La carenza idrica estiva

IL VOLTO DELLA MEMORIA
 (Centocinquesima parte)
LA CARENZA IDRICA ESTIVA NELLA NOSTRA PROVINCIA 

IL VOLTO DELLA MEMORIA
(Centocinquesima parte)

 Maurizio Tropeano, in un suo puntuale e preciso servizio giornalistico (vedi La Stampa del 19 marzo 2017) ha correttamente evidenziato quanto segue:

“DAL PIEMONTE AL VENETO È ALLARME PER LA CRISI IDRICA”

Riportiamo integralmente la protezione del suo articolo:

“Nei giorni scorsi l’Arpa Piemonte aveva lanciato l’allarme siccità: nelle dighe sono immagazzinati 138 milioni di metri cubi d’acqua, -17% rispetto ai valori storici. Il Po «ha registrato una portata media pari a 50 metri cubi al secondo, inferiore al valore storico di circa il 55%». Un allarme condiviso anche dall’associazione nazionale bonifiche. Secondo l’Anbi, infatti, al Nord, i grandi laghi, ad eccezione del Garda, sono sotto le medie stagionali così come i bacini artificiali ed i principali, fiumi. In Emilia Romagna e Piemonte il volume complessivo delle risorse idriche disponibili è ai livelli minimi dal 2010.”


Di fronte a queste notizie e a questi dati percentuali, alcuni nostri amici lettori, memori del fatto che Aldo  Pastore, per ben due volte (ed, esattamente, nel contesto della 64° e della 100° parte  dalla pubblicazione  “IL VOLTO DELLA MEMORIA”) si era interessato della POLITICA IDRICA DEL FUTURO,  hanno chiesto ad Aldo di esprimere la sua opinione sul drammatico tema della crisi idrica estiva nel Nord dell’Italia (ed, in particolare, nella provincia di Savona), tenendo conto che nell’articolo di Maurizio Propeano (pur pregevole nel suo complesso) non è stato fatto un cenno alla situazione ligure e, di conseguenza, sulla futuribile condizione della nostra Provincia. Rispondendo a questa legittima richiesta, Aldo già fatto pervenire questo suo scritto (datato 3 settembre 2006) così intitolato:

LA CARENZA IDRICA ESTIVA NELLA NOSTRA PROVINCIA 

I quotidiani locali hanno riproposto, ancora una volta, all’ attenzione di tutti noi, in questa nostra meravigliosa ma contraddittoria regione, il dramma della carenza d’ acqua, durante la stagione estiva. 
Così, abbiamo appreso che già dal mese di giugno alcune località della nostra Riviera si sono trovate in una condizione di grave crisi per quanto concerne l’approvvigionamento idrico; cito, ad esempio, alcuni tratti dell’Albenganese (Vadino, Leca, Villanova in particolare), Arnasco, Borghetto Santo Spirito, Giustenice, Tovo San Giacomo, Loano, Varigotti, Vezzi Portio. 

Occorre, allora, fare alcune riflessioni sulle CAUSE di questo fenomeno, che ci deve seriamente preoccupare, per la semplice ragione che l’acqua è fattore fondamentale e decisivo non soltanto per la vita ed il benessere fisico di ogni individuo, ma è, anche, elemento determinante per la creazione di un sistema turistico razionale e conforme alle leggi della natura.


Cerco, dunque, di analizzare, in estrema sintesi, queste cause: 

1) Non vi è dubbio che, in questo ultimo anno, facendo riferimento ai dati di fine maggio, vi è stato un calo nelle precipitazioni atmosferiche.
Cito, in proposito, le dichiarazioni di Achille Pennellatore, responsabile del Servizio Metereologico di Porto Sole Sanremo:

“Nella zona di Sanremo, l’indice di piovosità è stato pari a 99,4 millilitri, quando quello ordinario dovrebbe essere intorno ai 320 mm. Le piogge si sono ridotte, insomma, di due terzi.
Lo stesso, stando alle statistiche, è avvenuto nelle province di Genova e di La Spezia.
Un problema, peraltro, non nuovo; infatti, l’ultima annata piovosa, nella nostra regione, è stata quella del 2002.”

Di notevole interesse mi sono apparse, inoltre, le considerazioni di questo esperto sulle origini di questa anomalia: 

“Si è chiusa la cosiddetta Porta dell’Atlantico. 
Dal Golfo di Biscaglia non sono più arrivate le correnti che portavano pioggia in Liguria.
A sua volta, questo fenomeno è dovuto all’ alto tasso di inquinamento dell’atmosfera, sempre più intrisa dei gas, prodotti dall’ uomo.
Queste sostanze modificano il posizionamento dell’alta e della bassa pressione, provocando, così, squilibri naturali. Nelle zone di bassa pressione, come alcune parti degli Stati Uniti o Cuba, agevolano la formazione di cicloni e di altre calamità.
In Liguria, invece, fanno mancare le piogge.”

2) Ma, al di là di questa fondamentale causa di origine globale, esistono CAUSE LOCALI di rilevante interesse, che meritano di essere segnalate, al fine di addivenire a SOLUZIONI RAZIONALI anche nel contesto del nostro territorio.
Cause e relative soluzioni possono così essere descritte:

  • INCURIA DELLA VEGETAZIONE E DEI BACINI MONTANI

Nell’ attuale sistema di dissesto idro-geologico, l’acqua piovana dei nostri Appenini si trasferisce, in pochissimi giorni, ai ruscelli, ai torrenti e, quindi, al mare, impedendo, di fatto, l’alimentazione delle sorgenti e delle falde acquifere sotterranee.
E’ necessario, dunque, realizzare una razionale politica del suolo e del verde, rivolta ad ottenere una continua ed efficace regimazione dei bacini montani, una cura assidua della vegetazione ed una salvaguardia attiva dei versanti collinari da alluvioni e smottamenti.
 

