La libidine di sesso e potere

LA LIBIDINE DI SESSO

E POTERE

LA LIBIDINE DI SESSO E POTERE

 L’impulso sessuale

Il caso di Michele Giugliano, ex dirigente ASL di Savona, finito in carcere per “presunti abusi sessuali” su una ragazzina di 15 anni mentre l’aveva in cura come neurologo per problemi d’ansia, non è che l’ultimo di una pressoché infinita serie di vicende simili da parte di uomini avanti negli anni, accecati dalla libidine nei confronti di adolescenti.

Quando leggo questi fatti mi chiedo sempre quanto forte debba essere l’impulso sessuale, a dispetto dell’avanzare dell’età, per far dimenticare, anche a persone di profilo pubblico e irreprensibili in tutte le loro altre attività, anche la più elementare prudenza. Nella fattispecie, come poteva pensare il Giugliano, sempre che l’impianto accusatorio sia confermato, di farla franca nella situazione in cui lui stesso ha voluto cacciarsi, arrivando addirittura a lasciare tracce via Whatsapp di richieste osé? 

 


Il fascino inconsapevole (?) della gioventù

 

Quello che i giudici chiameranno quasi certamente un “disegno criminoso” non avrebbe neppure sfiorato la mente di un uomo come lui, riverito da tutti come impeccabile professionista in campo medico. E invece no, se le accuse saranno confermate, l’uomo è entrato in uno stato di raptus e ha attuato il suo piano, senza minimamente considerarne l’estrema pericolosità; specie in un clima, come quello attuale, in cui ogni uomo è considerato un potenziale molestatore sessuale, salvo prova contraria. Emblematico il caso di Berlusconi, alle prese con una ragazza a pochi mesi dalla maggiore età, pur essendo donna completa sotto il profilo fisico.

Fino a qualche decennio fa, approcci di questo genere avrebbero assunto ben più lieve gravità. Ma non oggi, con i giornali e la TV che non fanno che dar notizia di episodi simili, anche sul versante ecclesiastico, con il Papa che a cadenza quotidiana predica la continenza e lancia anatemi contro i preti che cedono alle loro peccaminose attrazioni verso minorenni. 

Qualcuno ancora crede nel raggiungimento, con l’età, della “pace dei sensi”. Niente di più fuorviante: quella pace si raggiunge solo nella tomba. Essendo io persona caratterizzata da notevole apertura mentale per quanto concerne il sesso, do spesso agio a molti amici e conoscenti avanti negli anni (sto parlando anche di ottuagenari e più) di farmi delle confidenze sul proprio indulgere a pensieri che il confessore definirebbe peccaminosi. D’altronde, la cronaca, anche internazionale, è prodiga di casi di uomini in età avanzata che, a dispetto o forse grazie ai loro alti ranghi in campi pubblici o privati, ne approfittano per lanciarsi in approcci non consensuali con giovani donne, o addirittura con minorenni, affrontandone poi le conseguenze, sul piano dell’immagine e della pena. Eh, il contatto, anche fugace, della carne soda, di una pelle vellutata e odorosa di gioventù riporta l’uomo ai suoi anni verdi, quando ciò che adesso rimpiange era a portata di mano e lo dava per scontato. Salvo restare in bilico se sentirsi di nuovo giovane assaporando l’effluvio di lei o tanto più vecchio per l’impaccio nei movimenti e la distanza nei dialoghi.

 

Eros e Thanatos. L’impulso vitale cessa solo “nell’ora della nostra morte”

 

Bisogna dunque prendere atto che Eros ha una potenza che cessa solo con l’avvento di Thanatos. E a nulla valgono i divieti, le pene, il pubblico ludibrio, il prospetto del carcere. Una forza endogena spinge l’uomo, a partire da un imprevisto e improvvido istante iniziale, lungo un percorso via via più ossessivo; e null’altro alberga più nella sua mente, se non la visione e il possesso del corpo bramato. Per cadere nel “peccato” ci vuole l’occasione, l’aire iniziale; e la caduta dipende dal momento in cui capita e da quanto è forte, a volte troppo forte per resistervi, specie se si nota, o ci si illude di notare, la consensualità della donna. Circa le pene connesse a queste trasgressioni, dipendono dal quando e dal dove si commettono: forse non c’è peggior luogo e periodo dell’odierno mondo occidentale.

