LAURA VEGAS E CARLOS CARLE’ Arazzi e ceramiche
Da sabato 11 ottobre fino al 9 novembre 2014, presso l’Atelier Gulli, in corso Italia 201r. a Savona
LAURA VEGAS E CARLOS CARLE’
Arazzi e ceramiche
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LAURA VEGAS E CARLOS CARLE’ Arazzi e ceramiche |
Sono esposte da sabato 11 ottobre, e lo rimarranno fino al 9 novembre 2014, presso l’Atelier Gulli, in corso Italia 201r. a Savona, alcuni “arazzi” di Laura Vegas e diverse sculture e bassorilievi in ceramica di Carlos Carlè, due artisti uniti nella vita e nei loro rispettivi percorsi creativi, approdati dall’Argentina nelle terre delle Albissole frequentate, nei mitici anni Cinquanta e Sessanta, da artisti come Lucio Fontana, Roberto Crippa, Agenore Fabbri, Milena Milani, Asger Jorn, Wifredo Lam (di cui Carlos Carlè è stato amico fraterno) e i più giovani Ansgar Elde, Daniel Bec, Irene Dominguez, Pietro Gatti, Gianni Celano Giannici… In questa mostra possiamo vedere come le loro opere possano intrecciare un dialogo non solo tra stili diversi ma anche tra i diversi materiali usati: i morbidi, colorati e soffici tessuti di lana argentina che Laura Vegas appende alle pareti come dipinti, e le sculture “petrose” di Carlè che sembrano evocare lontani sommovimenti tellurici, quasi di lava pietrificata, e sulle cui superfici, corrose o smaltate, segni e rilievi ricordano antiche incisioni o tracce di fossili sopravvissute all’erosione del tempo. Così le molli pieghe, le increspature, gli intrecci, i nodi e le frange dei tessuti di Laura Vegas fanno contrasto con le superfici scabre o levigate, opache o lucenti delle ceramiche di Carlos Carlè; da un lato una materia soffice come la lana lavorata a mano che richiama la tradizionale attività “delle donne di ogni latitudine” (come scrive Mauro Baracco nella sua presentazione) legate all’intimità, alla continuità, al tepore della vita domestica; dall’altro il grès degli sferoidi, dei dischi, delle formelle, dei pannelli in cui la materia sapientemente raggrumata crea sorprendenti effetti pittorici e plastici, le colonne tronche, i massi appena sbozzati di Carlos Carlè che ci parlano di antichissimi monumenti a cielo aperto (come i tre Megaliti per Barge, il paese da cui la sua famiglia emigrò per l’Argentina verso la fine dell’Ottocento e del quale Carlè è cittadino onorario) e anche della volontà di dare forma e imprimere un sigillo personale e quasi dar vita a una materia che altrimenti rimarrebbe – almeno apparentemente – muta e inerte. Come ha scritto lo stesso artista: “E’ la superficie che viene investita di espressività, e questo sia a livello di lavorazione che di scelta di segni, simboli, scritture, tagli, incisioni, strappi, buchi. Il ceramista ha il privilegio di creare la materia con cui lavorare, secondo la varietà degli impasti di terra, refrattario, colore, ossidi. Le mie opere oscillano tra istinto e ragione, tra razionalità e materia organica”. E’ tuttavia evidente che tanto gli arazzi di Laura Vegas quanto le ceramiche di Carlos Carlè hanno in comune il linguaggio che, nella storia dell’arte del secondo Novecento, è stato definito “informale” e, più specificamente, “informale materico”. E’ il linguaggio che accomuna, ad esempio, pur nelle differenze stilistiche e di poetica, artisti come Jean Dubuffet, Antoni Tapiès e Alberto Burri; un linguaggio affine all’informale materico è anche quello “spaziale” dei già citati Lucio Fontana e Roberto Crippa, artisti che hanno inteso superare il tradizionale concetto di pittura e di scultura, basti pensare ai vecchi sacchi di juta, alle combustioni, alle plastiche e ai cretti di Alberto Burri; ai materiali misti, terrosi e sabbiosi, e ai segni e alle croci di Antoni Tapiès; o ai buchi, ai tagli, alle pietre, alle sfere (come quelle collocate sulla “passeggiata degli artisti” di Albisola) di Lucio Fontana, o, dall’altra parte dell’ Atlantico, ai cromatismi estremi di Mark Rothko… Anche nelle opere Di Laura Vegas e Carlos Carlè la materia originaria è trasformata da “cosa” o da materiale per la produzione di manufatti d’uso quotidiano, come appunto la lana o l’argilla, in oggetti in cui la materia è al tempo stesso mezzo e fine, sostanza e forma, natura e cultura. Questa mostra è veramente un “evento” da non perdere. FULVIO SGUERSO |