L’anziano impiegato

L’anziano impiegato
(Dedicato a chi dovrà indefinitamente protrarre la propria attività lavorativa, se avrà la fortuna di poterlo fare.)

L’anziano impiegato

(Dedicato a chi dovrà indefinitamente protrarre la propria attività lavorativa, se avrà la fortuna di poterlo fare.)

L’anziano impiegato s’annoiava, il più anziano del nostro reparto,  davanti allo schermo del personal computer. 

La giacca un pò stretta ma sempre indosso anche da seduto, la cravatta appena lenta sulla camicia bianca perfettamente stirata.

 Osservava crucciato le carte, soffermandosi a meditare ogni singola mossa. Aggrottava le ciglia non appena intravedeva una soluzione azzeccata.

Sbadigliava od appoggiava la mano sul mento o sulla guancia. Alternando questi movimenti riflessi in base alla difficoltà della mossa o chissà quale ispirazione del momento. Senza entusiasmo.

Di tanto in tanto fischiettava un motivetto sommesso ma piuttosto ritmato, il quale non sembrava appartenere ad alcuna canzona famosa.

Il ticchettio del mouse risuonava improvviso nella stanza a scandire il progredire del gioco, dopo una significativamente lunga pausa di studio precedente.

La testa iniziava, quindi, a ciondolare alternativamente da destra a sinistra, per seguire meglio con lo sguardo il rapido transito delle carte sullo schermo.

Trascorrere intere giornate lavorative in panchina, come una riserva all’occorrenza  recitare una parte da comparsa, era stato dapprima un dramma per lui, che avuto un ruolo chiave, diventando importante e stimato nell’azienda.

Se ne stava però malinconicamente facendo una ragione, nell’orgoglio di salvare perlomeno le apparenze di una carriera al capolinea, restando impassibile, essendo tutto di un pezzo.

Una rigida deontologia personale consolidata nei decenni gli consentiva di concedersi  a malapena questo tipo di distrazione discreta e silenziosa.

 Diversamente da indefessi colleghi d’ufficio più giovani, adusi a perdersi in impegnative telefonate private ad alta voce, chiassose transumanze nei corridoi, soste di conversazione davanti alle macchinette del caffè o, peggio, interminabili navigazioni su internet…..

Aveva iniziato a lavorare in un’epoca ormai lontana, assai diversa dall’odierna. Portava in serbo l’esperienza di chi è stato partecipe forse fautore, non solo testimone, di molte rapide trasformazioni.

 Per le persone della sua generazione vigeva ancora un codice dell’onore a cui inderogabilmente appellarsi nell’affrontare le più spinose questioni quotidiane, in una situazione in cui l’isolamento era sia subito che ricercato.

Entrato per caso nel ristretto club delle sue relazioni, non conoscendo a fondo la sua storia, quasi sempre restavo in posizione di osservazione ed ascolto nei suoi confronti.

Era una tattica tutto sommato utile, presumo a posteriori l’unica per chi aveva meno anni di servizio, per guadagnare la confidenza ed il rispetto di un simile personaggio.

Ostentare sicurezza, o solamente dubitare delle sue affermazioni, poteva suscitare le sue accese reazioni, nella misura in cui egli pensava che in questo modo venisse meno la sua credibilità.

Così di tanto in tanto si scioglieva, facendo trapelare barlumi di dignitosa professionalità e, se poteva, collaborava volentieri con chi ne aveva bisogno .

Superstite di un tempo andato di correttezza ed educazione, la sera era uno tra i pochi ancora a salutare tutti cordialmente ad alta voce.

 Antonio Rossello aprile ’12

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