia, perché collaterale sistema da loro prediletto, sicuramente obbietteranno che trattasi di compensi a Managers e che il mercato regola tali norme e parametri.

Essendo io un liberista convinto sono d’accordo che se un manager è valido deve essere pagato, tuttavia nel libero mercato del privato i manager saranno anche pagati meglio ma ovviamente se portano dei risultati, in ogni caso il loro compenso senz’altro è proporzionale al risultato.


Purtroppo non è la stessa cosa per la stragrande  parte delle municipalizzate, come nel nostro caso l’ACTS, il cui costante deficit è pagato dal Comune con i soldi dei contribuenti, inclusa la vecchietta, che magari non ha i soldi per comperarsi la frutta, ma che le viene estorto, attraverso le tasse comunali, il suo pur piccolo obolo a favore  sia dei managers sia dei vari consiglieri, quadri e quadretti reggi palle, che normalmente in queste aziende pullulano e il cui loro solo merito è quello di portare voti al partito di turno, che per la Liguria e Savona è sempre lo stesso da sempre; dirigenti che non si pongono affatto il problema di incassare i soldi da  chi utilizza il servizio erogato dall’azienda che loro amministrano, intanto i soldi per il loro stipendio arrivano regolarmente anche se l’azienda non produce utili ma perdite.

In Florida noto anche che nelle città non vi sono gabbiani e piccioni, eppure il luogo dove soggiorno è abbastanza vicino alla spiaggia, dove i gabbiani al contrario sono numerosi.

Non credo che i gabbiani americani siano differenti dai nostrani e non amino le città, semplicemente non trovano di che mangiare in città e quindi non si avventurano inutilmente dove non troverebbero il cibo abbandonato tra i cassonetti dell’immondizia. E qui arriviamo all’altro manager, quello dell’ATA, che per lasciare la città in balia dei gabbiani prenderà anch’egli un fior di stipendio.


Oltre ai gabbiani nella nostra città tutti possono notare l’accattonaggio, la vendita delle merci contraffatte, i motorini con la marmitta irregolare che sfrecciano impunemente per le vie, assordando i cittadini a tutte le ore anche della notte  (il sindaco Berruti una volta mi disse che non gli era mai capitato di sentire questi rumori assordanti!!), le stesse autoambulanze hanno una sirena che non ha eguali in tutti i Paesi civili, insomma uno come me, che per lavoro viaggia abbastanza e può fare dei paragoni con altre realtà, non può non domandarsi: ma cosa fanno questi amministratori per meritarsi tali stipendi?

 Il popolo di sinistra , con alla testa i sindacati, che nel loro DNA comunista vedono gli imprenditori  non come produttori di sviluppo di economia reale che arricchisce il paese e crea  di posti di lavoro reali, ma come sfruttatori dei lavoratori e evasori fiscali, non si accorgono  o per lo meno fanno finta di non accorgersi degli sprechi,dei menefreghismi e spesso degli abusi  dell’amministrazione pubblica, che di fatto oltre a far allontanare sempre di più il nostro paese dai paesi civili, affossa la vera economia e fa pagare un conto salato alle imprese e a tutta la collettività, inclusi i meno abbienti come la povera vecchietta, che sebbene in minima  proporzione, paga anch’ella per  la casta dei vari mandarini.

Il compagno Landini continua a sbraitare, io dico pure giustamente per la situazione difficile dei metalmeccanici , sia per la loro situazione salariale, sia per la loro nuova  precarietà  dovuta alla continua minaccia di delocalizzazione di industrie italiane in altri paesi.


Va da sé che i prodotti provenienti da paesi anche europei  con minore costo della mano d’opera, che porta anche imprenditori italiani a produrre dove vi è più convenienza, deriva sia dalla apertura delle frontiere alle merci prodotte in paesi dove il costo del lavoro è nettamente inferiore, ma soprattutto dove le amministrazioni sono di aiuto alle imprese e non gravano sul costo del lavoro come da noi, anche perché tali paesi non hanno pletore di “fanc….sti”  ben pagati come in Italia.

Dov’era Landini quando i suoi colleghi sindacalisti si prodigavano a riempire di personale strapagato le municipalizzate e le varie aziende statali e parastatali, per non dire in genere tutto il pubblico impiego e quando, allo stesso tempo, Prodi osannava i vantaggi della globalizzazione tout court?

Dov’era Landini quando a partire dagli anni 70 si mandava in pensione gente a 35/40 anni senza che avessero pagato un centesimo di quello che avrebbero poi in seguito percepito, mettendo a carico del costo del lavoro del settore privato tutte questi privilegi?

Dov’era Landini quando la tanto rimpianta (da loro) ”concertazione” accontentava tutti specialmente i sindacati a scapito delle generazioni future?

Ora i nodi sono venuti al pettine e chi produce economia reale e porta fieno alla cascina non riesce più a reggere la concorrenza, avendo sulla gobba un costo del lavoro e un costo sociale che non ha eguali al mondo.

Landini dovrebbe ben sapere che la maggior parte degli imprenditori non investe in ricerca e in rinnovamento delle proprie strutture industriali non per cattiva volontà, ma perché gravati dalla  zavorra creata dai suoi compari,  molto spesso con la complicità del sindacato.

Se ha a cuore i lavoratori veri, allora si dia da fare a combattere anche lui i troppi succhiatori di sangue che si annidano nelle varie amministrazioni, che stanno portando il paese alla rovina e che non sono neanche capaci di farsi pagare i servizi che producono, anziché abbaiare alla luna.

Questo sarebbe già un bell’aiuto non solo alle imprese ma anche ai comuni cittadini e alla comune morale.

Silvio Rossi

Lega Nord

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