Kirche am Steinhof (chiesa di S. Leopoldo a Vienna)

KIRCHE AM STEINHOF

(CHIESA DI S. LEOPOLDO A VIENNA

KIRCHE AM STEINHOF
(CHIESA DI S. LEOPOLDO A VIENNA

 La chiesa, dedicata a San Leopoldo, fu progettata nel 1903 e costruita tra il 1904 e il 1907 dal grande architetto e urbanista viennese Otto Wagner  all’interno del complesso ospedaliero psichiatrico da lui stesso ideato e realizzato, nel sobborgo Steinhof, su una collinetta appena fuori Vienna. La chiesa, circondata da un parco, è a pianta centrale cruciforme.


 
 L’esterno spicca per la sua abbagliante chiarezza, è in marmo bianco di Carrara, con borchie d’alluminio e ghirlande in bassorilievo sotto il cornicione. La facciata presenta quattro colonne, su ciascuna delle quali sta un angelo policromo in perfetto stile Secessione viennese, opera dello scultore di origine ungherese ma di nazionalità austriaca Othmar Schimkowitz. Ai due angoli della facciata, in alto, si stagliano le due torri campanarie, sulle quali sono collocate le statue di San Leopoldo e di San Severino (patroni della Bassa Austria), realizzate in bronzo dallo scultore Richard Luksch, entrambi seduti (le sedie sono dell’architetto allievo di Wagner Josef Hoffmann).
La chiesa è coronata da una cupola emisferica rivestita da lamine di rame.


L’interno, a navata unica, è caratterizzato dalla funzionalità e dalla semplicità; l’architetto pone molta attenzione agli arredi, alla visibilità dell’altare, all’acustica, all’illuminazione. Le superfici laterali sono chiare e disadorne, le grandi vetrate, opera del pittore Koloman Moser, diffondono una luce uniforme nello spazio interno. Di Moser è anche il grande mosaico sulla parete di fondo del presbiterio al centro del quale troneggia il baldacchino dorato di Remigius Geyling, anch’esso in stile Secessione viennese.

 
 
Il vano della cupola è nascosto da una calotta ribassata percorsa da un reticolo metallico che allude al firmamento. Otto Wagner ha progettato questa chiesa come un tempio laico e, in particolare, come un ambiente adatto ad accogliere i pazienti psichiatrici dello Steinhof che intendessero raccogliersi in preghiera e assistere a una celebrazione sacra. L’interno può contenere ottocento persone; il pavimento è in leggera pendenza verso l’altare in modo tale che gli sguardi dei pazienti convergano verso l’officiante.
 

 
 La disposizione dei banchi, divisi in due settori, uno maschile e uno femminile, agevola i movimenti dei malati e il loro spostamento in caso di necessità. Dietro l’altare non c’è nessuna vetrata, onde evitare che la luce diretta possa ferire gli occhi degli ammalati. Le pareti bianche suggeriscono un’idea di igiene e di pulizia così come l’assenza di angoli difficili da pulire e di spigoli acuti e pericolosi per quel tipo di malati, anche l’assenza della pila con il bacile dell’acqua benedetta va intesa come una precauzione igienica. Non tutti i contemporanei, però, apprezzarono quel monumento d’arte sacra troppo paganeggiante. Per lo storico e critico d’arte Hans Tietze, la chiesa St. Leopold “era un edificio che adempie perfettamente a tutti i requisiti negativi: è igienico e chiaramente organizzato, pratico e festoso, ma gli manca l’atmosfera della devozione religiosa.

 
E’ una hall festiva per una funzione liturgica, uno spazio cerimoniale per una religione razionalista, una specie di chiesa per non ecclesiastici, caratterizzata dal pensiero del tempo della sua creazione, come maschera di un essere intatto, come opera pomposa di decorazione con la pretesa di provare la vittoria della necessità artistica sul suo simulacro…”. Infatti, come lo stesso Wagner pensava, la chiesa di St. Leopold non è soltanto un’opera d’arte: è anche un monumento con funzioni terapeutiche, dal momento che è parte integrante e culminante del complesso ospedaliero dello Steinhof “che segnò effettivamente una pietra miliare della storia della psichiatria moderna, tanto da divenire meta di viaggi di formazione per specialisti di vari paesi, interessati a conoscere dal vivo e scambiare opinioni con i colleghi di quello che effettivamente restò per lungo tempo la più grande e moderna struttura ospedaliera psichiatrica moderna” (Paolo Iazzetta e Claudia Lamberti, Psichiatria, architettura e sacro nella Vienna d’inizio secolo, 2008, pdf). A dimostrazione che l’architettura, per quanto stilisticamente ardita possa essere, non potrà mai venir meno alla sua funzione di opera aperta alle esigenze sociali, dalle più elementari alle più elevate.

FULVIO SGUERSO 

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