LA FABBRICA FANTASMA DI ALBISSOLA

LA FABBRICA FANTASMA
Anche questa mattina è accaduto quello che succede da troppi anni.
Un forte odore d’idrocarburi ha invaso le strade di Albissola

LA FABBRICA FANTASMA
Anche questa mattina è accaduto quello che succede da troppi anni.
Un forte odore d’idrocarburi ha invaso le strade di Albissola
 

Già un anno fa ebbi modo di scrivere… un pezzo sui fenomeni d’inquinamento atmosferico, miasmi maleodoranti che si diffondono fino ad Albissola Marina, spinti dal vento di tramontana.

Odori insopportabili di bitume che si avvertono chiaramente nel primissimo mattino, quando ancora le luci del giorno stentano a venire.

Venni, a quel tempo anche, in contatto con cittadini che da anni, vivendoci accanto, avevano conosciuto chiaramente le cause del fenomeno e cercavano in tutti i modi di risolverlo con l’aiuto delle istituzioni preposte.

La causa dell’odore di bitume è , infatti,un bitumificio situato lungo il torrente Sansobbia, nei pressi delle cave a Carpineto, nel Comune di Albisola Superiore.

Sembra ovvio, ma non è così.

Con chiunque ne parlassi, questo sembrava cadere dalle nuvole. “Un bitumificio ad Albisola?” “Ma dove si trova?”.Come se fosse sorto per incanto o per magia o fosse la convinzione di un visionario.

La cosa curiosa è che non fossero solo semplici cittadini a cadere dalle nuvole, ma anche politici che sembravano sinceramente sorpresi, come se la cosa fosse potuta accadere senza che enti territoriali come Provincia e Regione ne fossero venuti a conoscenza.

Eppure alcuni di loro si occupavano proprio di ambiente in quelle Amministrazioni.

Eppure il bitumificio c’era e c’è ancora, tale e quale e, per chi transita sulla strada per Ellera non passa neanche inosservato.

Il bitumificio c’è e si sente, soprattutto nelle prime ore del mattino e i problemi, legati alle sue emissioni atmosferiche, sono state anche oggetto di battaglie e di proteste da parte dei cittadini che abitano nel territorio limitrofo, dirette proprio a quegli Enti territoriali che si stenta a credere sprovveduti.  

CRONISTORIA DI UNA PROTESTA. 

Una prima “raccolta firme” parte nel gennaio 2006 per segnalare sia i problemi acustici legati all’estrazione delle cave situate nello stesso territorio, sia quelli d’inquinamento atmosferico prodotto dalla Betonbit.

E’ diretta a: Comune di Albisola Superiore, Provincia di Savona, Regione Liguria e Comando Carabinieri e contiene un’immediata richiesta d’intervento. 

Nulla accade, neanche dopo di ulteriore quanto inutile comunicazione, spedita il 1 febbraio 2006 .

Così il 3 aprile 2006 con prot. 2470 viene presentato un esposto correttamente redatto da un avvocato, sulle immissioni della Betonbit “fumi nauseabondi emessi dalla ciminiera che inizia il suo lavoro nelle prime ore del mattino”. Nello stesso si fanno anche presenti i problemi legati all’attività del nuovo cementificio ( Colabeton) “che opera invece nelle ore notturne”.

Si chiede, nuovamente, al Comune di Albisola Superiore, ASL, ARPAL, Provincia e Regione Ligura, di provvedere al più presto e fare i rilievi del caso. 

10 aprile 2006 con prot.0028114 la Provincia – servizio ambiente, a firma dott. Gareri, risponde all’Esposto del 3 aprile.

Nella risposta elenca i tre provvedimenti emessi dalla stessa Provincia circa l’impianto di bitume, impianto di frantumazione inerti e la produzione di calcestruzzo, dove si autorizzano le emissioni in atmosfera delle stesse.

Lì si dichiara che i sopralluoghi effettuati non hanno evidenziato inadempienze, ma nello stesso tempo si lamentano le modeste risorse, di cui la Provincia dispone, per controllare in modo costante ed efficace ciò che accade sul suo territorio e coglie l’ occasione per chiedere agli altri Enti un aiuto concreto.

Nei provvedimenti della Provincia si legge che, nella relativa autorizzazione, la Colabeton ( albo 20/3/2006) ottiene un’attività di produzione di calcestruzzo preconfezionato e impianto betonaggio.

Si legge anche che alla stessa è consentito autocertificare le sue emissioni in atmosfera con tabella su E2,E1,E3 del silos stoccaggio,E4 dosatore cemento, E5 autobetoniera.