 

Dal romanzo di Vladimir Nabokov, Lolita, film del 1962 diretto da Stanley Kubrick, con Sue Lyon; poi rifatto nel 1997. Un tema eternamente attuale

 

 La volontà di potenza

Questi pensieri mi sono tornati alla mente nel corso di una convention nella quale si discuteva di ecologia e degli anni che ci restano se l’attuale paradigma neoliberista proseguirà senza una significativa svolta. Mi è venuto spontaneo paragonare la spinta sessuale irrefrenabile che assale l’uomo fino all’ultimo respiro con l’altro formidabile appetito, e altrettanto longevo: quello dell’accumulo di ricchezza e potere.

Come l’impulso di Eros cessa solo allorché soccombe a Thanatos, così la cupidigia di quanti dominano il mondo è più forte della ragionevolezza, che direbbe loro di arrendersi all’evidenza di un mondo in rotta accelerata di collisione a causa della loro sete di dominio. Come l’anziano citato in apertura –sempre che alla fine risulti colpevole- e quanti altri cadono nello stesso vortice dei sensi, incuranti di mettere a repentaglio una vita intera, altrettanto incoscienti sono coloro che detengono il vero potere e giocano d’azzardo con l’intero pianeta, anche se nel cataclisma prossimo venturo periranno anch’essi, a dispetto dei loro ingenui piani B, di fuga verso altri pianeti, o di sopravvivenza dei prescelti.

Il futuro visto dagli scienziati

La convention ospitava, tra gli altri relatori, uno scienziato che ha parlato dell’astronomica quantità di plastica assemblata in otto isole oceaniche, per una superficie totale pari a quella della Russia! E in costante crescita, per l’apporto incessante dei fiumi, specie dei Paesi emergenti, che hanno scarsa o nulla regolamentazione ecologica. Tali nazioni hanno fatto un brusco salto dal Medioevo all’era tecnologica e si comportano come se i materiali sintetici avessero le stesse proprietà biodegradabili delle sostanze naturali. La plastica presente in queste enormi isole è per la maggior parte non biodegradabile, ma è fotodegradabile; per cui lentamente, sotto l’azione dei raggi solari, si sbriciola in sempre più minute particelle, finendo col contaminare gli interi oceani; con tutte le conseguenze immaginabili sulla flora e fauna ittica. Per questo motivo, una percentuale sempre maggiore di questa micro polvere plastica finisce anche nel sale da cucina e quindi in ogni nostra preparazione alimentare. 

 

Scorcio di una delle isole di plastica oceaniche

 

A fargli eco una dottoressa in farmacia, che ha fatto l’elenco epidemiologico delle nuove malattie degenerative che derivano dal crescente inquinamento, con l’allarme sull’imminente crollo di tutto il sistema vivente entro la prossima dozzina d’anni. 

Fa specie, sentendo parlare persone di tale competenza e serietà, fare il confronto con quanti loro colleghi operano nelle istituzioni, quelli cioè che potrebbero agire ma che preferiscono tacere per non compromettere la carriera. Quando sentiamo parlare personaggi delle istituzioni, ci accorgiamo di quanto le loro parole si occupino invariabilmente di altri temi e, quando si trovano di fronte ad uno dei tanti disastri ambientali e/o sanitari, la loro voce sembra passi attraverso una sordina, “per non creare allarmismo”. Le musiche, insomma, sono diverse: allarmanti quelle dei liberi ricercatori, rassicuranti quelle di coloro che potrebbero, anzi dovrebbero, attivarsi per fermare o almeno rallentare lo scempio.

