La moderazione, vero vincitore

Il solito, grazie
La moderazione, vero vincitore

 
Il solito, grazie
La moderazione, vero vincitore

 In questi primi mesi di fresca amministrazione emergono diverse nuove, pur se non certo sorprendenti, considerazioni sull’esito elettorale e sulle conseguenze e reazioni a posteriori.

 Innanzitutto, il profondo conservatorismo savonese, la moderazione insita “nelle ossa” anche di coloro che son convinti di aver fatto scelte rivoluzionarie.


Moderazione spesso fiore all’occhiello dell’intellighenzia, delle persone di una certa età, dei savonesi doc, di una parte della classe insegnante.

Tipo quelli che… “basta, noi non votiamo più PD”. Allora, finora li avete votati. Allora, vi siete fidati del “nuovo” di Renzi. Ergo, la Buona “Squola” un pochino ve la meritate, diciamo.

Moderazione e discorsi garbatamente superficiali e disinformati, ma nel tono di chi la sa comunque lunga, che più ancora che nei bar, notoriamente a ciò deputati, si ascoltano in sedi insospettabili, per esempio dai miei vicini di poltroncine del Filmstudio: il che mi provoca desiderio irrefrenabile (eppur frenato: siamo o no moderati, educati e perbene? Non lo sono forse anch’io?) di voltarmi e inveire di svegliarsi, una buona volta, urlando come stanno veramente le cose.

Moderazione delle vecchie generazioni riscontrata e rimarcata, desolatamente, da tanti nostri giovani e volonterosi, ma sconfortati, attivisti, che si abbina con il prevalente disinteresse per la politica e la cosa pubblica dimostrato per lo più dalle nuove generazioni. C’è da capirli, i nostri pochi giovani che si impegnano: si nutrono di fervore, di entusiasmo, di idee e azione e reazione, come dovrebbe essere per una sana gioventù. Non hanno lo scettico cinismo (a volte anche un po’ tristanzuolo e squallido) di noi che ne abbiamo viste tante e sappiamo purtroppo come va il mondo. Diciamocelo: magari qualche secchiata in faccia per maturare e crescere è da mettere in conto, come per tutti, ma un iceberg nei denti che ti gelifica istantaneamente in un ottantenne nell’animo, che non si aspetta più niente, quello no.


Questo è uno dei danni peggiori, secondo me, che stiamo facendo a questi ragazzi, una delle colpe che sconteremo, per chi crede in reincarnazione, destino, aldilà e tutto l’armamentario: non solo li priviamo di futuro, idee, stimoli, cultura, studio, lavoro, gli diamo una sorta di limbo di relativo benessere presente, e basta.

No: gli togliamo pure la vita dentro. Così somigliano a noi in tutto e per tutto, e siamo a posto.

A loro, se mi leggono, posso solo dire: non mollate, continuate a crederci, continuate a lavorare per riuscire finalmente a spazzarci via. Prima o poi la nostra boriosa, inutile, sopravvalutata generazione si toglierà dalle scatole e dal fare danni. Speriamo presto, dati i disastri di ogni tipo che abbiamo intorno.

Speriamo che i disastri di cui sopra aiutino ad accelerare le pratiche, che il collasso del sistema sia imminente e non sia irreversibile. Speriamo che voi impariate sul campo, in fretta e bene, ciò che né il nostro esempio, né la nostra negletta e sacrificata cultura ha saputo trasmettervi, e possiate rimediare.

A Savona, oggi, persino a fronte dei disastri delle amministrazioni precedenti, anche a fronte delle voragini debitorie e delle situazioni incresciose che via via emergono, l’imperativo è: mi raccomando, abbassiamo i toni. E nessuno pare accorgersi del contrasto grottesco fra il minuetto garbato che vediamo in scena, e il fondale di rovine alle sue spalle.

Vietato indignarsi, lamentarsi, chiedere conto fermamente, minacciare reazioni esasperate.

Che il nostro piangere fa male al re.

Altrimenti, signora mia, dove andremo a finire… Che qui qualcuno pensi addirittura di PROTESTARE. Che orrore, che volgarità. Che cosa insostenibile e antiquata e ormai debellata dalla storia.

