La teoria della cassarea

Dal colabrodo ligure alla geopolitica: quando la Difesa italiana diventa manuale di idraulica d’emergenza
La teoria della cassarea
Crosetto avverte: non siamo pronti a un attacco. E intanto l’Italia mostra al mondo la sua arte di arrangiarsi, tra Samp-T contati e caccia presi in prestito.

Il ministro Crosetto

Il ministro Crosetto, con tono da profeta apocalittico, lancia l’allarme: l’Italia non è pronta ad affrontare un attacco. Né russo, né lunare, né condominiale. E qui scatta la teoria della cassarea: in Liguria il colabrodo da cucina serve a scolare la pasta, da Roma in giù serve a scolare i fondi della Difesa.

Negli ultimi vent’anni abbiamo investito poco e male: due Samp-T in croce, un radar che fatica a beccare i droni, e quattro F35 che sembrano più pronti a sfilare al Red Carpet di Venezia che a decollare per missioni di guerra. È la leva obbligatoria al bagnasciuga: più che soldati, bagnini con la mimetica.

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La Nato ci chiede di rafforzare il fianco Est. Noi rispondiamo come con il Superbonus: “abbiamo già dato”, ma magari ci ripensiamo se arriva qualche miliardo fresco. Il piano Rearm Europe infatti promette soldi: forse gli stessi che serviranno per tappare i buchi… della cassarea.

Intanto, il Regno Unito manda i Typhoon, la Germania mette i carri armati, la Francia fa la voce grossa. E noi? Noi siamo quelli che arrivano con la focaccia, sperando che Putin preferisca il pesto alla conquista territoriale.

Così l’Italia resta sospesa: potenza militare da barzelletta, grandezza mediterranea solo nella carbonara di mezzanotte. Ma tranquilli: se la Storia ci chiamerà al fronte, risponderemo fieri… con mestolo e cassarea.

Antonio Rossello       CENTRO XXV APRILE

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