La forza di Salvini e il destino dell’Italia

La forza di Salvini
e il destino dell’Italia

La forza di Salvini e il destino dell’Italia
Salvini fa paura perché ha una forza che va oltre la sua persona, la sua personale statura culturale e politica, il suo personale carisma. Dirò di più: Salvini è tutt’altro che un leader carismatico; ha piuttosto l’aria di un bravo ragazzo, di uno di cui ci si può fidare, e questo non sarebbe sufficiente per farne un capo e un trascinatore. Qual è allora la forza di Salvini? È quella di non essere semplicemente un rappresentante del popolo, un mediatore delle sue necessità; non è, come Conte promette di essere, l’avvocato degli italiani, ne è la personificazione, ne è la voce e, soprattutto, la forza e l’intelligenza.


Ed è per questo che fa paura alle mezze calzette come Sanchez e Macron e incute soggezione e rispetto alla Merkel. A differenza di Bossi è un uomo semplice e diretto, capitato sulla scena politica in un momento critico nella storia del nostro Paese, quando l’intreccio fra capibastone della partitocrazia, malaffare finanziario, parassiti di stato e buffoni di corte aveva creato un mondo a sé, completamente avulso dal popolo e insofferente verso il comune sentire. Un momento critico per la coscienza nazionale, per la coesione sociale, per il sentimento di appartenenza e per la democrazia stessa, nel quale sempre più insistente si faceva sentire il richiamo, prima appena sussurrato poi chiaro ed esplicito, all’Uomo Forte, come nelle Germania degli anni trenta del secolo scorso. Bene, non abbiamo avuto l’uomo forte ma un uomo qualunque animato dalla forza del popolo, il peggio che potesse capitare per i nostri vicini, in questa Europa che è un nido di vipere, altro che una comunità solidale.  Salvini ha superato la prima prova, quella dell’Aquarius, ma altre lo attendono, e non solo sul fronte dell’invasione. Contro la quale, in barba alla Silicon Valley, a Soros, al Vaticano, agli emirati arabi e a tutti i profeti della globalizzazione, prima o poi si solleveranno i popoli europei e non sarà una semplice sollevazione elettorale. Ci sono, dicono le cronache, 60 milioni di africani che si apprestano a sbarcare sulla nostra terra. Certi inqualificabili opinionisti ribadiscono cinicamente questo dato per significare l’irrilevanza numerica di quelli ai quali per punto preso, per una stupida ripicca, per mancanza di senso di responsabilità e delle proporzioni si è voluto negare l’accesso. Sembra incredibile: quegli opinionisti prendono atto che l’invasione sta per assumere una dimensione apocalittica e invece di suonare l’allarme, invece di invocare una reazione immediata, militare, non umanitaria, da parte di tutti i governanti europei, sorridono con sufficienza se ci si agita tanto per le poche centinaia che ne sono le avanguardie.

 Macron, Merkel e Sanchez

Se dovesse accadere che quei 60 milioni non vengono fermati prima anche a costo di commissariare tutta l’Africa, l’Europa diventerà un terribile campo di battaglia e non sarà certo la civiltà europea a soccombere. Però tutti si faranno male e si farà male soprattutto l’Italia, fisicamente e moralmente perché si vedrà cosa sono per davvero il razzismo e la xenofobia. Che dio non voglia che accada. Sta allora a Salvini, forte della forza del popolo italiano, vincere la pressione della Chiesa, del nuovo asse ispano-franco-tedesco, delle quinte colonne all’interno del Paese. E, proprio perché la forza di Salvini è la forza del popolo, bisogna che l’opinione pubblica non si faccia né abbindolare né scoraggiare dai media, compatti e scatenati contro l’interesse nazionale, vuoi per immediati interessi di bottega vuoi per una consolidata tradizione ideologica ostile alla Patria italiana. Se il popolo tiene duro si può esser sicuri che Salvini terrà duro e con Salvini tutto il governo gialloverde. Per Forza Italia c’è l’occasione ghiotta di far lo sgambetto al vecchio e ormai ex alleato proprio su un tema che teneva stretta l’alleanza. Berlusconi sa che se il governo tiene su questo punto si rovesciano i rapporti di forza in Europa,  Sanchez esce di scena, Macron viene isolato e la Merkel rinuncia a voler fare dell’Italia la sua pattumiera, cambia tutto lo scenario internazionale e l’Italia diventa il perno dell’Europa, comunque vadano a finire le istituzioni europee. E sa che a quel punto il suo ruolo politico sarà veramente finito, che la sinistra si dissolverà mentre il rapporto fra le due forze della maggioranza diverrà tanto stretto da farle diventare indistinguibili. Una nuova forma di democrazia senza partiti, una forma originale di leadership a due o tre, si starà a vedere, ma, quel che conta, una sovranità recuperata.


 Il destino dell’Italia è in mano agli italiani. Se ci sarà un riflusso nel privato, se prevarranno l’inerzia e l’indifferenza, se si consoliderà l’idea di un’italietta isolata che un governo irresponsabile ha esposto all’ira dei più forti, perderemo un altro mezzo secolo. Se al contrario le nuove generazioni, quelle che più preoccupano, troveranno l’orgoglio e la consapevolezza di un passato mai sopito, quello che risuonò nelle parole di Quattrocchi, i dioscuri della nuova Italia sapranno chiudere la vicenda di un interminabile dopoguerra e restituire al Paese il posto che gli compete.

Pier Franco Lisorini

   Pier Franco Lisorini è un docente di filosofia in pensione

 

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