La kultura savonese

Questo sarà un post avvelenato, perché su certi argomenti la frustrazione, ormai, tracima.
Prima come semplice cittadina, poi come attivista in politica, infine come eletta, posso dire di conoscere bene, per sessantennale esperienza, i meccanismi della mia città, tipici della immobile provincia e al tempo stesso, forse, più incrostati, ottusi e pervicaci della media.
Premetto che ormai, da ora in poi, essendo in scadenza il mio mandato e non ricandidandomi, intendo parlare a titolo personale. Nessuno, dunque, attribuisca le mie parole ai candidati Sindaco e consiglieri dei 5 stelle, che sono liberi e capaci di parlare per se stessi.

Savona fatica a trovare una sua dimensione culturale che coniughi esperienze diverse, originalità, amalgama di avanguardia e tradizione, voglia di sperimentare, spazi adeguati per incoraggiare i fermenti. In tutti i campi, da quelli più propriamente, appunto, di cultura alta, alle sottoculture di vario genere come l’immaginario nerd o la musica giovanile; dal recupero intelligente dei beni storici e archeologici, fino alle manifestazioni accessorie e spicciole, fiere o mercatini che rappresentino l’idea dello scambio e della condivisione, dall’oggettistica da collezione al modernariato all’antiquariato eccetera.
Tutto questo, se esiste, è sporadico, ignorato, non alimentato quando non scoraggiato, avulso dal contesto e mai promosso o integrato.
Uno degli effetti, come in altri campi, è l’emigrazione dei non-profeti in patria, che altrove trovano magari ascolto e consensi.
Qui resta la palude. La palude tende a immobilizzare e inghiottire. Tende a creare una sorta di stagno protetto dove si gracida compiaciuti, anzi, autocompiaciuti, e ci si riconosce a pelle.
Anche quando qualcuno riceve sberle solenni, offese, esclusioni, prima o poi torna a saltellare dentro, felice della riappartenenza. Tutto è perdonato e dimenticato, da domani sarà diverso.

Da cosa si tragga tale convinzione, è mistero. La forza dell’abitudine, probabilmente. La mancanza di alternative che fa illudere su una alternativa inesistente.
Così negli anni ci è toccato molte volte ascoltare le lamentele di qualcuno, provare ad aiutarlo, ottenere magari dei risultati, per poi vederlo voltarci le spalle a ogni qualsiasi tornata elettorale e rientrare all’ovile. Anzi, allo stagno di cui sopra. Non vale solo per la cultura, ovviamente, anche per battaglie ambientali o sociali.
Molte e molte volte, con valide eccezioni, per fortuna, di chi ci ha riconosciuto obiettivamente lealtà e riconoscenza.
Ammettiamolo, a parziale scusante di chi non lo ha fatto: lo stagno, per quanto fangoso e malsano, è ciò che passa il convento. Qualche zanzara o moscerino ogni tanto si può afferrare. Uscirne richiede coraggio: si rischia di finire ostracizzati. Passare dalla parte dei reietti, dei parvenu, dei caninchiesa senza appartenenza può costare caro.
Al tempo stesso non riuscirò mai ad abituarmene. Sono profondamente convinta che solo trasformando lo stagno in un bellissimo lago di acqua limpida, si possa uscire da un immobilismo perenne, uno dei tanti, di questa città.
Occorre spazzare via una sorta di tessuto, malsano come ragnatela, in modo che i volonterosi e i meritevoli, già presenti e operanti, possano riappropriarsi di spazi adeguati, altri innovatori li possano seguire, e chi ha abbondantemente dimostrato di non avere nulla da dire si ritiri in buon ordine e smetta di influenzare e pontificare.
Al momento è in atto un triste e tristo tentativo di restaurazione “a sinistra”. Si sa, la kultura è per definizione di sinistra.

Si assiste a una euforia abbastanza immotivata, nella sicurezza che, visto lo spettacolo pietoso offerto dalla maggioranza di centrodestra in questo mandato, la città sia pronta a riabbracciare la consuetudine divenuta improvvisamente alternativa: tutto dimenticato, gli errori, i problemi, i disastri finanziari, il cemento, la rumenta, basta inventarsi un candidato, pronunciare “civico” “patto” “progetto” e tante belle parole ogni tre per due, e oplà, il gioco è fatto.
Non so quanto sia giustificata questa sicurezza. Non so quanto i savonesi siano disposti a cascarci, visto che, al di là del proclamare il rinnovamento, (senza troppi impegni concreti e di rottura a corredo) rispuntano i soliti nomi e meccanismi, si ricostruisce il circolo magico.
Ci si loda e ci si imbroda sempre fra gli stessi, giurando e spergiurando come osti che il vino è buono, questa volta, mica acido come prima.
Così assistiamo alle benedizioni plaudenti di un ex assessore alla cultura, così bravo da non essere neppure riconfermato alle elezioni successive, ma gratificato di incarico posticcio di scarso impegno e buona resa.
Agli endorsement francamente imbarazzanti di personaggi fino all’altro ieri ipercritici con le passate maggioranze di centrosinistra, ora convertiti al fantomatico rinnovamento e disposti a piegare pure la realtà al loro nuovo impegno.
Alle sinistre, abituate a essere accodate e scarsamente influenti, ma dotate di qualche poltroncina di consolazione, tornate a illudersi fieramente di un rinascimento glorioso del sol dell’avvenire.

Non so se a tutto questo cantarsele e suonarsele corrisponderà una risposta dei savonesi. Al momento ho qualche dubbio che alla maggioranza di cittadini in opre quotidiane impegnati e debitamente frustrati, faccia impressione questo rinnovato scintillio radical chic.
Ma contenti loro…
Solo dispiace che tanti ranocchi, tanti bravi ranocchi che meriterebbero un gran lago colmo di ninfee, che hanno dato prova più e più volte del loro impegno, cultura, valore, anziché trovare il coraggio di sottrarsi alla palude siano tornati a gracidare quieti, accodandosi, fra un plauso e un mi piace, non si sa se per rassegnazione, abitudine appunto, o inspiegabili nuove speranze, promesse prive di qualsivoglia motivazione, anzi, contraddette dai fatti.
Vedremo se il bacio dei savonesi separerà finalmente i veri principi e principesse dai ranocchi con la corona, oppure se la palude continuerà ad ammorbarci.
Prima o poi, me lo auguro, il risveglio ci sarà

Milena Debenedetti  Consigliera uscente  del Movimento 5 stelle

 

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