Meglio una pacata, sobria continuità. Vecchia maggioranza, nuova maggioranza, opposizione istituzionale col ditino alzato, nei soliti ruoli consolidati. Se non fosse per la scocciatura 5 stelle.

Ormai abbiamo lo zoccolo duro dei votanti purchessia, e la marea dei rassegnati e assenti. In mezzo, appunto l’anomalia 5 stelle, con tutti i suoi risvolti nuovi, positivi e i principi di base, ma anche con le imperfezioni e i difetti di crescita veri e presunti, che il megafono dei media urla nelle orecchie ad ambo i lati, votanti e non votanti, assordandoli, frastornandoli, scoraggiandoli a credere nel nostro cambiamento ma anche, ciò che sarebbe più utile assai, a parteciparvi.

Non che in queste caratteristiche di cui sopra ci si differenzi molto dal resto d’Italia, e dalla deriva che l’imbonimento televisivo berlusconiano prima, il perbenismo politicallicorrettista piddino poi, hanno imposto al Paese. Geniale, semplicemente geniale, in questo, la trovata renziana di abbinare la sacrosanta difesa di principi e diritti con il CONSERVATORISMO,  il vecchiume,  e le peggiori nefandezze e porcherie con il NUOVO, l’innovazione, positiva a prescindere. Una roba da neolingua che farebbe felice Orwell. 

Ed eccoci alla nostre elezioni. Solo che noi ci aggiungiamo qua e là qualche peculiarità tutta nostrana, qualche vezzo di savonesismo cicisbeo e supercilioso.

Sia pure molto a malincuore, perché si sa, la forza dell’abitudine, le consuetudini consolidate, la tradizione personale e di famiglia… i riluttanti savonesi hanno dovuto prendere atto del disastro totale, rovinoso, delle ultime amministrazioni piddine. Infastiditi e seccati anche solo di dover riflettere su  quella  crocetta che per molti era una semplice formalità, hanno cominciato a guardarsi intorno per decidere.

Alcuni, più avveduti e consapevoli, lo hanno fatto leggendo i programmi, ascoltando le persone, ragionando sui posizionamenti politici e sulle possibilità di migliorare l’amministrazione cittadina, e  votando di conseguenza,  distribuendosi sulle varie liste e schieramenti. 

 Molti han votato semplicemente sulla base di un amico o parente presente in lista. Era quasi impossibile in queste elezioni non avere un amico o parente in lista. Anzi, spesso più di uno, da creare imbarazzi, liti o frazionamenti familiari, e false dichiarazioni di voto.

Molti, come spesso accade alle elezioni, ed ecco il difetto principale dei sondaggi e degli exit poll, hanno deciso all’ultimo o all’ultimissimo momento, sulla base dell’umore.

Cosa implicano queste decisioni dell’ultimo momento? Di solito che viene meno il CORAGGIO di cambiare. Infatti, se ci fate caso, rispetto a sondaggi ed exit poll i risultati penalizzano candidati e liste più alternativi rispetto allo status quo, e premiano quelli che si pongono nel solco della tradizione, siano partiti di stampo governativo e amministrativo oppure opposizioni di lungo corso.

Tanto più subdolo, questo meccanismo, quanto più viene inserito artatamente, nelle liste e coalizioni tradizionali di cui sopra, qualche elemento di pseudo novità. Magari di pura apparenza senza sostanza, magari farlocco, ma che appaghi il blando desiderio di cambiamento dell’elettorato, senza però fare troppo male o comportare qualsivoglia rischio.

Magari anche il rischio che le cose inizino una buona volta a cambiare davvero. Il che fa paura tanto quanto il fallimento delle aspettative. I cambiamenti, quelli veri, comportano comunque fatica, energie, impegno. Abbandono di pigre abitudini.

Sarebbe un errore credere che determinante, nell’esito di queste elezioni, sia stato il voto di protesta di matrice leghista salviniana. No: quello è stato un supporto, un traino collaterale, e difatti, come è sempre anche per le lepri in atletica, ora ha già il fiatone e viene mollato al suo destino, così come la destra. Riceveranno qualche contentino ideologico,  qualche dichiarazione di principio, il crocifisso in aula, il tira e molla sulle unioni civili, qualche roba sulla sicurezza e in futuro, forse, qualche gesto velleitario di facciata sui soliti temi evergreen immigrazione e rom. Ma niente più.


