La nave va e la rotta è tracciata

La nave va e la rotta è tracciata

Ma il suo pilota è il popolo sovrano

La nave va e la rotta è tracciata

Ma il suo pilota è il popolo sovrano

 Speravano  nell’implosione autunnale, avevano scommesso che non sarebbero arrivati a Natale, avevano preparato con gli amici di Bruxelles l’iceberg della manovra contro cui si sarebbero schiantati e quando questa è passata hanno letteralmente perso la testa. Il monopolio dei media gli è costato caro perché mostrare urbi et orbi la Malpezzi e la Bernini ha fatto perdere a piddini e forzisti una buona parte del loro residuo consenso. Fra la menade rossa capace contemporaneamente di tacciare il reddito di cittadinanza di assistenzialismo  e pretendere che venga esteso ai clandestini e la sex symbol del centrodestra impegnata a convincere gli italiani che saranno tutti più poveri se si dà una sforbiciata alle pensioni d’oro è difficile decidere a chi dare la palma di migliore alleata del governo gialloverde.


Ma le bordate maggiori  sono state destinate alla demolizione della riforma Fornero. Sulla quale l’unica cosa sensata che si può dire è che è tanto facile rompere qualcosa quanto è difficile, se non impossibile, ricostituirla. La Fornero, o, meglio, il governo Monti asservito a Bruxelles, ha fatto pagare ai pensionati più deboli il disastro dell’Inps  salvando le pensioni più alte (è grottesco che gli stessi artefici di questa mostruosità e i loro epigoni rivolgano la stessa accusa ad un governo, quello gialloverde, che si è sforzato di fare esattamente il contrario contro il volere di commissari europei istruiti dai piddini e dai forzisti italiani).  Si è dato ad intendere che il governo avesse falcidiato le pensioni  di milioni di italiani per pagare il reddito di cittadinanza e tutta la stampa, con la sola eccezione dei modesti quotidiani di Belpietro e di Padellaro, e tutti, dico tutti, i telegiornali si sono mobilitati per diffondere questa notizia clamorosamente falsa. 


Non è più tempo di Brigate rosse e se si scatenasse il terrorismo islamico l’unico risultato sarebbe quello di rafforzare il governo e ripulire la maggioranza. Insomma: l’unica arma per bloccare il cambiamento è ladisinformatia,che però, anche grazie alla rete, è un’arma spuntata. Boeri ha pensato bene di dare una mano alle opposizioni rinviando di un mese l’adeguamento Istat delle pensioni ma anche questa mossa di terrorismo psicologico non è servita a nulla: il pensionato messo in allarme va alla posta e constata che la sua pensione non è stata affatto sforbiciata ma è un po’ più pesante del solito. Infatti, questo Boeri non  lo poteva impedire,  le addizionali comunali e regionali sono ripartite in dieci ratei a partire da marzo e questo ha annullato l’effetto psicologico del mancato adeguamento. Quando poi a febbraio lo stesso pensionato si troverà sul cedolino l’adeguamento Istat (totale fino a 1500 euro) i compagni, e con  loro la Bernini, dalla cui bocca per compiacere il Cavaliere può uscire di tutto, saranno definitivamente sbugiardati.

Nel corso di una delle trasmissioni vespertine, non ricordo se Rai o Mediaset, canto e controcanto, il conduttore  presentava Brambilla come uno dei tre massimi esperti italiani in materia di previdenza (gli altri due sarebbero Boeri e la Fornero). La Fornero è universalmente nota per aver dato il suo nome a una riforma che ha creato il dramma degli esodati senza stipendio e senza pensione nonché per le lacrime con cui l’ha presentata, come se qualcuno, magari a Bruxelles, gliela avesse dettata e imposta; Boeri è dal canto suo ormai notus cispis atque tonsoribusper aver sostenuto che i migranti che sbarcano coi barconi, quelli che ci sono costati 5 miliardi l’anno, quelli che gironzolano per le nostre città adocchiando le macchine in attesa di spaccare il lunotto, quelli che intasano i poliambulatori, quelli che vivono di spaccio, quelli che delinquono sette volte più dei nostri farabutti, ci pagheranno le pensioni. Ma Brambilla dalle colonne del giornale di quella che una volta era la buona borghesia milanese si spinge oltre. Sostiene che dopo la pensione occorre incentivare il nuovo lavoro dell’anziano che ha ancora molto da dare alla società e la società ha ancora bisogno di lui. Personalmente sospetto che l’illustre economista non avesse in mente il metalmeccanico che per tirare a campare si improvvisa idraulico o svuotacantine ma qualche togato o dirigente o cattedratico emerito ansioso di sedersi in qualche consiglio di amministrazione o ufficio di consulenza. 


