La scuola, la riforma e la battaglia di sopravvivenza politica del sindacato.

LA SCUOLA, LA RIFORMA E LA BATTAGLIA
DI SOPRAVVIVENZA POLITICA DEL SINDACATO

LA SCUOLA, LA RIFORMA E LA BATTAGLIA

DI SOPRAVVIVENZA POLITICA DEL SINDACATO.

La “coesione sociale e l’uguaglianza” nella scuola per il sindacato.

Pochi giorni fa il Segretario del più grande sindacato italiano di sinistra, nel criticare con convinzione il voto alla camera, favorevole al Decreto sulla “Buona scuola “ dichiarava: “ In questa riforma viene impiegata una logica emergenziale e non un progetto del valore dell`istruzione nel nostro Paese e sopratutto del valore di coesione sociale e di uguaglianza che la scuola deve avere. Se la si piega ad un idea di efficientismo per pochi, difficilmente sarà una riforma positiva”.


 Nell’intervista venivano omessi i “cavalli di battaglia”  che il Sindacato aveva imposto come inderogabili, come l’assunzione massiccia di  tutti i precari, posticipando i nuovi concorsi e l’eventuale formazione, gli aspetti economici imprescindibili  per il  funzionamento del sistema scolastico, il contratto di lavoro dei docenti, mentre citava come i più gravi elementi di critica della riforma quelli di carattere politico : la  valutazione dei docenti.

Proprio su quest’ aspetto le hanno fatto eco in molti.

 “Non siamo favorevoli alla premiazione in denaro dei docenti  più bravi. La valutazione dell’insegnante deve essere l’esito di un lavoro di gruppo e l’aumento di stipendio deve essere previsto dal contratto di lavoro, perché così s’introducono divisioni e frantumazione nella professione docente dove  diventerebbero premi individuali disconnessi da qualsiasi dimensione cooperativa e collegiale e forieri di competizione divisiva e, in quanto tale, disfunzionale per l’attività docente.”

Parole complesse per dire che, nell’attuale divisione che, di fatto, tra i docenti, è sempre esistita e negli ultimi tempi si è consolidata, tra meritevoli, incompetenti o peggio ”fancazzisti”, si vuole perpetrare quello che si è difeso per anni: l’appiattimento o meglio un obiettivo di basso livello dove tutti i docenti possano starci dentro.

Insomma quella che i nostri studenti reclamerebbero come promozione garantita.


Riforma di destra o di sinistra?

Proprio su quest’aspetto di non poco conto, ci si è spinti in questi giorni a fare distinzioni sul fatto che la proposta del Governo sia un tentativo di Riformare la scuola da collocare a destra con forti elementi di conservazione.

Ma chi è abituato a ragionare con la propria testa sa che ciò è falso: la sinistra non può essere per l’appiattimento e neppure per un obiettivo di basso livello per gli studenti e tanto meno per i docenti.

Lo sostenni molti anni fa, ( a proposito delle promozioni assicurate ), discutendo  con un mio Preside di sinistra, che stimavo moltissimo, ma che era di avviso contrario.

Io credo ancora che la sinistra debba avere in sé la volontà di dare il meglio a una più larga parte del Paese, quindi di raggiungere l’obiettivo di essere da un lato certamente competitiva e dall’altro applicare la giustizia sociale, in altre parole offrire il meglio a tutti.

 E come si può fare ciò se la classe docente rifiuta, essa stessa, quel concetto di meritocrazia che la renderebbe credibile?

 Sappiamo benissimo che le riforme di destra sono state un’altra cosa, proprio per la scuola pubblica: l’esatto contrario. E ricordo che lo sostenevamo in molti.


Efficientismo e competitività possono essere di sinistra?

Eppure in questi giorni, da chi si oppone alla riforma, soprattutto i collocabili a sinistra, si sono sentiti ripetutamente termini come “efficientismo”, “competitività”, sempre usati con accezioni fortemente negative.

 “La scuola non deve diventare competitiva, nella scuola non si deve far emergere l’efficienza e la bravura del singolo docente , ma questo deve affiancare quello meno bravo in modo da consentirgli di fare il suo lavoro dignitosamente.”

