La continuità nel peggioramento

La continuità nel peggioramento

Questo è decisamente lo slogan che proponiamo per la nuova amministrazione di centro destra

La continuità nel peggioramento

 Questo è decisamente lo slogan che proponiamo per la nuova amministrazione di centro destra.

In campagna elettorale abbiamo sempre sostenuto che si trattava di due facce della stessa medaglia, che votare il centro destra avrebbe significato solo cambiare qualche faccia, modificare qualche assetto ideologico principalmente di facciata,  ma nella  sostanza, procedere in continuità con tutti i percorsi intrapresi. Specie i peggiori.

I savonesi che ne avevano, e con ragione, abbastanza del PD, si sono affidati a un volto nuovo, una donna, e hanno pensato di aver esercitato un cambiamento sostanziale.

Ma è davvero così? Vediamo alcuni esempi.

Nessun dirigente è stato messo in discussione, tranne uno spostamento fra il vice segretario e il responsabile del settore bilancio. E sappiamo quanto siano nevralgici, i dirigenti dei vari settori, per indirizzare le politiche dei comuni. I politici vanno, almeno in teoria, i dirigenti restano. Pertanto una amministrazione che intenda davvero voltare pagina deve quanto meno assicurarsi che la parte operativa del Comune sia in sintonia.

Addirittura la segretaria Bacciu è stata confermata al suo posto. Senza nulla togliere alle competenze della persona, è stata assessore al sociale nel primo Berruti e molte altre cose, appare perfettamente in continuità con l’amministrazione di centro sinistra in tutto e per tutto.

Ricordiamo che in campagna elettorale era stato promesso e rivendicato ben altro.

La parte Lega, rappresentata dal vice Sindaco Arecco, e in qualche modo motore della vittoria elettorale grazie alla triste problematica dei migranti, che aveva promesso sfracelli e ruspe viene continuamente messa con la spalle al muro, di fronte al fatto compiuto. Ogni qualvolta si dà l’impressione di voler davvero attuare una minima parte di quanto promesso, di voler andare a toccare qualcuno dei punti nevralgici indispensabili per dare una svolta alla situazione, arriva lo stop, se non la retromarcia. E lo stesso vale per un’altra componente radicale, Fratelli d’Italia.

L’andazzo si è capito dal principio: la parte di derivazione diciamo “berlusconiana”, il vecchio PDL o Forza Italia o qualsivoglia, rappresentato da Toti e Scajola e regista di questa vittoria, benché assolutamente minoritario alle urne, stabilisce alcune nomine chiave, governa e indirizza la situazione  e influenza le decisioni della Sindaco. Di concerto con la vecchia controparte politica? Non è sostenibile, sicuramente, ma è legittimo sospetto.

Non una di queste decisioni che contano appare in rottura col passato. Anzi, semmai, laddove entrano in gioco grandi interessi consolidati, si nota una sterzata in peggio. Sempre con un occhio di riguardo per non mettere troppo in discussione il pregresso e non andare troppo in profondità a fare chiarezza.

Fin dall’attribuzione delle deleghe, l’impronta è stata chiara: Arecco e la Lega sono stati premiati con la carica di Vicesindaco, ma quella che appariva la più naturale conseguenza delle lotte e delle critiche passate è stata ignorata. Ossia, la delega all’ambiente e alle partecipate è stata affidata a Santi, appunto continuità di centrodestra e uomo navigato del sistema.

Per quanto riguarda la delega all’urbanistica attribuita invece ad Arecco, si ha come l’impressione che sia più costretto a subire decisioni già prese e percorsi già intrapresi, che a dare una impronta propria e bloccare tutto quello che, da opposizione, ha sempre criticato.

Ci piacerebbe moltissimo essere smentiti, e non smettiamo di sperarlo, per il bene della città, perché noi non giochiamo a tanto peggio tanto meglio, ma responsabilmente cerchiamo di dare il nostro contributo. Ci pare, nel nostro piccolo, di aver già contribuito a porre l’accento su alcune questioni vitali, e continueremo. Il futuro è tutto da scrivere, certo, ma noi parliamo per il presente e il breve pregresso e valutiamo i fatti, oggettivamente.

