La verità sul voto francese
e il deserto della politica italiana

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Secondo la Vulgata la Francia è la patria della democrazia e del peuple souverain. Sovrano sì ma non certo assoluto perché tenuto a bada da un superiore livello di sovranità – la cui legittimazione rimane un mistero – che lo mantiene nell’alveo di un immutabile ordine occidentale. Tant’è che, per impedire tracimazioni, le elezioni legislative si tengono in due turni per dar modo ai partiti di aggiustare risultati incompatibili con quell’ordine. Accade così che se al primo turno si afferma nettamente il partito guidato da Marie Le Pen con oltre 9 milioni di voti , quasi due milioni in più rispetto al Nuovo Fronte Popolare e tre milioni di voti in più rispetto ai partito di Macron , solo terzo e il vero sconfitto di questa consultazione e al secondo turno il vantaggio della Le Pen si rafforza, grazie alle alchimie consentite dalla legge elettorale scivola al terzo posto, tutta la stampa europea esulta per la débacle della destra francese. Insomma se la Le Pen vince ma non stravince vuol dire che ha perso, anzi ha subito un tracollo e la sinistra ha stravinto anche se ha perso consensi sia al primo che al secondo turno.

Risultati primo e secondo turno https://italianinews.com
Una presa in giro degli elettori vittime di un patto scellerato fra estremisti di sinistra e gli odiati conservatori. I media, con in testa le nostre televisioni e il suggello dei nostri opinionisti, invece di gridare allo scandalo di fronte alla volontà popolare completamente ribaltata esultano per lo scampato pericolo: la Francia è salva, l’Ue è salva e la Meloni è al sicuro. Perché sotto traccia la partita era fra le due destre: quella finta schiacciata sui dem americani, atlantista, europeista guerrafondaia dei FdI e quella un po’ abborracciata, culturalmente e politicamente ancora in formazione ma non a caso temutissima da Bruxelles e dalla Nato del Rassémblent. National, alla quale guarda Salvini. E se Giorgia Meloni può tirare nell’immediato un sospiro di sollievo il suo destino politico è segnato perché l’onda di una destra vera destinata a travolgerla non si arresta di certo con i trucchi elettorali.

Mélanchon. https://www.msn.com
Ma c’è di più: il partito che più si è giovato del ribaltone elettorale fatto passare per una diga antifascista – è quello di Mélanchon, che per il suo personale tornaconto è stato il cavallo di Troia dell’islamismo che è il vero pericolo per la democrazia, non solo quella francese. È lo stesso scenario vagheggiato dalla sinistra italiana: davanti alla presa di coscienza del suo tradizionale bacino elettorale, che ci ha messo del tempo ma ha ormai capito che il Pci-Pds-Ds-Pd è un partito borghese senza un’idea, senza ideali, senza uno straccio di progetto politico che non sia la solidificazione dello statu quo. In prima battuta per sopravvivere si giova della disaffezione verso la politica ma in prospettiva pensa di rimpolpare il suo zoccolo duro – i ceti parassitari e privilegiati – con i “nuovi italiani”; si spiega così l’insistenza martellante sullo ius soli, sullo ius scholae e sullo snaturamento del concetto di cittadinanza, con la complicità di quanti a destra lucrano sulla manovalanza a basso costo.
Il contraccolpo per la Francia non sarà tanto l’ingovernabilità, sulla quale insistono i politologi più avveduti, una ingovernabilità più teorica che pratica, considerato il livello etico di chi fa politica: l’immobilismo può smussare le differenze più stridenti; sarà piuttosto il caos nelle banlieues, un terremoto culturale , una dura prova per la tenuta delle istituzioni.