Brambilla, Boeri, Fornero

E la chiamano democrazia. Se l’Italia non fosse stata la repubblica delle banane il governo  del presidente costituito all’indomani delle dimissioni di Berlusconi e giustificato solo dall’emergenza economica e finanziaria avrebbe dovuto imporre una politica di austerità che falcidiasse gli stipendi pubblici superiori al doppio della retribuzione media di un operaio o di un impiegato di primo livello e ponendo un limite invalicabile a cinque volte quella retribuzione. Il settore privato si sarebbe spontaneamente accodato. Non sono così pessimista da ritenere che in Italia tutta l’accademia sia nelle mani di cialtroni incompetenti ma sicuramente i corsi di laurea in economia non se la passano bene se nessuno fra i luminari che si aggirano da quelle parti sentì allora e non sente adesso la necessità di avvertire i compagni e i loro complici che se  si dimezza uno stipendio di diecimila euro al mesi i consumi (e, di conseguenza, il sistema economico) non se ne accorgono neppure ma se si toglie anche solo 100 euro a stipendi e  pensioni del 90% della popolazione  il sistema finisce per crollare.


A dritta e manca si è detto che il parlamento è stato esautorato, che ci si avvia verso un sistema autoritario, anzi verso una dittatura, perché il parlamento, si dice, è il cuore della democrazia.  Ricordiamo bene i tempi in cui il parlamento – o, meglio, i capibastone di Camera e Senato – era al centro della politica italiana, il luogo dove si decideva da che parte andare, se a nuove elezioni o verso una maggioranza si sinistra o verso una maggioranza di destra. Senatori e deputati, singolarmente o a gruppi si vendevano al migliore offerente in uno sconcio mercato delle vacche sul quale tardivamente e in modo discrezionale e arbitrario interveniva una magistratura strabica capace di guardare da una parte sola. Non rimpiangiamo quella centralità e mi piace credere che tutte le persone oneste inorridiscano  di fronte al proposito berlusconiano di cercare voti in parlamento. In parlamento, non fra gli elettori!  Ma non fanno meglio i compagni che strizzano l’occhio al Falco di turno e sperano nelle trame di quel Fico che sarebbe stato bene sradicare per tempo dal campo pentastellato.  Il vincolo di mandato si rivela sempre più necessario per garantire un minimo di credibilità alla nostra democrazia; non importa come vengono compilate le liste: se i parlamentari sono de factonominati dai partiti è giusto che rispondano alle segreterie dei partiti, se sono eletti con le preferenze rispondano ai loro elettori, sicuramente non alla loro coscienza, un po’ troppo vicina al portafoglio. Se non sono in sintonia con chi rappresentano se ne tornino alle loro attività, ammesso che ne abbiano.

Post scriptum

L’alleanza è solida, il governo andrà avanti per tutta la legislatura e farà qualche cosa buona. Sicuramente uscirà rafforzato dall’esito delle elezioni europee che premieranno la Lega, anche se purtroppo i numeri in parlamento non possono cambiare. Ciò non esclude che ci sia stato qualche scivolone e che altri ce ne saranno. Conte ha acquistato sicurezza e questo non è necessariamente un bene;  la sua devozione a padre Pio  in certi frangenti può essere motivo di preoccupazione e alimenta il sospetto che un’apostolica telefonata possa creare qualche sbandamento su un tema delicato come l’invasione.   

  Pier Franco Lisorini  docente di filosofia in pensione

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