La macchina del fango

Macchina del fango è una locuzione della lingua italiana diffusasi nel linguaggio giornalistico e politico per la sua potenza evocativa. Essa indica l’azione coordinata di un gruppo di pressione, soprattutto attraverso i mass media, volta a delegittimare o ledere l’onore e la credibilità di una persona giudicata avversaria (di un gruppo politico o di una qualsiasi altra lobby) ovvero infamarne o screditarne l’immagine pubblica allo scopo di intimidirla, punirla o condizionarla, influenzando così il giudizio dell’opinione pubblica nei suoi confronti.
Chiarisco il motivo di questa asserzione
La Premier ha diffuso un video sui suoi canali ufficiali in cui dice di aver ricevuto un «avviso di garanzia» ed essere indagata per peculato e favoreggiamento. Nel video la premier ha cercato di spiegare direttamente come ha gestito la scarcerazione e l’espulsione di Osama Njeem Almasri, il capo della polizia giudiziaria libica accusato dalla Corte penale internazionale di crimini contro l’umanità.
Abile strategia di comunicazione, si dà una notizia clamorosa, per togliere dai riflettori mediatici una clamorosa situazione altamente negativa per il governo.

Osama Njeem Almasri

Chi è Osama Njeem Almasri, capo della polizia giudiziaria libica accusato dalla Corte penale internazionale di crimini contro l’umanità.
Per questa accusa  l’uomo, in Europa dal 6 gennaio, era stato arrestato a Torino nelle prime ore del 19 gennaio, dopo avere assistito a una partita di calcio.
È così difficile spiegare ai cittadini cosa è successo e soprattutto perché viene liberato sapendo di venire meno a trattati internazionali sottoscritti dal nostro Paese?
Veniamo ora al comunicato del Presidente del consiglio ove ci sono cose che non tornano:
A dare la notizia del avviso di garanzia (prima inesattezza) a lei e altri ministri è stata la stessa Meloni.
Perché ha chiamato erroneamente quel documento avviso di garanzia

PUBBLICITA’

Non è ciò che hanno ricevuto Meloni e gli altri esponenti del governo. In questo caso l’indagine non è nemmeno iniziata. Per i ministri e la presidente del Consiglio, infatti, la legge stabilisce una procedura diversa. Non appena arriva una denuncia nei loro confronti, la Procura in questione deve trasmettere l’atto al Tribunale dei ministri, un organo specifico per questo tipo di denunce. Non solo: il procuratore non deve fare alcuna indagine prima di rinviare la denuncia al Tribunale dei ministri, come dice l’articolo 6 della legge del 1989 che regola la questione. E, nel momento in cui la trasmette, è obbligato ad avvisare le persone coinvolte. Questa è la cosiddetta “comunicazione di iscrizione al registro degli indagati”.
Altro “Errore” è stato etichettare l’avvocato Li Gotti come uomo di sinistra.
Sottosegretario alla Giustizia dal 2006 al 2008 con il governo Prodi in quota Italia dei valori.Ma in passato l’avvocato è stato anche militante dell’Msi, ha esercitato la professione di avvocato: Difensore di noti pentiti come Giovanni Brusca, Tommaso Buscetta e Gaspare Mutolo, è stato avvocato di parte civile nel processo per la strage di Piazza Fontana, ha assistito la famiglia del commissario Luigi Calabresi, ma ha partecipato anche ai processi sul caso Aldo Moro, della strage di Capaci, di via D’Amelio, dei fatti della scuola Diaz di Genova.
La fase successiva al comunicato è stato avviare la macchina del fango nei confronti del magistrato Francesco Lo Voi
Palermitano, 67 anni, da sempre vicino alla corrente conservatrice di Magistratura indipendente per cui non può essere considerato una toga rossa.
Come consuetudine giornali,di regime televisioni hanno scatenato un durissimo attacco al magistrato,che ha come colpa di aver fatto il suo dovere,e terminare la missiva con “doverosi ossequi” non lo ha salvato da attacchi mediatici pesanti.
Ultima considerazione questo pseudo avviso di garanzia ha come conseguenza non andare in aula a chiarire quanto accaduto,cosa gravissima in una repubblica parlamentare.
Troppi segreti in questo paese troppe cose che non sappiamo troppi depistaggi.
Rivendichiamo il diritto di sapere, non è bloccando i lavori parlamentari come sta facendo l’opposizione che si ottiene la verità, ritirarsi sull’Aventino fu un errore allora e lo è oggi.
Si rende necessario a mio avviso mobilitare i cittadini con manifestazioni democratiche e civili per dimostrare che esistono voci libere che non intendono abdicare un solo grammo di libertà e che vogliono sapere sempre la verità.

 

Roberto Paolino

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