  • INCURIA DELLE SORGENTI E DELLE FALDE ACQUIFERE ( SUPERFICIALI E PROFONDE) ESISTENTI NEL NOSTRO TERRITORIO 

Questo argomento, largamente sottovalutato, riveste, al contrario, una straordinaria importanza, perchè le risorse idriche locali possono essere sufficienti al nostro fabbisogno, se opportunamente individuate e valorizzate.
In proposito, va definitivamente abbandonata l’ipotesi (oggi, ritornata nuovamente di grande attualità) di sfruttare i corsi d’ acqua situati al di là del crinale appenninico (nelle regioni Piemonte, Lombardia ed Emilia) per i nostri fabbisogni; si tratta di una strategia errata sul piano economico (perchè eccessivamente costosa), ma, soprattutto, sbagliata sul piano ecologico, perché destinata a sovvertire l’intero sistema idro-geologico di quelle regioni. 

  • ERRATA POLITICA DI RICERCA E CAPTAZIONE DELLE ACQUE 

 

 


E’ necessario creare I PIANI DI BACINO, rovesciando le attuali logiche di intervento; in altri termini, invece di partire dal comprensorio di utenza e cercare l’acqua nelle quantità ipotizzate a tavolino (creando, pertanto, interferenze negative tra  bacini diversi e tra operatori diversi) è più logico e produttivo definire un significativo bacino idro-geologico, studiare, al suo interno, gli interventi necessari per tutelare e potenziare la risorsa-acqua ed, infine, programmare, sulla base di un corretto bilancio idrologico del bacino stesso, il corrispondente ammissibile comprensorio di utenza. 
 

  • DISORDINATO E DISPENDIOSO UTILIZZO PERIFERICO DELL’ ACQUA

Occorre una costante revisione (e, se necessario, ricostruzione) delle reti idriche, onde consentire l’eliminazione del fenomeno della dispersione e dello sperpero dell’ acqua e, parallelamente, impedire le infiltrazioni, in esse, di cariche batteriche e virali o di sostanze chimiche altamente pericolose per la salute dell’ uomo, presenti nel territorio. 


  

  • INCOERENTE ED IRRAZIONALE UTILIZZO DELLE RISORSE IDRICHE

Già, in data 29 gennaio 1996, mi permettevo di scrivere: 

“Dobbiamo pensare che, attualmente, in Italia, su circa 7.000 miliardi di litri di acqua erogati, ogni anno, dagli acquedotti, soltanto una modesta quantità è consumata dagli utenti per usi alimentari, mentre il rimanente è destinato agli usi civili, industriali ed agricoli, che non richiedono affatto acqua potabile o potabilizzata, ma acqua rispondente ad alcuni precisi requisiti fisico-chimici o sanitari.
E’ necessario, dunque, progettare e creare, anche nel nostro Comprensorio, una seconda rete idrica, destinata esclusivamente agli usi civili ed industriali e, comunque, non alimentari.”

  • CARENZA O INADEGUATEZZA DEGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE E MANCATO UTILIZZO DELLE ACQUE IN AGRICOLTURA

Infatti, la Riviera di Ponente è spaventosamente povera di impianti di questo tipo e, su questo argomento e sulle relative conseguenze sanitarie e socio-economiche, mi riservo di ritornare prossimamente.
Oggi, mi limito a sottolineare che il riutilizzo delle acque reflue, derivate dagli impianti di depurazione, è di fondamentale importanza per il nostro avvenire; infatti, sul piano quantitativo, attraverso il riutilizzo delle acque depurate, è possibile ridurre al 20% del valore attuale la richiesta di acqua potabile. 
Ma, il riciclaggio di queste acque è fondamentale per gli usi agricoli, anche per un altro motivo; infatti, il loro utilizzo può ridurre i trattamenti terziari in agricoltura perché le acque reflue possono contenere concentrazioni elevate di nutrienti, che rendono evitabile il ricorso a fertilizzanti di sintesi; quindi, attraverso il loro impiego, è possibile offrire un notevole contributo al riequilibrio dei cicli idrogeochimici ed è possibile, altresì, pervenire a significativi risparmi energetici ed economici. 

  • ARRETRATI METODI DI COLTIVAZIONE AGRICOLA
Maurizio Tropeano, in un suo pregevole servizio giornalistico comparso sul quotidiano ” La Stampa”  in data 30-07-2006, faceva notare che: 
“La siccità distrugge, ma i danni sono anche più sensibili, perchè ormai si punta su colture e allevamenti che richiedono grandi quantità di acqua. Lo impone la ricerca del profitto.”
Occorre, a mio modo di vedere, voltare pagina anche in questo settore; gli esempi innovativi esistenti nella nostra Regione continuano, tuttavia ad essere assai scarsi. Fanno eccezione, in senso positivo, le sperimentazioni effettuate dalla Confederazione Agricoltori di Albenga, attraverso l’utilizzo dei cosiddetti ” tappeti assorbenti”, che hanno visto aumentare la potenzialità di intervento, soprattutto per quanta riguarda  la coltivazione delle piante aromatiche e, parallelamente, hanno consentito di pervenire al dimezzamento dei consumi d’acqua nei campi.
Termino a questo punto il mio ragionamento, attraverso la citazione di una lapidaria frase del grande scienziato e filosofo del 1200 Ruggero Bacone, augurando a tutti che il suo interiore pensiero possa diventare concreta realtà: “ALLA NATURA SI COMANDA, SE LE SI UBBIDISCE.”

     Aldo Pastore                                         18 agosto 2006

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