La morte della politica italiana
Alla fine ha vinto la restaurazione in Italia, la palla è passata a destra e non è cambiato nulla se non in peggio. È questa la sintesi degli ultimi anni di politica nostrana. Davvero una profonda tristezza. Ormai litigano fra loro sul nulla nell’indifferenza dei cittadini e del mondo intero che nel frattempo corre altrove. L’unica differenza è che la qualità della classe dirigente è addirittura peggiorata. Il governo è evanescente e inconcludente, nessuna iniziativa di rilievo, nessuna visione se non galleggiare fino alla prossima poltronata.
Come unica bussola hanno le natiche americane e brussellesi e come unica ideologia il conformismo. Un profondo vuoto culturale prima ancora che politico. Per litigare devono ripescare rigurgiti ideologici dal secolo scorso con personaggi tragicomici che piantano qualche casino e poi ripiombano tutti nella mediocrità quotidiana fatta di cinguettii copia-incolla e frasi strafatte. Il tutto mentre il mondo sta cambiando radicalmente e l’Italia è del tutto tagliata fuori, spettatrice inerme ed inutile più che mai.

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Ormai siamo al tifo perfino di governo verso i protagonisti del nostro tempo che altrove decidono i destini del mondo anche per conto nostro. Davvero avvilente ma comprensibile. Anche la politica si è globalizzata mentre l’Italia è in mano a classi dirigenti che oltre ad essere scarse, sono pure locali e quindi non all’altezza del momento storico. Le guerre, l’economia, le migrazioni, l’ambiente, la salute, le nuove tecnologie sono le grandi tematiche del nostro tempo e sono tutte internazionali come lo sono le sedi dove vengono prese le decisioni e le lobby che le manipolano. Per poter incidere bisogna esserci e con classi dirigenti all’altezza del compito. È questa la vera sovranità che abbiamo perso. I cittadini votano governi nazionali che non contano più nulla. Vale per tutti i paesi europei ma l’Italia è fanalino di coda anche in questo perché girano le solite facce da decenni, con professionisti della poltrona che nonostante un impressionante curriculum di fallimenti ancora spadroneggiano come se nulla fosse. Davvero deprimente ma anche pericoloso perché la meritocrazia non è un lusso e nemmeno solo una questione morale per un paese, la meritocrazia è un fattore strategico essenziale per tenere il passo. E lo è ancor di più in politica e in fasi di cambiamento radicale come queste. È vero, ovunque la politica attrae il peggio di una società perché offre potere, prestigio, visibilità e soldi che sono tutte ambizioni della parte peggiore di noi che è quella egoistica. Magari da giovani hanno qualche slancio ideale, ma strada facendo la politica diventa una carriera come un’altra dove si sgomita per conquistare un posto al sole e per difenderlo anche a costo di sostenere tutto e il suo contrario destreggiandosi tra cordate e corti di qualche insuslso barone. La peculiarità italiana è però che tra i vari privilegi, i politici hanno anche quelli di non dover rispondere dei risultati ottenuti e quindi di potersi riciclare all’infinito. E una volta accomodati, per sbullonarli dalla poltrona serve il flessibile e anche in caso di conclamate magagne. E questo grazie ad un sistema politico conservatore di se stesso che premia chi si adegua garantendo continuità. Davvero sconfortante ma anche autolesionistico.
