LA VERITA’ E LE VERITA’

Caro Marco, vedo che non solo leggi con attenzione quello che scrivo ma reagisci opponendo con zelo le tue argomentazioni alle mie in modo frontale ma civile, mentre l’altro sovranista antisistema collaboratore indefesso di questa rivista online, prof. Lisorini, fa il pesce in barile e non si degna di rispondere alle precise domande che gli ho rivolto riguardo, per esempio, al motivo per cui si è “ben guardato dal leggere” le opere del suo vecchio amico e compagno di università Remo Bodei, di cui ha pur tessuto il necrologio su queste pagine, e perché non ha nemmeno ventilato il proposito di colmare, lui docente di filosofia a riposo ma attivo pubblicista, questa sua non lieve lacuna. Ma non intendo ora parlare a nuora perché suocera intenda, e vengo al tuo puntuale contraddittorio delle mie tesi sul risorgente pericolo neonazista e neofascista e sui preoccupanti e sempre più frequenti episodi di antisemitismo e di razzismo di cui ci riferiscono le cronache (tra parentesi noto che nel suo articolo di oggi il prof. Lisorini allude alla “morte di uno degli ultimi italiani sopravvissuti” ai lager nazisti senza nominarlo. Allora lo nomino io: si tratta di Piero Terracina, instancabile testimone della Shoah, unico sopravvissuto della sua famiglia, che andava negli anni della sua terza età nelle scuole, nelle istituzioni pubbliche e private, nei viaggi della memoria, in televisione e ovunque lo chiamassero a raccontare quello che ha vissuto perché quel passato non ritorni). Che cosa vuoi che ti dica, per me sono episodi gravi che denotano il venir meno della memoria storica di quello che fu il nazifascismo, per te, evidentemente sono episodi trascurabili, mentre il vero pericolo consiste nella globalizzazione dominata dagli Usa e dal turbocapitalismo che regola (si fa per dire) il mercato e dal conseguente strapotere finanziario delle grandi banche private nonché nei flussi migratori selvaggi dai paesi poveri verso i paesi ricchi (fino a quando non si sa). Per me la mostruosità degli uni non cancella la mostruosità degli altri. Quello che non capisco è perché, di fronte a questa situazione mondiale certamente sbilanciata e conflittuale, causa di guerre infinite e del terrorismo che ci minaccia costantemente, il rimedio dovrebbe essere il ritorno ai nazionalismi che hanno provocate due guerre mondiali nella prima metà del Novecento e le cui conseguenze si fanno sentire ancora oggi. Tu dici: “In sostanza, Sguerso snocciola tutti questi veri mostri riservando loro un’indulgenza che invece sospende quando si passa ad episodi di ben minore entità, ma a suo avviso pregni di significato politico e quindi densi di pericolosità sociale come la tipa col tatuaggio di Hitler sulla schiena, qualche raduno di nostalgici col braccio teso, gli insulti via social a Liliana Segre, ecc”. Eh no! Caro Marco, tu qui – a parte lo “snocciolare” – commetti un errore di attribuzione: da che cosa mai hai dedotto la mia indulgenza verso le cause delle disuguaglianze e quindi delle guerre che tuttora insanguinano il pianeta? Ancora una volta mi tratti come se fossi Alice nel paese delle meraviglie! E come puoi anche solo pensare che io possa guardare con indulgenza (che non posso “sospendere” non avendola mai avuta) tanto alla mentecatta con la schiena tatuata quanto all’onda nera neonazista che da tempo è venuta allo scoperto? Hai letto i libri che ho citato nel mio articolo? Altro che qualche raduno di innocui nostalgici con il braccio teso! Quanto agli insulti razzisti a Liliana Segre, se per te sono trascurabili data l’esposizione mediatica pressoché quotidiana della senatrice a vita e il moto (quasi) unanime di solidarietà che le hanno procurato, per me segnano il discrimine tra civiltà e barbarie, come lo sfregio alle lapidi che ricordano le vittime delle leggi razziali. Quanto alla verità, è vero, non è mai tutta da una parte sola, ma ci sono gesti, caro Marco, che disumanizzano l’uomo, anche se offendono solo chi li compie.

FULVIO SGUERSO

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