La grande bellezza di Villa Zanelli e …

LA GRANDE BELLEZZA DI VILLA ZANELLI
(E DI ALTRE ARCHITETTURE)

 

  LA GRANDE BELLEZZA DI VILLA ZANELLI

(E DI ALTRE ARCHITETTURE)

 Dobbiamo essere grati alla Delegazione del Fondo per l’Ambiente Italiano di Savona che  ha scelto  come itinerario culturale del 19 e del 20 marzo 2016 l’architettura Liberty nel nostro territorio. “Con questa scelta, anche la nostra Delegazione –  scrive Michele Buzzi nella presentazione del libro Savona Liberty di Andrea Speziali, con la collaborazione di Massimo Bianco, Edizioni  Risguardi, 2016 – ha inteso dare il proprio contributo sulla vicenda di Villa Zanelli, considerata a buon diritto uno dei capolavori dello stile Liberty in Liguria, che versa ormai da ormai quasi due decenni in totale abbandono, nonostante il clamore delle campagne di stampa e degli  appelli  sui social network che hanno mobilitato migliaia di followers…”.
 
 

 
Questo evento, annunciato su “Trucioli savonesi” di domenica scorsa proprio da Massimo Bianco – che ha tracciato con perizia e passione il percorso Liberty per le vie e le piazze della nostra città, e non solo (si vedano le pagine su Villa Rosa ad Altare e Villa Tiscornia a Noli) – ha quindi anche il merito di tener sotto i riflettori il degrado scandaloso di un’opera d’arte che, se fosse restaurata e riportata agli antichi splendori, potrebbe diventare un eccellente polo museale e culturale, e anche un investimento economico di lunga durata, trasformando l’edificio “in un museo del Liberty Italiano – propone Andrea Speziali –  e, soprattutto, in un luogo di cultura vivo secondo progetti che tengano conto della trasversatilità della comunicazione e della multimedialità. Pertanto, una parte della villa sarebbe adibita a museo permanente ed altri spazi destinati a mostre d’arte temporanee nell’ottica di incentivare il turismo culturale a Savona”.
Se un giorno questo progetto verrà realizzato, si vedrà, tra l’altro, quanto si sbagliava  il non emerito ministro delle finanze Giulio Tremonti, passato dalla cronaca alla storia per la famosa uscita sulla cultura che non dà da mangiare (forse riecheggiando il carmina non dant panem di Orazio), come se oltre ai beni materiali non esistessero anche quelli immateriali. Le opere d’arte, per l’appunto, sono beni al tempo stesso materiali e immateriali, basti pensare al danno irreparabile che comporterebbe la perdita o la distruzione totale del Partenone o del Colosseo o del Pantheon o del Tempio Malatestiano di Rimini (dopo le distruzione del Tempio di Baalshamin e dell’Arco di Trionfo romano a Palmira da parte dell’Isis il pericolo di nuove invasioni barbariche che lascino dietro di sé soltanto rovine e devastazione non è più un’ipotesi tanto assurda).

 
Eppure il pericolo della distruzione e dell’oblio delle nobili vestigia di un passato non solo remoto ma anche prossimo non è venuto (e non viene) solo dai barbari invasori esterni dell’età tardo antica, come i Visigoti di Alarico nel 410 dopo Cristo, o dai Lanzichenecchi che devastarono Roma nel 1527,  ma anche dai Lanzichenecchi interni e nostri contemporanei, palazzinari e cementificatori senza scrupoli, devastatori di quei  beni culturali e paesaggistici che la nostra Repubblica in teoria dovrebbe promuovere e tutelare (Costituzione, Art. 9). Tanto più meritorie sono quindi iniziative come le Giornate di Primavera promosse dal FAI, che intendono aprire ai visitatori siti archeologici, catacombe, palazzi, ville e parchi di quel “museo diffuso denominato Italia”, solitamente chiusi o in abbandono, come è il caso di Villa Zanelli, assurto a emblema del degrado di tanti, troppi edifici, luoghi dell’anima  e monumenti  lasciati andare in rovina dall’incuria e dalla miopia di chi avrebbe dovuto invece preservarli e valorizzarli. Come opportunamente osserva ancora Andrea Speziali: “Preservare e valorizzare il patrimonio storico è un dovere morale, specie in un’epoca in cui la tecnologia ha ucciso in gran parte l’artigianato e i prodotti non raggiungono la vera Bellezza dei manufatti creati dai maestri al tempo della Belle Epoque […]

 
La riproduzione tecnologica di quegli antichi esempi Liberty ha come risultato la perdita della identità e dell’anima di una creazione manuale, tipica espressione della cultura Liberty che si affaccia all’alba del Novecento come una rivoluzione. Basta pensare ai vetri soffiati della torretta di Villa Zanelli, molti rotti da vandali senza pietà ed animo. Riprodurli con le tecniche di allora non è possibile, la speranza è di poter trovare qualcosa nei mercatini dell’antiquariato per restituire alla villa il suo fascino originario”.
Ma la speranza di riportare Villa Zanelli esattamente a come era nella Belle Epoque più che una speranza è un sogno irrealizzabile: la Belle Epoque  si è rivelata anch’essa un sogno naufragato nella tragedia della prima guerra mondiale, e, da allora ad oggi, tutto è cambiato intorno a quella villa Liberty sul mare, neanche il mare è più lo stesso. Questo naturalmente non significa che ci si debba rassegnare al degrado e alle leggi di un mercato che non esita a sacrificare la grande bellezza alla speculazione edilizia i cui danni erano già stati denunciati  da Italo Calvino negli anni Cinquanta. Il puntuale saggio di Andrea Speziali su Villa Zanelli e la guida ragionata di Massimo Bianco sul Liberty savonese rappresentano quindi preziosi contributi al recupero e alla valorizzazione di un patrimonio storico e artistico  che rischia altrimenti di andare definitivamente in malora.
 
Presentazione del libro in Sala Rossa
Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.