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Chi è diversamente giovane ricorda la città degli anni 60, il salotto buono, come veniva chiamato. La nostalgia è forte e attanaglia, ma dobbiamo prendere atto che la realtà cambia. Il cambiamento è nell’ordine delle cose e non sempre è positivo.
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Ma quando è iniziata la degenerazione. E il degrado. Istintivamente mi frulla in testa una data. Il ’68. Quello che doveva essere un segnale di emancipazione in tutti i sensi, un anelito di libertà, è sfociato sotto molti aspetti, troppi, in una diseducazione civica preoccupante.
Dal 18 garantito a tutti, quando non il 30 libero, in esami farsa dove uno parlava e gli altri tacevano intorno un tavolo. Ho assistito di persona a un esame di gruppo di sociologia. Mentre stavo aspettando di dare il mio, solitario, con l’ordinamento ante 68, dopo una sospensione degli studi per lavoro. A occhi spalancati ai quali non volevo credere.
Negli anni successivi le aziende evitarono di assumere tecnici, ingegneri e architetti laureati in quell’epoca, negli anni 70. E da allora è stato un precipitare dell’istruzione, dopo una serie di riforme senza senso, che hanno portato all’analfabetismo di ritorno e spesso funzionale dei giorni nostri. Un cuneo di libertà falsa che ambiva a sfociare in una sorta di anarchia. Si è inserito alternativamente, con forza o insinuazioni lente e sguscianti fino a ingenerare un degrado inusitato deleterio e preoccupante, a vari livelli.
Come non pensare alla teoria delle finestre rotte.
Il sindaco di NYC negli anni 90 la adottò e ne fece un fiore all’occhiello della sua campagna elettorale e poi la mise in pratica durante il suo mandato. La teoria usata da Giuliani in realtà era stata elaborata a metà degli anni Settanta in New Jersey da un governatore del Partito democratico. “Safe and Clean Neighborhoods Program” consisteva nel dare risorse alle città, da noi i comuni, per far uscire i poliziotti dalle macchine e sparpagliarli per strada. La famosa, da allora, “zero tolerance”. Dopo qualche anno uscì un articolo, “Broken Windows”. “Prendete un palazzo con poche finestre rotte. Se le finestre non vengono riparate, i vandali tenderanno a rompere anche le altre . Alla fine, potrebbero anche entrare nel palazzo e, se libero, occuparlo oppure dargli fuoco. Considerate anche un marciapiede dove si accumulano i rifiuti. In poco tempo la spazzatura aumenta. La gente comincia anche a lasciarci i sacchetti con i resti del cibo acquistato nei bar”.
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Risolvere allo stato embrionale, il suggerimento ovvio degli autori. Ripararle entro pochi giorni dalla rottura e pulire i marciapiedi regolarmente. Questo, secondo i due studiosi Wilson e Kelling, di per sé non avrebbe fatto diminuire il numero dei reati più gravi, ma certamente avrebbe aiutato a ridurne la percezione tra i cittadini. Ma certamente non una semplice operazione di facciata perchè la vitalità e il civismo, o educazione civica, dipendono in gran parte dal senso di sicurezza percepito dalla gente.
Individuare dunque le zone dove si commettevano con più frequenza i reati e modulare la conseguente risposta preventiva o repressiva, delegando quasi integralmente la gestione dell’ordine pubblico alle piccole stazioni di quartiere. I nostri commissariati in accordo, e non in scontro o competizione, con la polizia municipale. Da noi, che viviamo in una cittadina graziosa e sì carina, piccola e preziosa non dovrebbe essere così arduo. A cominciare da una reale esistenza in vita dei vigli di quartiere o polizia di prossimità, per altro già esistente ma inattiva.
Giuliani aveva abolito anche “l’assistenza pubblica a mezzo milione di persone che, grazie ai sussidi, si poteva permettere di non lavorare e si dedicava a piccoli o grandi atti di vandalismo. I poliziotti di Giuliani non davano tregua ai ragazzi sfaccendati dei quartieri più pericolosi, fino ai limiti del mobbing, costringendoli infine a cercare e trovare lavoro”.
No comment su quanto sta accadendo, da noi, a livello governativo…
Per semplificare, il degrado ha portato, purtroppo, anche a una diminuzione della fiducia nelle forze dell’ordine per i noti episodi efferati e nefasti che ci hanno accompagnato negli ultimi tempi. In particolare verso la Benemerita che va un po’ sfiorendo e appassendo lasciando un senso di inquietudine e pericolo. Anche questa è una percezione, ma esiste. Nonostante l’affetto e il rispetto verso i tanti carabinieri che fanno il loro dovere.
Ecco, oggi riemerge l’utilità della teoria, anche se di finestre rotte ce ne sono talmente tante da scoraggiare. Ma, pur non potendo riparare le prime, quelle del degrado allo stato embrionale, perchè indietro non si torna, con pazienza competenza e tante forze volenterose in campo e amore per la città, ce la faremo.
Carla Ceretelli