Oggettivamente: partiamo dal Crescent 2. Già approvata la variante, viene richiesta una consulenza legale per capire se si possa ancora tirarsi indietro. La consulenza a quanto pare ipotizza richieste danni.  Si verificherà nel merito, intanto quel che viene fuori è che, pur lasciando libertà di voto ai suoi della Lega, (ma che libertà di voto è di fronte all’ipotesi di dover risarcire il costruttore?) in sostanza il Vicesindaco si ritrova a dove avallare quanto già approvato in passato. Ha chiarito che intende ridiscutere gli oneri di urbanizzazione, perché quelli attuali, su ostello ed eliminazione di un park, appaiono più danni che altro.  Ne avrà ancora la possibilità? Vedremo.

 
Crescent 2 e passeggiata di Via Nizza

La passeggiata di via Nizza. Il criticato progetto, vincitore del concorso di idee proposto da Di Tullio nella passata amministrazione, criticatissimo anche da Arecco, a livello di sparare a zero, viene infiocchettato dal geometra Ennio Rossi, trasformato in esecutivo per le parti di competenza pubblica, per partecipare a un concorso di fondi governativi per “riqualificare le periferie degradate” (sic), un concorso, tipo, in cui chiedevano fondi anche a Napoli per Scampia. Per dire.

Il progetto viene sottoposto dalla segretaria alla Sindaco, e firmato. Quindi, avallato dalla attuale amministrazione. E ottiene i fondi. Nel contempo si dice che si concordano gli interventi con i privati. Ma dei privati, tutti possessori di beni, alcuni in opportuno degrado, sul lungomare,  si sanno solo i nomi e non le intenzioni, tranne per il progetto largamente espansivo di cui si vedono i contorni, basso d’altezza ma ampio di territorio, del Famila, che doveva già essere approvato dalla precedente amministrazione, approvazione saltata in extremis. 

E’ lecito prevedere che questo dispendio di fondi pubblici (alcuni milioni a pesante rischio spreco come quelli per la passeggiata sulla spiaggia, secondo quanto criticato anche dai cittadini)  sarà propedeutico e benedicente alla nuova sovradimensionata palazzata sul lungomare, alla nuova ondata di speculazione edilizia che si baserà su diritti ed edifici esistenti, alcuni lasciati dalla proprietà opportunamente in degrado come villa Pizzardi, per poi rivendicare il solito cemento risanatore e ampliante.

Facciamo due conti: Comune disperatamente in cerca di oneri, speculazione edilizia sempre più in crisi, non basta concentrarsi sulle uniche aree attualmente appetibili, quelle fronte mare,  occorrerà concedere il massimo. Una situazione disastrosa per i cittadini, per il tessuto urbano, per qualsiasi speranza di pianificazione ragionata.

Il vicesindaco Arecco promuove volonteroso incontri con i cittadini, afferma che il progetto sia ancora modificabile. Ma si può modificare un progetto che ha ottenuto fondi governativi, almeno per quelle parti esecutive e cantierabili? Oppure stiamo continuando nella moda tanto cara alla “partecipazione” della vecchia Giunta: promuovere incontri coi cittadini a cose fatte per far digerire la pratica e presupporre contentini? E altra domanda che un tempo molti si facevano: se il progetto vincitore del precedente concorso di idee era così criticato e criticabile, se modifiche, non per ovvi aggiustamenti in fase esecutiva, ma proprio sostanziali,  sono state proposte in varie fasi e ammesse dagli stessi progettisti, perché ha vinto il concorso e incassato il premio proposto? Non sarebbero stati, a quel punto, leciti dei ricorsi da parte dei classificati non vincitori? Perché ha potuto passare in prima istanza la passeggiata in legno sulla spiaggia, ora modificata con sostegni metallici e leggera sopraelevazione, nonostante i tristi pregressi, fra mareggiate e passeggiata di Gervasio ormai demolita? Possibile che nessuno in commissione giudicante si sia accorto di ciò che un fornacino qualsiasi avrebbe potuto dirgli?

