LA SCORRETTEZZA DI CERTI CONDUTTORI

Bianca Berlinguer
Da tempo non ascolto conduttori di programmi politici come Formigli, Floris, Fazio e Gruber perché, a mio avviso, sono interpreti di trasmissioni distorte e orientate politicamente, spesso in modo spudorato.
Ho deciso che aggiungerò Bianca Berlinguer al gruppetto e passerò il martedì sera ad ascoltare altro.
Certamente non biasimo più di tanto chi non la pensa come me, in quanto democrazia vuol dire libertà di pensiero, ma un conduttore di programmi politici, che oltretutto sta svolgendo un pubblico servizio, dovrebbe concedere l’opportunità di esprimere il proprio pensiero ai propri invitati in pari modo, se non per correttezza professionale, almeno per pura educazione.
La puntata di “Carta Bianca” di Bianca Berlinguer del 25 marzo è stata l’ultima goccia che ha di fatto fatto traboccare il classico “boccale Berlinguer”.
V’è da dire che la figlia del compianto Enrico, persona profondamente corretta e democratica, che tutti abbiamo amato e pianto per la sua morte prematura, non assomiglia molto al padre.
L’argomento in questione, trattato nella tarda serata del 25 aprile, verteva sulla tanto contestata politica della nuova amministrazione USA verso una guerra che si protrae ormai da tre anni e che la nuova amministrazione USA vorrebbe fortemente portare alla fine, per ragioni già da me spiegate in precedenti articoli, che non sto a ripetere.
L’argomento di cui voglio parlare, invece, riguarda il dibattito nel quale Bianca Berlinguer aveva come ospiti il Console ucraino, Concita De Gregorio, Andrea Scanzi e una giornalista russa di nome Julia, collegata in teleconferenza con conseguenti difficoltà di comunicazione. In pratica si è assistito a un incontro di 4 contro 1, il che è già una forzatura di per sé non da poco. Ma se anche si impedisce di parlare all’unica interlocutrice che non la pensa come la conduttrice e i suoi “habitué des salons”, allora c’è da domandarsi:

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Per quale motivo la povera Julia è stata invitata? Per metterla alla gogna?
Vi sembra un’azione corretta?
Che il pubblico abbia dovuto ascoltare tutti gli anti-putiniani di professione presenti, senza interruzioni, e che, quando finalmente è venuto il turno della giornalista russa pro-Putin, l’abbia vista interrotta e impedita di parlare con sovrapposizioni di voce da parte di chi aveva potuto tranquillamente narrare la propria verità senza essere interrotto, e non si sia fatto nulla per permettere che l’unica voce fuori dal coro dicesse la sua opinione – giusta o sbagliata che fosse – non è certamente un esempio di correttezza professionale.
Quando io so di essere nel giusto, non ho bisogno di coprire la voce di chi non la pensa come me. Chi non fa parlare l’avversario politico si comporta come si comportavano i fascisti, e vi è da dire che molto spesso, sia nelle università sia sui media, i personaggi di sinistra si comportano sistematicamente, con poche eccezioni, da veri fascisti: fascisti rossi, ma pur sempre fascisti.
Nella stessa trasmissione la Bianchina (come è chiamata dal consueto ospite Mauro Corona) ha trasmesso alcune parti non certamente eclatanti di un’analoga trasmissione russa, naturalmente condannando i commenti ignobili del conduttore, che peraltro si commentavano da soli, per dimostrare quanto siano antidemocratici i russi.
Ma non pensa, la nostra Bianca, che nella sua conduzione della trasmissione si sia comportata, di fatto, né più né meno come il suo omologo russo?
Non pensa la nostra Bianchina che, in un Paese democratico, occorra dimostrare di essere democratici veramente con l’esempio, mentre comportarsi né più né meno come l’omologo collega russo la metta sullo stesso livello?
Saranno i telespettatori, semmai, a giudicare le eventuali “nefandezze” della giornalista russa; oltretutto, invitare una giornalista e non farla parlare credo sia una villania non da poco.
Purtroppo, in questi giorni nei quali si rischia davvero una catastrofe nucleare a livello mondiale, anziché seminare odio, promuovere confronti spesso a senso unico o proferire paragoni improponibili e usare termini forti come “vendicare”, “riarmarsi”, “mandare truppe” — insomma, per usare una frase di Papa Francesco: “abbaiare al vicino” — non aiuta certamente la causa della pace.
Silvio Rossi (libero Pensatore)