La Loggia Isozaki. Riparte la novella dello stento.
L’impressione è che il sindaco, la Sarina, giri torno torno ai problemi della città per non affrontar quelli di primaria importanza.
A proposito, mi permetto una piccola digressione.Mi sono presa la briga di rivedere il termine “sindaco” e ho scoperto che la Crusca accetta, anzi promuove il termine al femminile considerandolo non un problema linguistico bensì culturale. Mentre treccani raccomanda l’uso del termine come sempre è stato usato, al maschile nel caso specifico, dato che rappresenta il ruolo e non il sesso che lo determina.
Personalmente userò i termini come se fossero neutri , dato che l’italiano non possiede il neutro, così come mamma li ha fatti.
Allora , prima di essere eletta ci corrobora con una bella isola sull’arno. Appena eletta comincia a prendersela con l’overtourism e in particolare con gli affitti brevi. Senza pensare che aiutano a rendere la cità più pulita e con un turismo più organizzato. Infatti il turista che ha una location a cui appoggiarsi, non sporca perchè si ciba in casa, ha servizi igienici dato che , per altro, sono latenti pubblici. Oltre a pagare una tassa di soggiorno che rimpingua le casse del comune. Naturalmente tutto controllato da norme precise. Controllo delle norme, non scelta dell’uso che ne fa il privato cittadino, naturalmente con il dovere di rispettarle. Questo è il diritto di un comune governato in modo civile..
Ma la Sarina pensa di risolvere il problema della carenza di edilizia pubblica impedendo ai proprietari di case di decidere come usare la propria . Molto democratica questa scelta.
Poi se la prende con tutto ciò che non è stato fatto prima, dimenticando che prima hanno amministrato i suoi sodali e, lei, in prima persona, come assessore al welfare.
E, quasi sempre con governi di sinistra. Almeno nell’ultimo decennio.
Per arrivare al nocciolo della quaestio, l’ultima boutade, per evitare temi urgenti, come la sicurezza e il traffico, tanto per citarne un paio, è quella di riprendere in mano il tormentone della Loggia del Giapponese, di anni 25. Non il Giapponese bensì la Loggia. Giusto per spostare l’attenzione . Rivolgendosii a chi? Inquesto caso al neo ministro alla cultura in carica da meno di una settimana. Sarebbe d’uopo almeno farlo accomodare sulla poltrona e offrirgli un caffè, prima di dargli in mano l’atavica patata bollente.
Dunque il primo tema che sta a cuore, nominato dal Sindaco, è quello della Loggia Isozaki, su cui nell’ottobre del 2023 il Ministro della Cultura, che non sta passando un bel momento, si era espresso negativamente con questa nota: “Il progetto di rifacimento dell’uscita della Galleria degli Uffizi a Firenze, pensato dall’architetto giapponese Arata Isozaki, non sarà realizzato. Stamane il Consiglio superiore dei beni culturali, nel corso di una seduta alla quale ha partecipato il Sottosegretario Vittorio Sgarbi, ha espresso all’unanimità parere negativo. Si tratta della cosiddetta “Loggia Isozaki”, per la cui realizzazione erano previsti ben 12 milioni di euro provenienti dal Piano strategico «Grandi Progetti Beni Culturali»”.
Ora comunque torna a chiamare in causa il dicastero di competenza nella figura del ministro Giuli, anche come ex direttore del Museo MaXXI, certa che abbia grande attenzione per gli interventi di arte e architettura contemporanea negli spazi del nostro patrimonio urbanistico”. Naturalmente il soggetto è la Sarina.
Accenna inoltre al progetto del Museo nazionale dell’Italiano (MUNDI), all’interno del complesso di Santa Maria Novella. Nonchè alle le modalità con cui portare a termine la realizzazione del Museo della Lingua italiana, a suo avviso un progetto molto importante per la nostra città. Auspica inoltre un confronto che possa portare a un ulteriore pacchetto di norme per la tutela dei centri storici e dei loro esercizi commerciali, “in un momento in cui assistiamo alle veloci e profonde trasformazioni del tessuto urbano e sociale delle città d’arte”. Naturalmente incontro con il neo ministro.
Mi viene da chiedere quanti cittadini , immersi nei cantieri fine vita mai, con liste d’attesa infinite per una qualsiasi visita, conoscono l’esistenza del Museo della lingua italiana e a quanti possa interessare.
Lungi da me pensare che non abbia una significatio preponderante, l’aspetto culturale di una città che, comunque , odora di per sè di cultura e arte.
Basterebbe una normale manutenzione, una pulizia profonda, una gestione del turismo, anche all’uscita degli Uffizi con norme certe e importanti, con regolare controllo, con l’ausilio della polizia municipale e di altre forze dell’ordine.
Per chi vuol saperne di più. Senza impegno alcuno.
Tanti soldi, un “archistar” e un tira e molla lungo 25 anni. L’architetto giapponese Arata Isozaki, vinse con un progetto realizzato insieme al collega Andrea Maffei il concorso di progettazione bandito dal Ministero dei Beni Culturali, allora guidato da Dario Franceschini.