Esponenti della passata amministrazione, come l’ex Vicesindaco Di Tullio, continuano a difendere il progetto, e questo si può capire, ma tacciono sul contorno edilizio, rimanendo vaghi anche su quello che comunque è già definito, come il Famila, e appoggiano caldamente l’attuale amministrazione nel proseguire con questo pasticcio. Giudizio mio personale, ma forse condiviso anche da altri, che si tratti di un pasticcio. Non sono forse anche queste chiare indicazioni di continuità?

Mentre dal canto suo l’attuale opposizione PD in Consiglio, non potendo attaccare le scelte della attuale amministrazione che sono quelle della precedente (anzi litigando su di chi siano i meriti!), si attacca a singoli punti, tipo il pretesto villa Zanelli pubblica o privata, dimenticando che la passata amministrazione a suo tempo sponsorizzava un progetto privato che l’avrebbe scempiata di nuove costruzioni e box.

  
Redering del progetto di via Saredo depositato in Comune

Anche la triste vicenda del piano casa Saredo non può certo dirsi conclusa: dal parroco si passa  a una misteriosa immobiliare piemontese. I proponenti tornano alla carica con l’orribile palazzone, e da parte dell’amministrazione, invece di ribadire subito il niet basato su nessuna utilità pubblica e vincolo di inedificabilità,  sbarrando finalmente e definitivamente la porta,  si continua a parlare di modifiche, di confronto coi cittadini, del quale peraltro non ci sarebbe bisogno visto che si erano espressi già in negativo in tutti i modi possibili e immaginabili, compresa la raccolta firme e la minaccia di ricorsi, e l’aver scovato quel vincolo del 1957 del quale, oh caso, tutti si erano scordati.  Non solo: come per la precedente amministrazione, si continua a dire che non c’è ancora un progetto, forse appigliandosi a qualche documento mancante o qualche variante proposta. In realtà  il progetto di partenza, targato Armellino e Poggio, con rendering, è stato depositato in Comune con timbro del 17 novembre 2015.  Perché negarne la consultazione ai cittadini, allora? Perché non renderlo pubblico? Forse perché basterebbe la sua incomparabile bruttezza, l’altezza spropositata, l’incongruenza, a rinfocolare le polemiche e mettere in allarme tutti?

Bitume: la nostra mozione che impegnava a prendere una posizione per sollecitare la Regione a esprimere quel parere negativo non dirimente ma comunque atteso, è stata respinta. Tattica attendista di pura opportunità. Si nota forse un cambiamento rispetto al passato? Al massimo lievemente in peggio.

Così come l’assurdo respingimento della nostra mozione per chiedere al Comune di attivarsi con la ASL per istituire un registro tumori.  Veramente un no senza senso.

 
Deposito di Bitume e Museo archeologico

Museo archeologico:  forse si ricordano le vicissitudini passate, la brutta figura rimediata dalla passata amministrazione col ricorso vinto dagli attuali gestori. Ebbene, è di queste ore la notizia che la nuova amministrazione nell’ambito della riduzione costi chiesta a bilancio, penalizza il museo, e annullando il bando  risbatte fuori i ricorrenti proponendo la chiusura, certo compatibilissima  e in linea con le aspirazioni turistiche e il rilancio di Savona. Poco importa che la decisione non sia condivisa da tutti in Giunta e dintorni, la Sindaco decide, su proposta della dirigente. E se si fa notare che sembra proprio un dispetto,  che oltretutto espone il Comune ad altri ricorsi ben più onerosi del mantenimento del prestigioso Museo, magari si inalbera pure.

Bilancio: che fosse messo male non è certo una sorpresa. Al momento si continua a tagliare e tartassare, seguendo alla lettera le indicazioni fredde e ragionieristiche della Corte dei Conti. Tagli lineari in tutti i settori, aumento delle tasse, a volte pretesto per colpire.

