La valle del Santuario
La valle del Santuario di Savona?
Una ricchezza tutta da valorizzare
Ecco le proposte di due architetti
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La valle del Santuario di Savona?
Una ricchezza tutta da valorizzare
Ecco le proposte di due architetti
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Savona- La Valle del Santuario un ‘tesoro nascosto’. Una ricchezza che non trova riscontro sul piano della tutela. C’è la necessità di dotarla di uno strumento urbanistico attuativo a carattere conservativo (P.U.O.), di valorizzazione, riuso dell’esistente, escludendo nuovo cemento. Recuperare tutto quanto è possibile per un rilancio vero. Per la riscoperta della specificità storica e culturale, del legame tra il presente ed il passato: usi, costumi, tradizioni. |
Serve un progetto capace di rendere compartecipi abitanti e fruitori, cosi come altri organismi che, oltre al Comune di Savona, hanno un ruolo molto attivo nella Valle. Ad iniziare dall’azienda Opere Sociali N.S. della Misericordia e la curia vescovile.
Non solo, coinvolgendo l’Unione industriali, la Fondazione de Mari, Costa Crociere e l’Autorità portuale. Sull’ultimo numero di A Campanassa, gli architetti Pasquale e Luisa Gabbaria Mistrangelo hanno dedicato un servizio molto interessante, penetrante, ricco di proposte, suggerimenti, idee innovative, alla Valle del Santuario, alla sua salvaguardia, soprattutto nell’ottica di uno sviluppo che potrebbe fruttare enormi potenzialità ed opportunità. Ricordano che un esempio positivo può essere la valle di Pesio, nel Cuneese che, partendo da Chiusa Pesio, conduce alla grande Certosa. Un insieme paesistico (con parco soggetto a tutela) di grande qualità, perfettamente conservato e valorizzato solo con restauri, riqualificazione ed attente ristrutturazioni dell’esistente. IL SANTUARIO “Il Santuario rappresenta una meta culturale di interesse che sconfina dal territorio provinciale – ricordano gli autori – in un contesto naturale di vegetazione lussureggiante grazie all’abbondanza di sorgenti e alla conformazione ombrosa e stretta della valle. E’ incastonato come un gioiello in uno spazio urbano che riprende temi rinascimentali della città ideale, reinterpretati in chiave barocca ad accentuarne il carattere scenografico”. LA VALLE DEL LETIMBRO La valle del Letimbro è un nastro di circa 6 chilometri prezioso non solo per i beni culturali e religiosi inseriti in contesti insediativi storici (le borgate rurali ed il nucleo sorto intorno alla piazza della chiesa, con piccoli laboratori di artigiani e studi di artisti), ma per quelli ambientali, per l’assetto geomorfologico e vegetazionale, grazie all’abbondanza di acqua che un tempo ha fornito energia a mulini e cartiere. E che continua ad alimentare orti terrazzati e giardini, oltre a quella parte del cosiddetto ‘Bosco di Savona’. LE VILLE DELLA BORGHESIA Sparse in piccole aree soleggiate, sorgono varie ville della borghesia savonese attratta anche dalla sacralità del luogo. Gli edifici rurali, costruiti in pietra ed intonacati con terre colorate impastate nella calce, sono in genere unifamiliari, a piccoli nuclei posti sulle fasce e sui pendii della collina che sale ai lati del torrente, formando un’architettura di grande pregio ambientale da tutelare con attenzione, rispettandone la volumetria, i profili delle falde, i materiali, i colori. Può aiutare in tal senso, un’attenta applicazione della legge regionale n.16/2008 che definisce i modi di intervento sui volumi esistenti – dalla manutenzione ordinaria alla ristrutturazione edilizia -, indicando i termini per salvaguardare le caratteristiche degli edifici. |
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SERVE UNO STUDIO DELLA VALLE Pasquale e Luisa Gabbaria Mistrangelo propongono “uno studio attento e mirato della valle, attraverso sopralluoghi, raccolta diretta di informazioni, di dati, con una schedatura degli edifici storici di pregio (non solo i vincolati, ma quelli significativi per la caratterizzazione del paesaggio, per la cultura materiale) e dei nuclei nella loro interezza. Utili ad indirizzare eventuali interventi di manutenzione e riqualificazione anche con cambio d’uso, e a creare fasce di rispetto per tutelare gli scorci di pregio e le visuali panoramiche”. |