Si fa strada in noi l’impressione che tutti si considerino troppo piccoli per fronteggiare problemi di dimensioni globali, e che quindi in cuor loro si arrendano al procedere degli eventi, in inerte attesa dell’apocalissi finale. 

Ormai tutti hanno la sensazione di essere su una nave in rotta di collisione, col capitano e il nocchiero intenti a fare altro, come Schettino. Una sensazione che ci tocca ormai in ogni momento del giorno, quando ci confrontiamo con una pletora di oggetti che la Terra non ha mai conosciuto e repelle. 

A volte si dice che la visione fosca del futuro è tipica dei vecchi, mentre i giovani sono più improntati all’ottimismo. Si dimentica che l’attuale situazione è esponenziale sotto ogni aspetto rispetto ai millenni passati: se guardiamo i grafici del consumi di materie prime e di territorio, della disseminazione di inquinanti (ossia i prodotti finali di qualsiasi consumo, persino dei prodotti alimentari, che non tornano al terreno, ma fanno proliferare i topi), dell’esplosione demografica, assolutamente insostenibile e incompatibile con i normali ritmi stagionali, ci accorgiamo che avremmo bisogno di un pianeta di doppio diametro, o di un pianeta gemello, e solo per tirare avanti qualche anno in più. Non regge nessun paragone con il passato. 

 

Il Titanic è sempre più assunto come simbolo della società dei consumi

 

Quanto ai giovani, stanno subendo le conseguenze del nostro “sogno americano”, quello che hanno goduto i loro nonni (come me) e genitori, a loro spese. Ma anche loro sono ormai inebriati dai prodigi della tecnologia, che fungono da diversivo e li distolgono dal guardare in faccia la realtà per quella che è; mentre le manifestazioni di Greta e simili sono sporadiche e non incidono sull’incalzare degli eventi, voluti dagli intossicati delle Borse. Alcool e droghe, poi, creano sempre più dipendenze nei giovani senza più un futuro. Del resto è quello che vogliono i “borsaioli”: una massa amorfa di umani rincretiniti e succubi.

Il futuro visto da un economista eterodosso

Ma torniamo alla convention. Ha parlato anche un economista che, in quanto tale, non poteva che essere “eretico”: il prof. Nino Galloni. Uomo di grande esperienza, anche pubblica, che si sgola da ogni possibile tribuna, inclusa quella esemplare di Byoblu (su Youtube), per dire quello che gli economisti accademici e/o inseriti nel sistema, non osano dire. Anche Galloni ha ribadito l’insostenibilità dell’attuale sistema ecologico e, di conseguenza, economico. In particolare, ci ha riportato ai primi anni ’70, quando la crisi ecologica venne prepotentemente alla luce, specie per la vasta risonanza delle tesi del Club di Roma, incentrate sui “Limiti dello sviluppo”. Suo merito l’aver messo in discussione, per la prima volta, il culto della crescita e dello sviluppo, soprattutto per l’irresponsabile proliferare del genere umano.

 

Politici ed economisti mitizzano crescita e sviluppo, incuranti delle loro ricadute sulla vita animale e vegetale

 

Galloni, però, non ha sposato le conseguenze da trarre da queste constatazioni; o meglio ha ripudiato quelle di certi think tank elitari, che pretenderebbero, di fronte all’opzione se frenare i consumi (decrescita “felice”) o abbattere le dimensioni della popolazione planetaria (decrescita infelice), di attuare quest’ultima. Galloni crede che il problema cruciale, da cui dipende la nostra sopravvivenza, possa risolversi solo togliendo il potere decisionale alle élite della finanza e trasferendolo a sistemi di governo democratici e indipendenti da quelle élite, come lo sono invece oggi.

Progresso-regresso

Non credo che rimanga, purtroppo, il tempo per tale passaggio epocale, anche per le lentezze decisionali, tipiche di ogni democrazia, nonché per il senso di rassegnata impotenza che riscontro nella gente. Penso quindi che esista un piano, ovviamente segreto, per riportare gli umani a numeri compatibili con questo sistema consumistico. 