Senza alcun riguardo per il sociale che, almeno a modo suo e in mezzo a tante scelte discutibili, la vecchia amministrazione cercava di tutelare. E senza andare veramente a fondo nelle passate responsabilità.

Le partecipate. Sinora scelte di rottura non se ne sono viste, per esempio in Opere Sociali, ma solo conferme di quanto già avviato.

Capolavoro della Sindaco, ma ancor più della sua comunicazione: aver aderito al progetto Saichivoti che proponeva tutto un codice per la trasparenza delle nomine. Aver ottenuto che circolasse in tutta Italia un articolo dove si incensano Savona e Novara come unici adempienti, dando addosso in contemporanea ai cattivi, grillini compresi.

Peccato che a Savona la delibera per stabilire i criteri sia ancora in alto mare. Ma tanto basta l’annuncio, no? Basta l’idea.  Nel frattempo, vedremo come si procederà per Ata.

Caso a parte, caso emblematico, dove a lungo l’ala “moderata” dell’amministrazione ha tentato di gettare acqua sul fuoco, nonostante sia le magagne di inefficienza, sia lo sproposito dei debiti fossero sempre più eclatanti e penalizzassero il Comune stesso, già in difficoltà.


Battaglia e Arecco a colloquio al bar Betty

Le nostre mozioni in proposito sempre respinte.  Sembrava l’avesse vinta l’ala più “dura”,  specie dopo le voci su Fortini in arrivo che avevano indispettito l’esecutivo comunale, e dopo una Commissione seconda in cui finalmente si sono potute porre domande chiare ai vertici, che per tutta la scorsa legislatura le avevano sempre glissate, dopo una dura requisitoria del Vicesindaco che sembrava preludere a decisioni finalmente drastiche, dopo l’avvio di un processo di condivisione di decisioni, attraverso una Capigruppo e un Consiglio dedicato, per esprimere finalmente una posizione del Comune su mandato del Consiglio nella prossima dirimente assemblea del 4 novembre,  dopo che, insomma, per una volta si tentava di procedere nel modo più corretto e deciso, no, tutto stoppato: niente Consiglio, niente presa di posizione ufficiale dell’assemblea consiliare, niente di niente. Pare brutto, pericoloso precedente di accordo trasparente fra più parti politiche in nome dell’efficienza comunale e del buon senso. 

Si torna ai metodi soft. E siccome aspettare il 4 e lasciare andare gli eventi pareva altrettanto brutto, ecco che Tassinari, in quota PD voluto da Berruti, si dimette alla fin fine, facendo decadere il cda.

Casualmente, la delibera sulle nomine trasparenti non c’è ancora.  Quasi tutti i nomi che circolano per rimpiazzare la vecchia dirigenza appaiono perfetti esempi di gradimento bipartisan e non certo di rottura e discontinuità.

Certo è che per ora la maggioranza, al suo interno, qualche problema ce l’ha, come si è visto anche alla Commissione seconda dove si discuteva di piattaforma Maersk, sulla quale si andava dall’adesione entusiasta di Bussalai, alla criticità totale di Bertolazzi, attaccato anche dai suoi, passando per le cautele di chi si trincerava dietro la richiesta di parlare solo di erosione spiagge, lasciando perdere qualsiasi altro commento sulla effettiva utilità economica  e vantaggi pubblici della piattaforma, e le rassicurazioni a Miazza dell’assessore Santi. Dove le convergenze profonde, quando si va al sodo dell’opera, fra centro destra e PD si vedevano eccome, in tanto comune annuire.

Vedremo, naturalmente, e ancora speriamo.  Non si può certo fare il processo alle intenzioni. Solo pensare  male, alla Andreotti, essendo felicissimi, lo ripeto, se per una volta si venisse smentiti, e cercando di agire in tal senso in tutti i modi propositivi possibili.

Ma per ora, questo è quanto.

    Milena Debenedetti  Consigliera del Movimento 5 stelle

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