Rileggendo queste affermazioni c’è da sorridere. Abbasso la meritocrazia, siamo ancora al  lavoro di gruppo sessantottino insomma.

Mi chiedo se chi dichiara tutto questo, a gran voce e con convinzione, si auguri la stessa cosa quando entra in un ospedale e deve essere curato o operato dal chirurgo di turno, o quando  richiede servizi negli uffici degli enti pubblici, delle  amministrazioni, della  poste, delle banche.

Insomma siamo convinti di questo quando pensiamo al medico che ci sta operando, all’ingegnere che progetta le strade o gli aeroporti che utilizziamo normalmente ?

La scuola che forma i giovani futuri cittadini, che richiede loro conoscenze, competenze spendibili, non può non avere le stesse responsabilità e oggi è ancor più chiaro che quando la Camusso parla di coesione sociale e di uguaglianza parla, non dei diritti di tutte le famiglie ad avere il meglio, ma sulla scia di quello che il sindacato ha fatto per decenni, dell’appiattimento,  dell’accettazione di mancanza di professionalità mai rilevata e sommersa , di garantismo per tutti e a tutti i costi , pur sapendo che a pagare tutto ciò non sono solo i ragazzi ma i docenti stessi.


Il Sindacato- scuola e l’operato degli anni trascorsi.

Da anni i docenti sono stati ritenuti, dall’opinione pubblica, privilegiati per la quantità di ferie, per le ore di lavoro inferiori ad altri, per la mancanza di controlli, e anche per l’inamovibilità del posto di lavoro.

Che battaglie ha fatto il Sindacato, in tutti questi anni, per ridare dignità alla classe docente? A cosa ha pensato, quando firmava l’accordo che vedeva il Preside “datore di lavoro”, o quando accettava la contrattazione sui criteri di sciopero della categoria?

E’ vero, anche a me, non piace il termine preside- manager, ma soprattutto perché ritengo che non tutti lo sapranno fare con adeguata professionalità. Ma una cosa è certa, ora è giunto il momento di decidere se vogliamo introdurre il merito nella scuola e la gratificazione per gli insegnanti che si dedicano in maniera professionale al proprio mestiere, senza secondo o terzo lavoro, com’è avvenuto in questi anni per alcuni docenti. Il momento di valorizzare le persone che ci lavorano proficuamente, garantendo la qualità dell’insegnamento con aggiornamento e formazione continua.

 Credo che volere ciò non significhi essere conservatori o di destra, ritengo invece, con convinzione, che conservatore sia chi vuole salvaguardare il sistema attuale a danno soprattutto delle giovani generazioni.

 

Il Sindacato e le frange di opposizione del PD, occupate a fare una loro battaglia politica di sopravvivenza, ancora una volta usano la scuola parlando di riforma di destra, ma dov’erano coloro quando la riforma Gelmini propinava tagli e disposizioni che ancora oggi paghiamo?

Dov’erano costoro quando governi “amici o nemici” dimenticavano di investire, riducevano il PIL per l’istruzione al minimo, con la conseguente caduta verso il basso che oggi ci troviamo a gestire?

 Avete forse visto scioperi “ad oltranza”, manifestazioni colossali o minacce di blocco di scrutini allora?

Gli ultimi decenni li abbiamo passati a scioperare la prima ora della mattinata, per non disturbare, il sabato, come se fosse propedeutico a un ponte o a partecipare a scioperi generali per rimpinguare il numero di adesioni utili al sindacato.

 Gli insegnanti, col loro contratto bloccato da anni, sono stati lasciati nel dimenticatoio soprattutto da un Sindacato impegnato a far altro.

Non capisco cosa ci sia di destra a dare un senso a quell’autonomia scolastica  che, fino ad ora, è rimasta solo sulla carta, migliorandone l’offerta formativa anche con la premialità di chi la deve gestire.

 Il sindacato sostiene poi che gli aumenti debbano passare per la concertazione. Quale concertazione?