La Provincia certifica che le polveri sono dichiarate inferiori a 20 mg/Nm 3 e dichiara che la ditta ha realizzato un’asfaltatura per limitare gli effetti delle stesse che verrebbero inoltre opportunamente bagnate.

Proprio per questo la Provincia, dichiara, non siano necessari i controlli periodici alle emissioni E1,2,3,4,5 perché è presente un sistema di abbattimento che garantisce una concentrazione inf. A 20 mg. e mentre impone di istallare 3 pressostati differenziati per le polveri e filtri con contatori nei sili cemento, dà indicazioni alla ditta di provvedere autonomamente alla sostituzione dei filtri usurati e non funzionanti. 

L’autorizzazione Betombit 10/2/2005 (albo provincia 23/2/2005) si riferisce alla produzione di conglomerato bituminoso e calcestruzzo con prosecuzione di emissioni.

La ditta dichiara di aver cambiato filtro a secco a maniche a seguito di un precedente sopralluogo della Provincia avvenuto in data 16/11/2004.

Si dichiara inoltre che in località Lobè sono presenti due linee, una per la produzione di calcestruzzo e una per la produzione di conglomerati bituminosi.

Le emissioni E1 provengono da dove si miscela l’inerte col bitume nel forno rotativo e dove avviene l’essicazione con bruciatore a olio combustibile denso BTZ.

La seconda emissione E2 proviene dalla calderina con olio fluido, dallo stoccaggio e dall’emulsione del bitume. 

Le emissioni E1 sono polveri costituite da SO2 e NOx e per il contenimento dei loro inquinanti, è stato predisposto un filtro a maniche.

Le emissioni E2 sono polveri come prima, ( ma non è chiaro per quale motivo non compare il sistema di contenimento inquinanti nella calderina.) 

Si prescrive di contenere le polveri E1 inferiori ai 20mg, con ossidi di zolfo inferiori ai 1700 mg/m3, e l’ossido di azoto inferiore ai 500mg/m3.

Le polveri E2 inferiori agli 80 mg, con ossidi di zolfo sotto i 1700mg. e gli ossidi di azoto sotto i 500.

Gli oli, infine, devono contenere zolfo inferiore all’1%.

La Provincia prescrive all’azienda di fare controlli annuali sulle emissioni, suggerendo per le stesse metodi UNI EN 13284-2003 o 494 per le polveri, e chiede alla stessa di comunicare agli uffici provinciali, il calendario dei prelevamenti .  

Nessun’altra comunicazione viene inviata come risposta all’esposto dei cittadini e alle raccolte firme, tanto più dallo stesso Comune di Albisola Superiore che il 6 luglio 2006 ottiene la registrazione EMAS, Ecolabel e Ecoaudit presso il Ministero dell’ambiente che gli accorda il riconoscimento europeo per la tutela dell’ambiente. (Nel 2004 otteneva già la certificazione UNIEN ISO 9001 e 14001.)

Per fare ciò, gli Uffici ambiente del Comune stilano una puntuale dichiarazione ambientale dove si può leggerne la motivazione : Il controllo dell’acqua del mare per la presenza del depuratore e i livelli di benzene nell’aria nei termini di legge.(!?)

Per questo si attende l’applicazione del Regolamento della Comunità Europea n 761/2001 che dispone che il Programma sia sottoposto a verificatori ambientali.

Intanto l’8 gennaio 2007 arriva anche la risposta della Regione Liguria, a firma dott. Ermanno Gambaro, che liquida la cosa dichiarando che su Betonbit e Colabeton sono competenti solo Provincia e Comune di Albisola Superiore.

Lionello Parodi

Il 15 febbraio 2007 prot.5262, il Comune risponde all’ennesima segnalazione dei cittadini, con data 30/10/06, su “uscita fumi Betonbit”.

La lettera del Comune dichiara che la Betombit è risultata essere, da un sopralluogo fatto dai competenti uffici comunali, con un filtro non funzionante che è stato immediatamente sostituito.

Il Comune assicura inoltre che verbalmente (!!!!) l’azienda avrebbe dichiarato di avere in corso un piano di ammodernamento dell’impianto in tempi brevi. Firmato: il Sindaco, medico, Parodi Lionello.

Intanto, sempre nel 2007, nella vicina Savona, parte un esposto contro la Mantobit ( attività affine), indirizzato a: Sindaco, Arpal e polizia provinciale. Oggetto: Polimeri per la produzione di asfalto,

Medicina democratica il 9 luglio 2007 parla sull’opportunità di rivolgersi alla magistratura.  