Questo sistema informativo dovrebbe rappresentare la prima base di riferimento per valutare i requisiti dell’utenza e prestazioni del quadro insediativo necessari ad individuare elementi di tutela e riqualificazione. Studiare le esigenze che concorrono all’aumento della qualità della vita, dalla sicurezza alla fruibilità, alla gestione e alla salvaguardia dell’ambiente. Studi e progetti da inserire in uno strumento urbanistico attuativo a carattere conservativo. Valorizzazione e riuso dell’esistente. Capaci di assicurare, escludendo nuova edificabilità, anche un preciso codice dei materiali. Interventi mirati e controllati, tesi a sviluppare le indicazioni già prefigurate nel 1990 nel PTCO della Regione Liguria (la recente variante non contiene alcuna modifica ai regimi insediativi nella valle del Santuario). Quest’ultimo strumento generale di pianificazione individua lungo il Letimbro una serie di ambiti insediativi disciplinati da categorie di intervento tese al mantenimento, alla conservazione e ad una contenuta integrazione dello stato di fatto. RECUPERO DELLE CASCINE ABBANDONATE Pasquale e Luisa Gabbaria Mistrangelo parlano poi di un “quadro territoriale che si presterebbe in modo ottimale ad un’analisi dei vari aspetti ai fini della riqualificazione fisica, sociale, occupazionale ai margini della città. L’incentivazione del turismo dovrebbe cogliere l’occasione delle attività portuali savonesi che recentemente sono aumentate molto in termini di traffico turistico. Le tematiche spaziano dal recupero edilizio in chiave di valorizzazione del patrimonio immobiliare e della memoria storica materiale, attraverso l’insediamento di funzioni compatibili e di promozione turistica. Basti pensare alle ville e alle cascine in abbandono che potrebbero essere convertite in chiave agrituristicaper soggiorni di riposo, di ritiro spirituale. E ancora, la messa in sicurezza del territorio con la formazione di una carta di rischio ed individuazione degli interventi preventivi. Di pari passo con l’indicazione delle misure di salvaguardia ecologica e paesaggistica. Si pensi, tra l’altro, alla promozione di attività produttive legate al legname, alla formazione e utilizzo in chiave escursionistica dei sentieri. E’ ormai diffusa – rimarcano gli autori dell’articolo – a livello nazionale ed europeo la consapevolezza che, da un lato, il territorio è un insieme complesso di diverse componenti: urbanistiche, edilizie, culturali, storico-artistiche, sociali e di tradizioni locali. Dall’altro il valore del patrimonio storico-culturale rappresenta anche un’importante prospettiva di sviluppo economico soprattutto in riferimento al comparto turistico, che nel caso della valle del Santuario ha connotazioni devozionali, culturali, escursionistiche con sport ed attività all’aperto. RICCHEZZE CHE NON TROVANO RISCONTRO C’è infine il capitolo, a giudizio degli autori, delle ricchezze del nostro territorio che non trovano purtroppo riscontro sul piano della tutele nel caso della valle del Santuario. Ogni intervento deve essere considerato attraverso una corretta valutazione ambientale strategica. Vero è che occorre predisporre la scheda semplificata per la richiesta di autorizzazione paesaggistica anche per gli interventi minori, ma ciò non garantisce un’organica pianificazione degli interventi, né determinazioni metodologiche e propositive su aspetti urbanistici, sociali ed economico-finanziari. Si accompagna oggi una crescente esigenza di riscoperta della propria specificità storica e culturale, del legame tra presente e passato, in termini di usi, costumi, tradizioni. Non è un caso che alcuni abitanti abbandonino il centro città e preferiscano vivere a pochi chilometri di distanza, in collina, in mezzo al verde. R.T. 30 ottobre 2011
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