Era il 1998 e al bando, nell’ambito del piano strategico “Grandi Progetti Beni Culturali”, parteciparono grandi nomi dell’architettura, da Gae Aulenti, a Mario Botta, passando per Norman Foster, Vittorio Gregotti e Hans Hollein. 12 i milioni di euro stanziati per la realizzazione dell’opera, il cui progetto prevede la realizzazione in piazza del Grano, a Firenze.
Una nuova uscita sul retro degli Uffizi, verso piazza del Grano. Una struttura in acciaio e pietra che, nelle intenzioni dei progettisti che la immaginarono 25 anni fa, riporterebbe la loggia dei Lanzi in Piazza del Grano con le stesse dimensioni o proporzioni originarie.
La storia del progetto
La firma risale a febbraio 2001, insieme al protocollo con il Comune di Firenze. Ma, come consuetudine , gli oppositori si scatenarono. E nello stesso anno l’iter venne bloccato. Anche in seguito agli scavi in piazza Castellani che portarono alla luce reperti archeologici, probabilmente della prima cerchia delle mura. Notevole ritardo anche nei successivi lavori per la ristrutturazione della piazza, che comunque proseguirono dopo le necessarie indagini.
Anche il progetto esecutivo dei “Nuovi Uffizi”, per l’ampliamento del museo subì uno stallo finché, nel febbraio 2003, il sindaco Leonardo Domenici e il Ministro per i Beni Culturali Giuliano Urbani sottoscrissero un accordo per sbloccare la situazione, sia per la Loggia di Isozaki che per il progetto esecutivo degli Uffizi.
L’accordo prevedeva che una quota parte di risorse stanziate dal Comune per realizzare il progetto di Isozaki, venisse utilizzata dal Ministero per redigere il progetto esecutivo dei Nuovi Uffizi. In cambio il Ministero si impegnava a garantire le ulteriori risorse per realizzazione dell’intero complesso delle opere, compresa la nuova uscita progettata da Isozaki.
Nel 2004 fu presentato il progetto esecutivo dei Nuovi Uffizi e realizzata la sistemazione di piazza del Grano così come pensata da Isozaki. Nello stesso anno terminò anche la campagna di scavi per la loggia, dal cui esito dipendeva il futuro del progetto. Su espressa richiesta del sindaco Domenici l’allora Ministro Giuliano Urbani annunciò che il progetto doveva essere rivisto sulla base dei reperti rinvenuti.
Nell’aprile 2005 Isozaki, il Ministero e il Comune siglarono un accordo per una nuova ipotesi progettuale dell’uscita dei Nuovi Uffizi, per la valorizzazione del tessuto archeologico venuto alla luce in seguito agli scavi.
E’ il 2007 e il Ministro dei Beni Culturali era nel frattempo diventato Francesco Rutelli. Dopo il via libera ricevuto sulla progettazione esecutiva, il progetto scatenava sempre più perplessità da parte degli oppositori, che fecero emergere i dubbi: l’opera fu di fatto bloccata.
Da allora bisogna attendere 13 anni, in cui il progetto ha comunque fatto parlare di sè, per arrivare all’ultimo tentativo, in ordine cronologico. Il nuovo finanziamento da 12 milioni sull’opera che arriva nel 2020 dal Ministero guidato , (di nuovo) da Franceschini, con il nuovo piano strategico del Mibact. Una decisione che lo stesso sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha definito “storica”.
La Loggia ai giorni nostri, 25 anni dopo.
Le ultime discussioni sono dei giorni nostri. Il governo Meloni ha manifestato perplessità sulla realizzazione dell’opera, ritenuta ormai vecchia per il modo in cui la città (e la fruizione degli Uffizi) è nel frattempo cambiata. A partire dal sottosegretario Vittorio Sgarbi che l’ha definita “una porcheria”. Sempre stato contrario.
Generalmente mi trovo d’accordo con Sgarbi che ritengo un grande cultore d’arte.
Ma a me la Loggia piace molto. Dalla farmacia nella quale collaboravo con mio marito, denominata appunto Logge del Grano, a due passi dal punto in cui sarebbe stata edificata ,l’avrei vista nascere e crescere. La loggia, a mio avviso bellissima.
Purtroppo questo non è mai accaduto.
Meglio un’opinione ferma che un’indecisione. Il rischio è proprio l’indecisione, ebbe a dire Heike Schmidt, all’epoca direttore del Museo.
Ma noi, a Firenze , siamo abituati alle lunghe attese e alle prese di posizione mancate.
Ricordo di avere letto che il Poggi nell’800 dette il via a un progetto coraggioso che fu attuato in trentanni, dal 1865 al 1895.
Quando la città fu designata come capitale del Regno d’Italia.
Altri uomini, altri tempi.
Oggi dopo trentanni siamo ancora cantierizzati per la tramvia, e ancora non si sa, dopo 25, che fine farà il povero Isozaki.
O tempora o mores!
Et , mala tempora currunt.