In sostanza, meglio in pochi, liberi di scialare in un mondo di scheletri, che in tanti con lo spettro della fame in un mondo in preda al caos. 

Facciamo finta che la Seconda Guerra Mondiale fosse stata vinta dall’asse italo-tedesco. Non ci sono dubbi che la tecnologia sarebbe oggi più o meno al medesimo stadio attuale. Come risolverebbero i nazisti il problema della sovrappopolazione? Circoscrivendo accuratamente il novero degli odierni Noè, ammessi a salire sull’ideale Arca. Quanto a tutti gli altri, si ingegnerebbero di trovare un modo, accettato dalla gente, di penetrare nei loro corpi e nelle loro menti, così da poterli dominare ed eliminare a comando, senza che però si possa individuarne la causa. Un metodo sarebbe quello di ordinare inoculazioni di massa di sostanze spacciate per utili a prevenire determinate malattie.

Le vaccinazioni obbligatorie hanno infranto il tabù dell’inviolabilità del corpo umano e potrebbero essere il metodo più comodo e condiviso dagli ignari e fiduciosi cittadini per arrivare ad una loro decimazione pianificata. Ma il sempre più stretto connubio tra l’uomo e la tecnologia informatica apre canali impensati per poterne assoggettare la mente e potenzialmente annientarla: il 5G sta a dimostrarlo[VEDI]Del resto, stiamo decimando la maggior parte delle specie viventi, animali e vegetali; includere nella decimazione anche il genere umano non crea tanti problemi di coscienza a individui già adusi a scatenare guerre di rapina. Useranno solo armi diverse.

 


Huxley ed Orwell: due moderni, lucidi profeti

Fantascienza? Purtroppo la fantascienza è stata spesso meno fantasiosa della realtà. Se i governanti, notoriamente sempre a rimorchio, mai alla guida, delle grandi trasformazioni sociali, non avranno la forza, o verrà loro interdetta dai loro remoti padroni, di varare radicali, epocali cambi di paradigma nel campo della produzione, dei consumi, dello smaltimento, saranno gli eventi a prendere il sopravvento e a determinare la strada verso l’estinzione; ovvero saranno i metodi adottati da quei remoti padroni a selezionare i sopravvissuti. 

Vi sembra che abbia corso troppo? Oggi sono molti di meno a pensarlo, anche solo rispetto a 5-10 anni fa. Tanti pensavano che corressero troppo Aldous Huxley nel 1932 col suo Il mondo nuovood Orwell nel 1945, quando pubblicò La fattoria degli animali e nel 1948, quando scrisse 1984. Per ironia della storia quell’anno sembrò smentire le sue fosche previsioni: eravamo nel pieno degli anni ’80, quando il permissivismo toccò il suo apice. I tre decenni che seguirono, invece, sembrano rappresentare un castigo divino per quella spensierata gioia di vivere che caratterizzò quelli che, con struggente nostalgia, sono poi passati alla storia come “i mitici”, “i favolosi”. Ma la visione del tetro film omonimo, uscito, appunto, nel 1984, ci appare oggi come un trailer di ciò che ci aspetta se non invertiamo subito la marcia neoliberista. 

“Who controls the past controls the future.

Who controls the present controls the past.”

 

Ma chi, che cosa, se non un’atroce dittatura o l’apocalisse può costringerci a farlo? In quale altro modo togliere alle masse il cellulare, l’automobile, il televisore e tutto quanto compone il nostro attuale stile di vita? Credo che non sarà un totalitarismo “nero”, come temono le sinistre, ma “verde”, in stile maoista/khmer rossi. D’altronde, le maglie sempre più strette delle regole di comportamento [VEDI], in nome della “sicurezza”, puntano decisamente in quella direzione.

 

Marco Giacinto Pellifroni      19 maggio 2019

 

 Visita il blog  https://www.marcogiacinto. com

 

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