Il 17 agosto 2007 un verbale del Comune di Albisola Superiore riassume quanto emerso dall’incontro chiesto dai cittadini, avvenuto il 2 agosto 2007, con oggetto: cava e odori Betonbit.

Sono presenti i funzionari del Comune, il Sindaco Parodi, l’assessore all’ambiente Vezzoso, il responsabile dell’azienda Betonbit, sig. Piazza, e i cittadini del comitato costituito per chiedere, in modo definitivo, il rispetto del diritto alla salute.

Il sig. Piazza, come aveva già fatto, promette, anche in questa occasione, di cambiare sistema industriale e, per questo, il Sindaco chiede ai cittadini di avere ancora una volta pazienza. 

 

SONO PASSATI PIU’ DI TRE ANNI.

 

Nulla sembra essere accaduto. Gli odori del primo mattino sono sempre gli stessi, il malessere dei cittadini anche e la fabbrica sembra ancora essere una fabbrica fantasma.

Nessuno ne parla e se non vi si abita accanto, non si parla neanche del suo odore, addebitandolo magari al traffico.

Albissola

Beh, quello fa sempre comodo per i sondaggi sull’inquinamento, basta non monitorare i livelli di benzene o di altri inquinanti, perché allora si dovrebbe fare affidamento a centraline, anch’esse fantasma. 

Anche questa mattina è accaduto quello che succede da troppi anni.

Un forte odore d’idrocarburi ha invaso le strade di Albissola.

Acre, irrespirabile, ti penetra in gola che ti ricorda che è ora che si faccia piena luce sulla vicenda e che, siano finalmente i Comuni a svolgere le mansioni di controllo previste dalla legge, anche su quegli assurdi Provvedimenti della Provincia che continuano a perseguire il sistema esecrabile del controllo del controllato.

I Sindaci devono tutelare la salute dei cittadini come recita il loro mandato amministrativo e se questo farà emergere delle mancanze di altri enti o di chi ha amministrato in passato, ciò non dovrà essere motivo di stallo o di insabbiamento.

 

Non si può attendere oltre, gli impianti di conglomerato bituminoso sono impianti insalubri di prima classe e la loro cancerogenicità legata agli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) sono classificati IARC , quindi pericolosi e elencati nel gruppo 2A alcuni e altri nel gruppo 2B delle emissioni cancerogene. 

Il Comune di Albisola Superiore ha il dovere di controllare o chiedere che si faccia proprio come sottoscritto dalla stessa amministrazione nella Dichiarazione ambientale 2005/2008: Relazione sullo stato dell’ambiente.

 

“ 7.1 Prospetto di sintesi delle attività di competenza comunale

Attività comunali affidate a terzi / controllo comunale

Monitoraggio dell’inquinamento atmosferico, elettromagnetico, acustico, della presenza di materiali tossico-nocivi, etc”.  

 

Nella stessa relazione si redigeva un elenco delle imprese presenti sul territorio, bitumificio compreso, e si riferivano dati, a proposito dei controlli ambientali, risalenti solo dal 2000 al 2003.

Dove sono finiti quelli successivi? A chi vengono comunicati? Se solo alla Provincia ,non è diritto di un Comune e dei suoi cittadini venirne a conoscenza? 

La ditta ha inoltre comunicato in data 17/12/2003 Ns. Prot. n. 35745, l’intenzione di avviare l’attività di recupero rifiuti costituiti da fresati (CER 170302), ai sensi dell’art. 33 del D.Lgs. 22/97 e del D.M. 5/2/1998.

A tal proposito ha inviato le analisi relative ai test di cessione effettuati dalla Servizi Industriali di Genova (Sige).

 I fresati sono, notoriamente, rifiuti pericolosi perché composti da asfalto e bitume e anche su quest’attività, è necessario un controllo.

Il silenzio preoccupa, quando si vorrebbe che gli Enti preposti si attivassero finalmente per fare il loro dovere di controllori e non permettessero che questo restasse compito dei controllati.

 Il silenzio preoccupa, quando sappiamo che nella Regione Liguria, l’Arpal, ente pubblico che per eccellenza dovrebbe salvaguardare con i suoi controlli la salute dei cittadini, è stata coinvolta in un’inchiesta per collusioni con agenzie privare di controllo e con Aziende e industrie che, tutto facevano meno che limitare le emissioni inquinanti “nei termini di legge” .

Il silenzio preoccupa, perché le fabbriche di Carpineto sembrano essere ancora fantasmi ma la loro presenza è lì sotto gli occhi di tutti.

 

          ANTONIA BRIUGLIA   15 gennaio 2011

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