La spada nella roccia

LA SPADA NELLA ROCCIA

“Voleva entrare per forza nella palestra e ha spaventato mio figlio. Voi cosa avreste fatto?”, ha postato sulla sua pagina Facebook Roberto Spada, il pugile che ha rotto con una testata il setto nasale del giornalista Daniele Piervincenzi. 

LA SPADA NELLA ROCCIA
 “Voleva entrare per forza nella palestra e ha spaventato mio figlio. Voi cosa avreste fatto?”, ha postato sulla sua pagina Facebook Roberto Spada, il pugile che ha rotto con una testata il setto nasale del giornalista Daniele Piervincenzi. E già, noi che cosa avremmo fatto se un fastidioso e insistente giornalista della Rai ci avesse importunato sulla soglia della nostra palestra con domande indiscrete e insidiose riguardo al nostro  sostegno al candidato  di Casa Pound, Luca Marsella,  al municipio di Ostia?

  

 Stai a vedere che il fratello incensurato (almeno fino a quel momento) di Carmine Spada, un boss della malavita ostiense condannato a dieci anni per estorsione con l’aggravante del metodo mafioso, deve rendere conto delle sue amicizie e delle sue scelte politiche a cani e porci; saranno o non saranno affari (eufemismo) della sua famiglia? La sua famiglia è quella degli Spada, la quale, come riferisce un altro giornalista (ah, giornalisti, vil razza dannata!), Federico Capurso, de La Stampa: “Non nasce dal nulla. Dietro di loro c’è l’appoggio dei cugini, i Casamonica, con cui condivide le origini rom. Il clan dei Casamonica, considerato uno dei più potenti di Roma, con i suoi oltre mille affiliati controlla il quadrante Est della Capitale, dalla periferia fino ai Castelli Romani. E grazie agli Spada, proteggendone la crescita, ha trovato uno sbocco sul mare e l’affermazione del proprio potere criminale”.


Monica Picca (centrodestra) e Giuliana Di Pillo (M5S) le 2 candidate al ballottaggio
 

Quindi anche sul litorale di Ostia, dove, quarantadue anni fa, perse la vita Pier Paolo Pasolini per mano di ignoti. Non sarà per caso dunque se il Municipio di Ostia è stato per due anni commissariato a causa di infiltrazioni mafiose; ora, dopo le votazioni di domenica scorsa, sono in ballottaggio la candidata grillina e quella del centrodestra, che può contare anche sui voti portati in dote da Casa Pound. Già, peccato che quell’increscioso episodio del pestaggio ai danni di un giornalista un po’ troppo curioso sia avvenuto  sotto l’occhio implacabile della telecamera e abbia sortito l’effetto di scoperchiare la  frequentazione poco commendevole del candidato di Casa Pound  con il clan  Spada, cosa che  doveva rimanere nell’ombra – anche se, a Ostia, era il segreto di Pulcinella, sempre per merito o demerito della solita mala genìa dei giornalisti  diffamatori (nonché ovviamente  asserviti  ai poteri forti), ma anche dei social che narrano le imprese della famiglia. Comunque sia il risultato di quel geniale colpo di testa dell’irascibile fratello di “Romoletto” Spada è stato quello di attirare l’attenzione della stampa nazionale e internazionale sul degrado economico, civico e morale in cui versa il X Municipio romano, dove spadroneggiano i clan.


Di stefano (casa Pound) con Spada

 Certo è che, come osserva ancora Capurso: “Queste sono due settimane importanti per le famiglie mafiose di Ostia. Il nervosismo è alto perché il futuro degli affari dipenderà, in parte, dal risultato elettorale che il prossimo 19 novembre vedrà affrontarsi al ballottaggio le candidate del M5S, Giuliana Di Pillo e della coalizione di centrodestra, Monica Picca. Uno dei punti più importanti, per i progetti del clan Spada, riguarda il business degli alloggi popolari. Poche settimane fa il tribunale di Roma ha condannato in primo grado sette esponenti della famiglia a sette anni di carcere per il reato di estorsione, con l’aggravante del metodo mafioso, proprio per il racket degli alloggi popolari”. E il metodo mafioso si è visto anche nell’ostentazione della violenza con cui Roberto Spada ha colpito l’inviato del programma di Rai2 “Nemo”. Nessuno escluso”, come a significare senza tanti giri di parole chi è che comanda in quel luogo e a intimare ad altri eventuali rompiscatole (altro eufemismo) di stare alla larga. Naturalmente così il candidato Luca Marsella come il vicepresidente di Casa Pound Simone Di Stefano hanno preso le distanze dall’autore del pestaggio: “Roberto Spada non è uno di CasaPound, non abbiamo niente in comune, rispondiamo noi delle sue azioni”, ha dichiarato Di Stefano; nessuno però e riuscito a far dire, né all’uno né all’altro, che rifiutavano i voti del clan Spada: erano tra il ridicolo e il patetico i contorcimenti verbali con cui i due estremisti di destra cercavano di eludere la questione tergiversando e accusando la stampa di enfatizzare quel singolo episodio e di dipingere Ostia come una terra di nessuno, ostaggio dei clan; e quindi, in un certo qual senso, di provocare essa medesima qualche reazione inconsulta.


Di Stefano a “Piazza Pulita” 

 Quel fulmineo colpo di testa ha nondimeno avuto il merito involontario di far conoscere al grande pubblico televisivo della 7 un personaggio come Simone Di Stefano, ospite di Corrado Formigli a “Piazza Pulita”, dove ha potuto fare apologia di fascismo con claque al seguito, per la gioia di testate (giornalistiche)  come Libero e Il Giornale, per tacere dei tanti siti online di propaganda nazifascista  che incitavano il “camerata” a non mollare e a tirare diritto… Che dire di un leader politico che si è fatto arrestare per il furto aggravato della bandiera europea, dopo essere salito sul balcone della sede Ue a Roma, per sostituirla con il tricolore? Beau geste dannunziano o bravata? Che cosa non si fa per finire sui giornali o in televisione, vero? Ma non è questo il punto, il problema vero è che la classe politica italiana nel suo complesso rappresenta ormai solo se stessa, chiusa in quello che Pasolini chiamava il Palazzo del Potere, non più in grado di parlare al cuore e alla testa (non alle testate) di quello che nella nostra Costituzione è definito “popolo sovrano”. Così, in questo iato che si è aperto ormai da decenni tra politica e popolo, ritornano i fantasmi di un passato che credevamo sepolto per sempre con i suoi miti nefasti di superiorità razziale e nazionale. Finché non si comprenderà che esiste una sola razza e una sola nazione, gli uomini continueranno a scannarsi tra di loro, mentre lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali ci ridurrà, in un prossimo futuro, tutti nella miseria più nera. E non saranno certo i “fascisti del terzo millennio” a salvare l’umanità dalla catastrofe annunciata.

 
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