La settimana in pillole

La settimana in pillole

Gli extraprofitti della voce grossa
Ogni mattina Salvini si sveglia e pensa: «Oggi a chi posso chiedere un miliardo in più?».
Prima alle banche, poi magari ai benzinai, ai bagnini, ai tassisti — purché non tocchi i suoi elettori da selfie.
Il MEF, intanto, con il solito tono da commercialista stanco, risponde: «Sì alle modifiche, ma con saldi invariati». Tradotto: puoi cambiare le virgole, non i soldi.
E così la manovra diventa una manovrina acrobatica: affitti che slittano, pensioni che ballano, e Salvini che urla per dare l’idea di governare, mentre Giorgetti fa i conti e sospira: «Ogni urlo in più, un decimale in meno».
In fondo, l’Italia è un Paese dove si parla di “extraprofitto” solo quando l’extra è degli altri.

Il missile infinito e la pazienza finita
Putin torna in scena, versione “Top Gun zarista”, con mimetica stirata e sguardo da supervillain dei film anni ’80. Presenta al mondo il suo nuovo giocattolo nucleare, il Burevestnik, «missile unico, imprevedibile, a gittata illimitata». In pratica: non sa dove va, ma di sicuro non si ferma.
Secondo il Cremlino avrebbe volato 14.000 chilometri in 15 ore: un record, se fosse vero anche solo il decollo.
Intanto Gerasimov gli fa eco con numeri degni del Monopoli bellico: “Abbiamo circondato 10.000 soldati ucraini!” — peccato che, secondo Bloomberg, siano più circondati i fatti dalle balle che gli ucraini dai russi.
Così Mosca lancia missili per mostrare i muscoli, mentre l’Occidente lancia sbadigli: l’arma più potente di Putin resta la propaganda… a gittata illimitata.

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L’Impero del Donald: obbedienza, paura e reality show
Negli Stati Uniti la democrazia ha smesso di specchiarsi: lo specchio si è rotto, e al suo posto c’è l’immagine abbronzata e sorridente di Donald Trump, incoronato “monarca a vita del risentimento”.
Altro che presidenza: il suo secondo mandato assomiglia a un reality di vendetta, con giudici licenziati in diretta, giornalisti bollati come traditori, e ministri che imparano presto la parola magica — yes, sir.
“Make America Great Again”, dice lui. Ma il suo vero motto sembra: “Make America Mine Again”.
Così la Casa Bianca diventa la Casa del Grande Fratello, con tweet al posto dei decreti e rancore al posto della legge.
Ricostruire la fiducia? Forse tra vent’anni. Sempre che nel frattempo qualcuno non abbia trasformato la Costituzione in merchandising da campagna elettorale.

Terre rare, fentanyl e TikTok: la geopolitica del bazar
Altro che G7 o vertici strategici: il mondo si regge su un gigantesco scambio al mercato nero della diplomazia.
Trump e Xi si preparano a firmare la pace dei sensi commerciali: tu mi dai un po’ di terre rare, io ti lascio vendere TikTok ai nostri adolescenti e magari chiudiamo un occhio sul fentanyl.
Un nuovo equilibrio globale: le guerre si combattono con i dazi, le droghe con i tweet, le spie con gli algoritmi.
E così, tra una stretta di mano e una “diretta social”, la superpotenza capitalista e quella comunista brindano insieme al libero commercio… dell’ipocrisia.

Orbán pellegrino tra Papa e Meloni
Orbán arriva a Roma come un santo in missione: benedizione dal Papa, abbraccio con Meloni e anatema su Bruxelles.
Intanto Trump gioca coi missili, Xi coi dazi, e Putin con la pazienza del mondo.
Risultato: più che geopolitica, sembra una processione di egocentismi planetari.

Volti veri, corpi falsi: l’AI dell’abuso
L’intelligenza artificiale spoglia le donne senza toccarle, ma il risultato è lo stesso: violenza, non tecnologia.
Il nuovo sito “deepnude” globale vanta 7,5 milioni di utenti — esercito di guardoni digitali che confondono il click con il consenso.
Così l’AI, nata per creare mondi migliori, finisce a fabbricare incubi: volti rubati, corpi inventati, dignità cancellata.
Altro che progresso: è solo la solita pornografia del potere maschile, aggiornata al software 2.0.

 Orbán, Salvini e il muro del sovranismo
Da Roma a Budapest passando per Praga, Viktor Orbán costruisce alleanze come una volta si costruivano muri: mattone dopo mattone, rigorosamente contro Bruxelles. Con Salvini l’incontro è “affettuoso” — parola che in diplomazia significa: parliamo male dell’Europa insieme ma senza farlo troppo sentire a Tajani.
Sul tavolo “pace, sovranità, patrioti e Green Deal suicida”. Tutto, tranne il buonsenso.
Nel frattempo Tajani, da lontano, prova a ricordare che la politica estera italiana la fa il governo, non i nostalgici del muro di Visegrad.>E così, mentre l’Europa cerca unità davanti a Kiev, i “patrioti” continuano a scavare trincee —
non per difendere l’Ucraina, ma per difendersi dall’Europa stessa.

Licenziati da un algoritmo
Amazon annuncia 14 mila esuberi: l’intelligenza artificiale ringrazia e prende il posto in magazzino.
Una volta i robot aiutavano gli uomini, ora gli uomini aiutano i robot… a trovare parcheggio davanti all’ufficio del collocamento.
Pesano l’automazione e la concorrenza cinese, ma la vera concorrenza è tra uomini e macchine: vince chi non chiede ferie, non si ammala e non ha sindacato.
È la nuova frontiera del progresso: meno umanità, più efficienza.
Peccato che — per ora — l’intelligenza artificiale non faccia la spesa, né paghi l’abbonamento Prime.

