LA TRAHISON DES CLERCS

Nel leggere sui giornali o guardando alla televisione gli interventi di vari intellettuali in merito alle misure anti-covid19 , ai vaccini e al green pass, mi è venuta in mente una pagina di  Politica e cultura, Einaudi, 1955, di Norberto Bobbio che sembra scritta ieri, anzi, oggi: ”Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze.

Di certezze – rivestite della fastosità del mito o edificate con la pietra dura del dogma – sono piene . rigurgitanti le cronache della pseudocultura, degli improvvisatori, dei dilettanti, dei propagandisti interessati. Cultura significa misura, ponderatezza, circospezione valutare tutto gli argomenti prima di pronunciarsi, controllare tutte le testimonianze prima di decidere, e non pronunciare e non decidere mai a guisa di oracolo dal quale dipenda, in modo irrevocabile, una scelta perentoria e definitiva. Vi è qui un aspetto importante del ‘tradimento dei chierici’, e il più importante, a mio avviso, perché non è limitato al mondo contemporaneo ma si riconnette alla figura romantica del filosofo-profeta: trasformare il sapere umano, che è necessariamente limitato e finito, e quindi richiede molta cautela, insieme con molta modestia, in sapienza profetica. Donde deriva la posizione , così frequente tra i filosofi, di ogni problema in termini di alternativa, di aut aut, di opzione radicale…”.

Tra gli effetti collaterali della pandemia possiamo registrare anche la nuova guerra civile strisciante (al momento solo ideolgica) tra italiani vaccinati e “obbedienti” ai decreti governativi anti-covid 19 e sue varianti e la minoranza rumorosa e. come tutti abbiamo potuto constatare, con  frange violente di estrema destra,  dei no-vax, no-mask, no-pass. Quante  enormità abbiamo dovuto sentir  profferire da opinionisti faziosi, da propagandisti fanatici, da complottisti paranoidi e negazionisti della pandemia e dello stesso  virus che imperversano sui social! Quanti no-vax, no-mask.no-pass sono disposti a mettere in dubbio le loro certezze e le loro teorie del complotto mondiale dei poteri occulti per dominare o sterminare  gli ultimi uomini liberi? Ora si dà il caso che alcuni prestigiosi chierici accademici, assidui frequentatori dei talk show televisivi, siano intervenuti nell’acceso dibattito mediatico (e non solo) sul green pass governativo che attesta l’avvenuta doppia vaccinazione anti-covid-19  e che permette l’accesso ai ristoranti,  ai musei, ai teatri, ai treni a lunga percorrenza, all’università, alle case di cura, agli uffici, ai luoghi di lavoro, ecc.  – onde evitare, per quanto possibile,  l’allargarsi del contagio e, al tempo stesso, scongiurare una nuova chiusura generalizzata con gli effetti nefasti su un’economia in via di ripresa che si possono immaginare –  per negarne l’utilità e la liceità, sostenendo che serve solo a discriminare tra vaccinati e non vaccinati.

Ma, se il green pass, a quanto risulta, si è dimostrato un efficace incentivo a vaccinarsi per chi non si era ancora vaccinato, è lecito chiedersi ubi est qaestio? La questione consiste nell’irriducibilità di quello zoccolo duro rappresentato dai cittadini italiani che rifiutano di vaccinarsi, appellandosi al principio costituzionale della libertà di cura e delle altre libertà garantite al cittadino dallo Stato di Diritto. Bene; ma nessuna costituzione al mondo garantisce la libertà di contagiare il prossimo; strano che si debba ricordare a quei chierici preoccupati, come Massimo Cacciari e Giorgio Agamben (su Diego Fusaro il tacere è bello), per le limitazioni imposte alla libertà individuale a causa dell’emergenza pandemica, dalla quale non siamo ancora fuori né sappiamo quando ne usciremo, che libertà non è sinonimo di arbitrio e che non può esserci una libertà illimitata (a meno di non credersi Dio). Qui non è in discussione la libertà di opinione  o di  nutrire dubbi sull’efficacia dei vaccini anti-covid 19 e sui loro effetti collaterali a lunga scadenza, la discussione – secondo me surreale – verte sul pericolo di scivolare, emergenza dopo emergenza, limitazione dopo limitazione (come quella rappresentata dal green pass) verso un regime antidemocratico e totalitario. A questa stregua dovremmo scendere in piazza per protestare anche contro l’obbligo dei vaccini antipolio, antitetano, antivaiolo, ecc.

Cacciari, Agamben, Barbero

E perché poi accettare supinamente l’obbligo della denuncia dei redditi e quello di pagare eventuali multe o persino il ritiro della patente  per non aver rispettato un divieto di sorpasso o essere stati colti a guidare in stato di ebbrezza o magari sotto l’effetto di stupefacenti? Che cosa ne è della nostra cara e intoccabile “libertà individuale”?  Ma, dicono i chierici dissidenti, la democrazia è in pericolo quando vengono sospesi i diritti fondamentali del cittadino. Certamente, se fosse vero che questi diritti vengono sospesi. Come osserva Vladimiro Zagrebelsky su La Stampa del 4 settembre  2021: “Proprio in tema di limitazione del diritto fondamentale di rifiutare trattamenti sanitari come in particolare i vaccini, da tempo, ripetutamente ed anche recentemente si sono pronunciate sia la Corte costituzionale, sia la Corte europea dei diritti umani. Entrambe hanno ritenuto che gli Stati possano imporre le vaccinazioni, nelle forme e modi  ritenuti adeguati alla necessità di proteggere la salute della comunità con la copertura vaccinale. In Italia è esplicito l’articolo 32 della Costituzione quando definisce la salute come diritto fondamentale della persona e interesse della comunità. Tanto che, nel rispetto della persona, la legge può imporre trattamenti sanitari. Si tratta di una norma costituzionale specifica, che riflette un carattere fondamentale del nostro sistema costituzionale, che, all’articolo 2, afferma il legame stretto tra i diritti dei singoli e ‘l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà’ “. E’ proprio di questo legame stretto tra i diritti del singolo cittadino e il dovere “inderogabile” della solidarietà, che i no-vax, no-mask, no-pass fanno carne di porco, e stupisce che filosofi come Agamben e  Cacciari e storici come Alessandro Barbero diano l’impressione di  non  tenerne conto. Come scriveva Bertolt Brecht costretto a emigrare negli Stati Uniti per fuggire dal regime nazista,  viviamo veramente in tempi oscuri.

FULVIO SGUERSO

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