La fatalità non c’entra nulla

La fatalità non c’entra nulla

La fatalità non c’entra nulla

 FRAGILITÀ. Quando sopra Stresa, famosa località a vocazione diplomatica e turistica, si spezza un cavo d’acciaio ritenuto indistruttibile, si spezzano vite, famiglie, certezze.

Negli eventi drammatici che coinvolgono centinaia di bambini, c’è sempre un’immagine simbolo destinata a sollevare infiniti “perché”, molto spesso condannati a rimanere senza risposta.

Ciò fa si che la storia di Eitan, il piccolo israeliano sopravvissuto allo schianto del Mottarone, e quella del bebè salvato dalla furia del mare davanti a Ceuta dove i migranti cercano scampo, coincidano e siano il riflesso di un drammatico concorso di circostanze e di dolore che nessuna pietosa bugia riuscirà a lenire il giorno in cui conosceranno la verità.

Entrambi, venuti da regioni turbolente, sono il simbolo della vita con le sue fragilità, rese ancora più drammatiche dalle umane follie, di fronte alla quali non possiamo che dichiararci impotenti. E non si maledica la fatalità, perché la fatalità qui non centra nulla, proprio nulla

da  L’avvenire dei lavoratori (il sito al momento non è disponibile)

 

 

TRAUMA

I venti di guerra sono tornati a soffiare

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