FAI da te contro il clima
In attesa della Cop30, il FAI scende in campo per farci conoscere le “pratiche virtuose”.
Visite guidate, passeggiate educative, consigli su come salvare il pianeta… magari cominciando da una buona foto su Instagram accanto a un albero.
Quattro realtà liguri coinvolte, tanti buoni propositi e un dubbio grande come una mareggiata:
più che “FAI da te”, non sarebbe ora di “FATE qualcosa davvero”?
Perché tra un convegno e una camminata “sostenibile”, il clima continua a cambiare — e noi continuiamo a parlarne con aria condizionata accesa

Conte, il cantautore che disegna mondi per evadere dal reale
Paolo Conte, con quella voce raschiata dal fumo e dal jazz, confessa: “Ho creato un mondo di personaggi per sfuggire alla noia della realtà.”
E chi lo può biasimare?
In un Paese dove la realtà è fatta di talk show infiniti, decreti che si smentiscono da soli e promesse a scadenza settimanale, l’unica vera evasione resta la fantasia.
I suoi personaggi – Gina, Bartali, Azzurro, l’Uomo d’altri tempi – vivono in un’Italia che non esiste più, o forse non è mai esistita.
Ma a sentirli, ci sembra di respirare un’aria meno tossica di quella che tira in Parlamento.
Conte non fugge dal mondo, semplicemente lo riscrive in minore, con la penna elegante del disincanto.
E mentre noi restiamo intrappolati nella realtà dei bonus, dei ponti fantasma e delle “cabine di regia”, lui se la cava con un colpo di swing.
Perché, in fondo, anche la politica avrebbe bisogno di un po’ di jazz

Prodi e il silenzio delle agnelle
Romano Prodi rompe il silenzio e parla chiaro: “A sinistra non vogliono vincere.”
Traduzione: non c’è bisogno dell’opposizione, ci pensano già da soli.
La Schlein, davanti alla stoccata del Professore, sceglie la linea più innovativa della politica moderna: il mutismo selettivo.
Forse riflette, forse dorme, forse sta cercando la “linea” (ma del partito o del Wi-Fi?).
Il dialogo tra i due, raccontano i bene informati, è un capolavoro di empatia reciproca:
— “Elly, serve un progetto politico.”
— “Ok, Romano, ma con quale hashtag?”
Intanto, nel grande laboratorio della sinistra, si continua a sperimentare una formula rivoluzionaria: parlare di unità dividendosi in silenzio.
Prodi scuote la testa, Schlein twitta un cuore, e il centrosinistra resta fermo… in attesa che qualcuno, un giorno, voglia davvero vincere.

Il Ponte dei Sospiri (di rabbia)
Alla fine, il Ponte sullo Stretto non si farà.Non perché manchino i soldi, o i piloni, o le idee — ma perché è crollata la pazienza della Corte dei Conti.
La sentenza è chiara: “Progetto bocciato.”
E giù, da Roma, arrivano i boati. Meloni grida all’invasione istituzionale, Salvini al complotto dei tecnici, e Schlein… applaude in silenzio, come chi guarda un temporale dal balcone con la coperta addosso.
Il ministro dei Trasporti, visibilmente scosso, promette: “Non ci fermiamo!”
E infatti — come da tradizione — il Ponte resta fermo lui.
Intanto, la Corte dei Conti si blinda: qualcuno ha avvistato un elicottero di Salvini con un metro pieghevole e una ruspa.
Ma niente da fare: anche questa volta, il ponte più lungo d’Italia resta quello che unisce propaganda e realtà.
E quello sì, non l’ha mai attraversato nessuno

Il modello toscano
Eugenio Giani assicura: nel Pd toscano niente rese dei conti, solo “unità”.
Un miracolo politico che funziona così bene da sembrare un vin santo: dolce in pubblico, acido in retrogusto.
Prodi parla di saggezza, Giani di modello, ma in realtà è sempre la solita ricetta:
un po’ di riformismo, un pizzico di renzismo e una spruzzata di “volemose bene finché dura”.

Il patto dei due imperatori
Trump e Xi si ritrovano dopo sei anni: cento minuti di tregua e complimenti reciproci.
L’uno sogna di rendere l’America di nuovo grande, l’altro di farla piccola al punto giusto per entrare nel mercato cinese.
Più che un G2, sembra un matrimonio d’interesse con scadenza a un anno: chi porta i dazi, chi porta i droni.

“Euro digitale, pazienza reale”
La Bce lascia fermi i tassi ma promette l’euro digitale per il 2029.
Finalmente una moneta che non servirà a pagare, ma a scaricare l’app della speranza.
Nel frattempo, l’unica cosa che cresce in Europa è… il tempo di attesa

Lo Stretto divide il Nord
Mentre Salvini sogna il Ponte, in Piemonte, Lombardia e Veneto molti leghisti mugugnano: “Prima i nostri cantieri, poi i suoi ponti”. E così il Carroccio rischia di restare… sospeso tra due sponde.

Tempesta ai Caraibi
La portaerei USS Gerald Ford torna dall’Europa e punta verso il Venezuela: 12 navi, 4 mila soldati e 90 caccia. Washington parla di “stabilità nell’area”, ma il profumo che si sente è quello… di polvere da sparo.

Principe decaduto
Dopo lo scandalo Epstein, Re Carlo taglia i titoli al fratello Andrea. Niente onori, solo un assegno da 500 mila sterline l’anno. La monarchia salva la faccia, il duca salva il conto in banca.

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