No: a vincere, ancora e sempre, è stato il savonese moderato, che trova uno Scajola o un Vaccarezza, come prima un Burlando o un Ruggeri, più rassicuranti di un Di Maio.

Questo è dunque il copione che va in scena di questi tempi. Difficile dire se sarà un effetto momentaneo, destinato a crollare sotto il peso dell’evidenza dei fatti, della crisi che morderà ancora di più le ossa, persino a chi si sente assolto ma è lo stesso coinvolto, o se il malriposto senso di “luna di miele” durerà ancora.

Per il momento, chi ha puntato sugli annunci istituzionali a raggio limitato, sull’effetto scenografico e spot, l’ha ancora vinta.  Complici anche quei molti media più che mai assecondanti e felici dello scampato pericolo. (Ma qualche dato sulle vendite in picchiata dovrebbe  comunque farli riflettere… o no? Non dureranno per sempre i finanziamenti pubblici e privati, e presto potrebbero non bastare più.)

Pochi trovano da ridire alla vista di una Sindaco con giubbino giallo,  borsetta e infradito,  in compagnia di relativo assessore, che ispeziona a favor di telecamera un francobollo di Letimbro, accuratamente  con vista Ipercoop per assicurarsi un adeguato passaggio di savonesi, testé ripulito come monito solenne per le precipitazioni autunnali, a guardarsi dal fare troppi danni.

 

Pochi fanno l’ovvio paragone con l’allora vicesindaco Di Tullio fieramente sfalciante e potante in quel di villa Zanelli, sempre col supporto della stessa partecipata e degli stessi personaggi.

In molti, forse come gesto autoconsolatorio per aver creduto nel cambiamento del voto al centro destra, rimarcano con soddisfazione la nuova pulizia di altrettanti francobolli di vie cittadine, peraltro strombazzata ai media e dai media. Scambiando per nuovo corso e auspicato cambio di rotta ciò che avrebbe dovuto essere parte integrante del banale contratto di servizio della partecipata.

Noi credevamo che si intuisse che i veri problemi sono la differenziata che non decolla, il costo spropositato delle tasse rispetto ai servizi, i debiti che spuntano da tutte le parti, l’assurda gestione del caso nuovi forni crematori, il comportamento costante della partecipata come se continuasse a esercitare lei il controllo analogo sul Comune,  anziché il viceversa; oppure il piano operativo di dettaglio POD che non esiste, per cui si pagano i servizi previsti nel contratto “sulla fiducia”; oppure i problemi di un bilancio che è quasi al pre-dissesto, l’impossibilità di reperire nuove risorse e di impostare programmi futuri, i tanti nodi irrisolti che incombono, eccetera.

Noi pensavamo che chi chiedeva cambiamento e chi lo prometteva  dovessero aggiungere qualche gesto, anche solo emblematico, simbolico, a suffragarlo, e che questo volessero i cittadini.

Non che ogni azione, dalla riconferma attuale di tutti i dirigenti, anche quelli più discussi,  dal proseguire dello status quo,  dalla firma in continuità su progetti della passata amministrazione e dall’impostazione di altri  altrettanto in continuità,  soprattutto edilizia, proseguisse diligente nel solco tracciato. Alla prossima rotonda discutibile il quadro sarà completo.

Noi pensavamo almeno  che questo avrebbe procurato le prime critiche, i primi dubbi, a confermare quel: “sono due facce della stessa medaglia”, tanto a lungo da noi predicato in campagna elettorale, a riconoscerci che un po’ di ragione l’avevamo, su molti fronti.

Evidentemente ci sbagliavamo. Evidentemente sono tutti appagati da piccole azioni di facciata o simboliche, presenzialismo, ascolto, minimalismo operativo, risposte tempestive piene di buone intenzioni e scarsine di soluzioni a lungo termine.

Evidentemente è il “Lirosi style”, a proposito di rotonda discutibile, che ancora paga e appaga. Evidentemente a questo punto aveva ragione l’ex assessore, a lamentarsi dell’ingiusta esclusione.

Evidentemente, per ora è così.

Per ora. Vedremo per quanto. 

  Milena Debenedetti  Consigliera del Movimento 5 stelle

 

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