La natura è sempre innocente

LA NATURA E’ SEMPRE INNOCENTE

Alla natura e ai suoi cataclismi,
non va imputata nessuna colpa

LA NATURA E’ SEMPRE INNOCENTE
Anche se grido e invoco aiuto / egli soffoca la mia preghiera. / Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra / ha ostruito i miei sentieri. / Egli era per me un orso in agguato, / un leone in luoghi nascosti. Seminando di spine la mia via, mi ha lacerato…” (Lamentazioni 3, 8-11)

  Se i terremoti accadessero sulla Luna non se ne accorgerebbe nessuno, e così un’eruzione vulcanica in fondo al mare lontano dalla costa o un maremoto in mezzo all’oceano Pacifico passerebbero senza provocare danni alle popolazioni che si affacciano sul mare.

 Nemmeno i grandiosi sommovimenti tellurici avvenuti sulla terra prima della comparsa dell’uomo hanno fatto del male a qualcuno, anzi, come ha ricordato il vescovo di Rieti nella sua omelia funebre sotto il tendone allestito dalla Protezione Civile per il funerale dei morti di Amatrice, è proprio grazie  a quei sommovimenti che la vita sulla terra ha potuto fiorire ed allignare anche fuori dalle acque primordiali, sulle terre emerse e ancora stillanti, verzicanti  e rutilanti di alghe e frutti di mare. Alla natura, quindi, ai suoi cataclismi, non va imputata nessuna colpa: la natura segue il suo corso, incurante della sorte dei viventi, la cui fragilità li espone in ogni momento  a pericoli contro i quali non c’è riparo. O quasi.

Quando si abita su un territorio cosiddetto sismico si sa anche che il terremoto è sempre in agguato. Lo sanno bene ln California e in Giappone, tanto che in quei paesi hanno da tempo provveduto a mettere in sicurezza gli edifici e a costruirli con criteri antisismici. Perché da noi, invece, si continua a morire sotto le macerie di case crollate come se fossero costruite sulla sabbia? E’ questa la domanda che ci poniamo tutti, ogni volta che piangiamo i morti dopo i terremoti. Tutti meno quelle ditte, quei tecnici, quegli ingegneri a cui era stata affidata la ricostruzione, per esempio, degli edifici  crollati ad Accumuli e ad Amatrice in seguito al terremoto del 1997 e che sono nuovamente crollati. Come mai? Imperizia o disonestà? Incompetenza o criminalità organizzata? E’ quello su cui sta indagando la Guardia di Finanza  su mandato della procura di Rieti. L’ipotesi di reato è disastro e omicidio colposo. Ipotesi di reato? Ma come è possibile che i progettisti di quegli edifici nuovamente crollati ignorassero quali materiali avevano adoperato e quali criteri per la loro ricostruzione  antisismica?

Perché non hanno chiesto l’aiuto dei loro colleghi di San Francisco e di Tokio? (Magari, chissà, l’aiuto era stato  loro offerto, ma, per imperscrutabili ragioni, non se n’è fatto nulla). Non sarà che qui, nella nostra amata (?) patria, sia sempre in vigore “Un sistema di illegalità diffusa”, come suona il titolo dell’articolo di  fondo del giurista Vladimiro  Zagrebelsky su  La Stampa del 31 luglio? “E’ malato un Paese che dopo l’ennesimo, prevedibile terremoto, con centinaia di morti e tante distruzioni, deve destinare le pagine dei suoi giornali per metà alle storie dei morti e dei sopravvissuti e agli annunci della ricostruzione, che questa volta sì, si farà sul serio (come dire – parentesi del sottoscritto –  che le altre volte si è fatta evidentemente per burla). E l’altra metà delle pagine alle indagini di una procura della Repubblica, alla loro ampiezza e alla diffusione di illeciti e reati, che quasi sembrano costituire la normalità”. Ecco il punto: non ha senso accusare il terremoto o magari maledire il nome stesso di Dio (come è anche avvenuto durante i funerali ad Amatrice), in questo caso Dio non ha colpa.

 A meno di non accusare Dio per aver permesso ai costruttori e ricostruttori ora  indagati di commettere quei gravi peccati di omissione e di negligenza interessata che hanno poi provocato la morte di tanti loro concittadini; ma se Dio non è intervenuto nemmeno per impedire l’Olocausto, figurarsi se poteva intervenire per confondere i piani di quei miserabili  imprenditori che hanno visto nel terremoto una bella occasione di lucro! No, qui Dio non c’entra, qui si tratta, appunto, di un sistema di illegalità tanto diffusa e radicata da sembrare normale.

Riuscirà il commissario per la ricostruzione Vasco Errani a far sì che divengano normalità la deontologia professionale, il senso civico, il senso del dovere, la responsabilità nei confronti del prossimo, il bene comune considerato prioritario rispetto al bene privato? Per Zagrebelsky sarà difficile se non si interromperà la mala abitudine dell’amministrazione pubblica di ricorrere a consulenze esterne: “la regolarità con cui si nominano consulenti esterni alla amministrazione pubblica può significare  che al suo interno non vi sono professionalità adeguate, il che sarebbe gravissimo e chiamerebbe in causa la catena gerarchica fino ai governi che hanno tollerato tale degrado.

Oppure che – quando non sia necessaria una specifica eccezionale specializzazione – il consulente nominato è un amico, amico di chi può. In entrambi i casi si mette in discussione la struttura essenziale della amministrazione pubblica e dello Stato”. In entrambi i casi la funzione pubblica è subalterna agli interessi privati, e gli interessi privati mirano al particulare non certo al bene comune. Finché nel nostro Paese prevarrà il particulare di guicciardiniana memoria sull’interesse generale temo che la ricostruzione morale e materiale di una classe dirigente a dir poco miope e divisa e di una  comunità nazionale che non ha mai raggiunto una vera unità e una vera  identità,  sia destinata al fallimento.

Fulvio Sguerso

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