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Resta però intatta la forza di un partito che ha la sua ragion d’essere non nella continuità con un passato torbido, quello di Vichy e della pattumiera filo nazista razzista e antisemita, ma nella sua capacità di rappresentare le istanze della società francese: i salari, le pensioni, la sicurezza, la difesa del sistema produttivo nazionale. Una forza, beninteso, virtuale, che per concretizzarsi dovrebbe poter contare su un personale politico credibile, E se l’Italia sotto questo aspetto piange la Francia non ride. Alla Le Pen giova il confronto con la nostra Meloni ma questo non basta. Noi turandoci il naso dobbiamo puntare su Salvini e sperare che Orbán resista alla pressione di Bruxelles e della Casa Bianca. La Storia è beffarda: fino al secolo scorso la scena politica, quella italiana come quella europea, era occupata da personalità di grande spessore anche se animate da opposte visioni della società e della storia, impegnate, qualunque fosse il loro progetto, a cercare di sensibilizzare un popolo spesso ottuso e indifferente: oggi accade il contrario: la società civile ha acquisito consapevolezza e si è impadronita degli strumenti del sapere ma al di là degli schieramenti di facciata ormai inconsistenti non sa letteralmente a che santo rivolgersi, con mestieranti della politica culturalmente e intellettivamente meno che mediocri buoni solo a esibire senza pudore la loro appartenenza ad un inedito ceto sociale borioso e prevaricatore.
La cartina di tornasole di questo disastro della politica che di fatto ha ridotto in burletta la democrazia è la guerra in Ucraina. Tot capita tot sententiae recita il vecchio adagio , e c’è posto anche per le opinioni più stravaganti. Ma che non ci sia un partito , un singolo uomo politico, un opinionista che sostenga l’opinione tutt’altro che peregrina che il vero aggressore è Zelensky su mandato americano, che la Nato ha stretto un cappio al collo della federazione russa, che il potere della finanza globale è minacciato dai nuovi assetti politici economici commerciali e industriali e fa di tutto per difendersi, che per neutralizzare la potenza economica cinese in molti ambienti americani si pensa che sia necessario abbattere il gigante militare russo che la sostiene ha dell’incredibile.

Meloni e Orban https://www.bing.com
Si dà spazio e credito alle teorie più fantasiose, dalle camminate sulla Luna ai messaggi dall’iperspazio, si vellica – giustamente – l’ingenuità consolatoria delle favole religiose, si possono azzardare tutte le possibili ricostruzioni della tragedia di Ustica o sulla morte di Kennedy ma sull’Ucraina c’è una sola incontrovertibile verità che nemmeno Salvini, nemmeno la Le Pen nemmeno il guastafeste Orbán osano smentire esplicitamente, sull’Ucraina non c’ è spazio per il dubbio.. L’unico che lasciava trapelare quello che sosteneva in privato, che non erano semplici dubbi, era Berlusconi. Morto lui siamo di fronte ad una unanime totale acquiescenza di fronte a dogmi indiscutibili, ad una diabolica scotomizzazione dei fatti o al loro capovolgimento: i russi massacrano i civili: ci sono prove che lo hanno fatto e continuano a farlo gli ucraini, ma non importa; i russi colpiscono infrastrutture civili: lo fanno gli ucraini ma non importa; ci sono prove provate che gli ucraini ammazzano i prigionieri: si mette in giro la voce che lo fanno i russi; gli ucraini attaccano scuole e ospedali a Belgorod o nel Donetsk , silenzio; ma in compenso servizi fiume su un missile che ha colpito l’ospedale pediatrico a Kiev senza che ci si interroghi sulla paternità del missile o su una possibile deviazione.

La strage di Bucha
Come nessuno si chiese a chi fece comodo la strage di Bucha e a chi hanno fatto comodo ora le povere vittime grazie alle quali sono cadute le ultime riserve sull’invio e l’impiego di armamenti più devastanti da fornire all’Ucraina, libera di usarli in territorio russo. La cricca di Biden e i media americani, a differenza degli europei, devono fare i conti con l’opinione pubblica e per ottenerne il consenso ad ogni passo in più verso la catastrofe non c’è niente di meglio che l’esibizione di vittime innocenti per rafforzare la demonizzazione del tiranno sanguinario e la convinzione che vada eliminato. E, a questo proposito, la Meloni ha voluto distinguersi per acume politico: il bombardamento russo di un ospedale sarebbe la risposta cinica e rabbiosa di Putin agli sforzi dell’Occidente e suoi personali per una cessazione delle ostilità. Sono gli scivoloni di chi cerca in ogni occasione di essere più realista del re e di compiacere il suo padrone più di quanto gli venga richiesto.
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