La concertazione intesa come trattativa infinita per cui non si arriva mai a decidere, non è democrazia ma immobilismo e alla scuola questo non giova e a quanto pare non è giovato neanche ai docenti.

Il potere del Collegio Docenti viene limitato !”, sostengono gli oppositori.

Ma quale potere esiste nei Collegi Docenti della scuola italiana, dove il docente più volenteroso corregge i suoi compiti mentre la maggioranza è disposta a votare qualsiasi cosa  pur di andare a casa presto a fare dell’altro?

Cosa decide oggi un Collegio Docenti dove, spesse volte, sono proprio  i Capi d’Istituto, volenti o nolenti, a far  decidere una platea che neanche ascolta , salvo risvegliarsi sulla  comunicazione relativa ai giorni di chiusura della scuola  o a quella sugli  impegni relativi alle riunioni. Così si votano  non solo i collaboratori ,  come dispone la legge, ma anche gli  altri incarichi per mansioni ai docenti, dandoli come contrattati e verificati .

 Sulla mancanza di trasparenza che, di fatto, oggi nella scuola italiana c’è ancora, nessuno dice “democraticamente” nulla.

In quale collegio docenti si discute veramente di didattica, di progetti dell’offerta formativa se non votandone la lista in un file proiettato?


L’operato del Ministro Berlinguer.

    “Bloccare la riforma della scuola è una scelta di destra.” Dice, invece, l’ex Ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer ( PCI) “ Il mio partito ebbe paura di cambiare, D’Alema e Veltroni in testa. Allora vinse la paura e ora tutta questa roba sta tornando a galla”.

Lo ricordo bene quando cambiò la maturità e andò tutto filato, mentre ci furono reazioni fortissime proprio sulla valutazione del risultato dei docenti, e Berlinguer ritirò  il provvedimento.

Era la fine degli anni novanta ed io ero tra quei docenti che avevano aderito al concorso di valutazione, insieme a molti altri della mia scuola di allora, ma non se ne fece niente e oggi siamo, come allora, a rifiutare qualsiasi valutazione perché saprebbe di efficientismo , di premio per pochi , di competitività , tutta roba che si vuole definire  reazionaria.

Primo il Sindacato che nella sua battaglia per la sopravvivenza vorrebbe lasciare la scuola ad uno stato di stagnazione dove i docenti si accaniscono a svolgere attività laboratoriali senza avere i laboratori, a girovagare per la città in attesa di riunioni, invece che svolgere le  mansioni che vorrebbero, a causa di un contratto degli ATA che prevede la chiusura pomeridiana dell’edificio scolastico, vanno oltre l’orario di lavoro per “missione”, promuovono viaggi- studio con responsabilità e preparazione senza che questa sia riconosciuta economicamente, promuovono corposi progetti caratterizzanti   il corso di studio,   vedendosi riconoscere una manciata di euro al pari di chi lo svolge solo sulla carta.


Tranquilla signora Camusso,

la scuola italiana non scadrà nell’efficientismo o nella competitività anche con la Riforma varata, perché potrebbe essere difficile gestirla in questa realtà, dove gli ispettori sono troppo pochi per poter controllare l’azione dei Presidi.

Dove si potrà ancora contare sulla qualità della scuola salva per quei pochi “stupidi missionari”, mentre altri potranno vedersi garantito tutto, facendo il minimo.

Tranquilla signora Camusso,

 con questi chiari di luna la riforma potrebbe non avere gli effetti previsti, non si rischierà di avere insegnanti “non graditi” che potranno continuare a fare lezione come e quando credono, senza aggiornarsi , assunti senza un’adeguata formazione, conservando il doppio o triplo lavoro, tanto lo stipendio a scuola  sarà sempre garantito.

 In Italia la meritocrazia è un insulto e la ricerca dell’efficienza non è gradita. Non siamo tedeschi , da noi si tira a campare e mentre si sostiene di difendere la scuola pubblica le si dà una spallata finale, mentre chi ha le possibilità economiche  manda i figli, anche se per un solo periodo, a studiare all’estero.

    ANTONIA BRIUGLIA


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